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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2014 alle ore 20:01.

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Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi (Sintesi Visiva)Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi (Sintesi Visiva)

«Paragono il governo Renzi a una Ferrari, ha una gran potenza nel motore ma ora deve dimostrarlo mettendo questa potenza su strada». A dirlo è il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi parlando all'assemblea degli imprenditori in corso questo pomeriggio a Vicenza e Verona. «Perché l'Italia riparta - ha detto Squinzi alla platea di 3mila imprenditori - c'è bisogno del contributo di tutti perché non è facile recuperare un ritardo accumulato in anni».

Squinzi: Agire su riforma istituzioni, Ue e industria
Secondo Squinzi, per rilanciare il Paese occorre agire principalmente su quattro linee: la riforma delle istituzioni, l'integrazione europea, la politica industriale e le relazioni industriali. «Confindustria - ha proseguito il leader degli industriali - continuerà a incalzare il governo con proposte come ha fatto in queste settimane perché i tempi siano i più rapidi possibili». «La cosa importante - ha concluso Squinzi - è che bisogna agire, lo stesso premier ha annunciato che da qui a fine luglio un pacchetto di riforme importanti. Dateci un paese normale». In particolare sulla riforma del lavoro Squinzi ha detto che il decreto lavoro del ministro Poletti va nella «direzione giusta, ma continuo a pensare che questo sia solo l'aperitivo di una vera riforma del lavoro nel nostro Paese».

Sulla corruzione «no a scorciatoie».
«Prendere scorciatoie non porta mai a nulla, la corruzione non è ammissibile in nessuna maniera. Gli imprenditori devono essere liberi di testa, di cuore e di portafoglio». Lo ha ribadito il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi rispondendo all'assemblea generale a una domanda sulla corruzione e se sia vero che le aziende pagano tangenti per sopravvivere. «Io penso che tutti gli imprenditori italiani o comunque la maggioranza di questi non pensino che chi non paga le tangenti fallisce». «I veri fattori che fanno fallire le aziende - ha spiegato Squinzi - sono la complicazione del paese, il costo del lavoro, dell'energia e la mancanza di credito». «Credo – insiste Squinzi - che qui noi abbiamo un dovere, costruire l'Italia di domani e per fare questo bisogna utilizzare le energie di tutti, politica ed imprenditoria. Senza di noi e senza la ripartenza delle imprese sarà difficile far ripartire il Paese e mai più che ora abbiamo bisogno di formare la classe dirigente italiana».

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