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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2014 alle ore 06:37.

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ROMA
Un piano di rientro da 440 milioni in tre anni. In sintesi i tagli alla spesa corrente che il Campidoglio mira a realizzare per riportare in ordine i conti di Roma Capitale passando da una spesa di circa 4,2 miliardi a una di 3,8. In arrivo liquidazioni e fusioni della Holding Campidoglio (una galassia di oltre 80 partecipate e controllate), tagli ai contratti di servizio, centrale unica di acquisto per beni e servizi, rinegoziazione dei contratti delle utenze (energia, illuminazione, riscaldamento, acqua, sistemi di software) con l'applicazione dei costi standard. Valorizzazione e alienazione di parte del patrimonio immobiliare e riorganizzazione del sistema delle entrate.
Una ripartenza importante, spiega il sindaco Ignazio Marino anticipando al Sole 24 Ore le linee guida del piano «per cambiare finalmente questa città, farla camminare su gambe solide, in modo che guardi al domani con un sorriso». Obiettivo difficile e ambizioso, che passa attraverso una cura dimagrante «del sistema Campidoglio». Il piano a cui ha lavorato il neo assessore al Bilancio, Silvia Scozzese, sarà presentato a sindacati, imprese e opposizione in questa settimana ed è la mossa necessaria per far uscire la capitale dall'emergenza. Come chiesto a Marino dal Governo nel Dl enti locali (il cosiddetto Salva Roma), che entro il 4 luglio dovrà avere il via libera dell'esecutivo. Il passaggio è delicato perché, se convincente, servirà a garantire a Roma il riconoscimento degli extra costi sostenuti proprio per lo svolgimento delle sue funzioni di Capitale: una cifra che oscillerebbe sui 150 milioni di euro l'anno (a Parigi vanno 800 milioni l'anno).
«In tre anni vogliamo cambiare davvero questa città – puntualizza Marino – consapevoli di una gestione che sconta inefficienze da oltre 50 anni. Abbiamo avviato con il Governo un percorso di risanamento impegnativo e ce la faremo» spiega il sindaco-chirurgo, eletto un anno fa. Un anno difficile, pieno di contestazioni, passi falsi, con voci di rimpasto in Giunta e sottoposto al fuoco amico del Pd. Ma Marino non molla. Anzi. Con questo piano per la riduzione strutturale del disavanzo il sindaco di Roma rilancia l'azione di governo di una città in sofferenza. «Con la centrale unica degli acquisti - spiega Marino - risparmieremo nel triennio oltre 200 milioni». Tante le follie trovate: «Si pensi che sul software abbiamo visto spese del 589% superiori ai costi di riferimento nazionali». Sul patrimonio immobiliare «abbiamo già censito l'80% degli immobili, una parte dei quali saranno messi sul mercato» promette Marino che annuncia anche una riorganizzazione del sistema della riscossione. Ad Aequa Roma infatti sarà affidata la gestione unitaria di riscossione e accertamento.
Tassello fondamentale del piano, come chiesto dal Mef, il riordino delle società partecipate che tra riduzioni di sedi, tagli nei costi delle utenze, degli organi amministrativi, collegi sindacali e delle consulenze garantirebbe tra i 30 e i 40 milioni di risparmi nei tre anni. Grazie a liquidazioni, cessione di quote, fusioni. Un dossier caldo che riguarderà soprattutto le società di secondo livello del Gruppo Atac (la municipalizzata che si occupa di trasporti) e Ama (rifiuti). Saranno fuse in Atac le officine Ogr e Atac Patrimonio (gli immobili). Verso la cessione Bravobus e Trambus Open Spa. Per ora sarà mantenuta la partecipazione(13,50%) in Assicurazioni di Roma, la società che si occupa di assicurare il parco mezzi che fa capo al Campidoglio (dall'Atac a Cotral, ai veicoli del Comune al parco mezzi dell'Ama un costo complessivo da circa 28 milioni l'anno).
Sul fronte Ama, sarà messa sul mercato Roma Multiservizi (controllata dal Comune al 51% con 3.800 dipendenti). Tra le società che finiranno in liquidazione anche Ama soluzioni integrate ed Ecomed. Salva Zetema, sarà mantenuta la partecipazione in Adr (1,3%) e quella in Eur spa (10%), verso la fusione invece tra Investimenti spa e Fiera di Roma. Il Centro agrolimentare romano sarà fuso con la controllata Cargest. Risorse per Roma (società di urbanistica del Comune) assorbirà Roma metropolitane (stazione appaltante). «Applicheremo una spending review sugli affitti passivi: valgono 122 milioni l'anno e pensiamo a tagli della spesa del 20% nel triennio». Risorse liberate che «significheranno servizi migliori e investimenti» assicura Marino. Ma questo è un passo successivo.
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I NUMERI
4,2 miliardi
La spesa strutturale storica del Comune
È il valore complessivo della spesa strutturale storica di Roma Capitale considerata per anni incomprimibile
3,8 miliardi
Obiettivo di spesa
La cifra comprende tagli alle voci società e enti partecipati e all'acquisto di beni e servizi, ai costi di Ama
303 milioni
Risparmi da acquisto beni
L'acquisto di beni e servizi calerà da 1.608 mln a 1.304 mln. Una voce che comprende anche la revisione dei contratti di acquisto delle utenze energia, acqua, telefonia, software
150 milioni
Extra costi annui
La cifra che il Governo dovrebbe riconoscere a Roma per le funzioni di Capitale

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