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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 07:48.

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FRANCOFORTE - La recessione nell'Eurozona non è finita, si sta semplicemente prendendo una pausa. Se la Banca centrale europea è convinta che sia in corso una ripresa, seppure graduale e fragile, un gruppo di economisti europei, riunito dal Centre for Economic Policy Research, con il compito di fissare le date di inizio e fine del ciclo economico, ritiene che invece siamo ancora in recessione.

Non come viene abitualmente definita, cioè due trimestri consecutivi di contrazione del prodotto interno lordo, perché in effetti l'economia dell'area euro viene da alcuni semestri di crescita, seppure debole. Ma sulla base del fatto che, dal terzo timestre del 2011, quando l'attuale fase del ciclo è cominciata, l'economia dell'area dell'euro è cresciuta di meno dell'1% e non ci sono stati miglioramente apprezzabili nel mercato del lavoro. La disoccupazione dell'eurozona resta appena al di sotto del massimo storico.

È possibile, sostengono gli economisti, che la fase più bassa del ciclo sia arrivata all'inizio del 2013. Da allora, però invece di riprendersi, l'economia sta semplicemente attraversando una pausa nella recessione, dalla quale non si può dire che sia ancora uscita e nella quale resta "impantanata".

Il comitato, che è formato da otto economisti, di cui tre italiani (Lucrezia Reichlin, della London Business School, Barbara Rossi, dell'università Pompeu Fabra, di Barcellona, e Domenico Giannone, della Université Libre di Bruxelles), sostiene che è sbagliato seguire meccanicamente la regola dei due trimestri negativi. Ma precisa anche che non è suo compito formulare previsione e che quindi la decisione di dichiarare la recessione ancora in corso non riflette una previsione negativa sul futuro della crescita nell'eurozona.
Un lavoro simile, di datare l'inizio e la fine delle diverse fasi del ciclo, è svolto negli Stati Uniti, da un gruppo di economisti riuniti dal National Bureau of Economic Research.

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