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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 21:40.

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La strage di Motta Visconti ha lasciato tutti sgomenti, e non solo per l'efferatezza del gesto compiuto, l'uccisione della moglie e dei due bambini piccoli. A sferrare le coltellate non è stato il mostro, il barbablu avvezzo a violenze contro le donne, bensì un giovane uomo apparentemente equilibrato, impiegato irreprensibile (assunto con contratto a tempo indeterminato), sposato e padre di due bambini piccoli e proprietario di una bella casa, in un paese tranquillo... Qualcuno tra i suoi compaesani dice di avere visto Carlo Lissi e sua moglie una decina di giorni fa, come una coppia felice... E dunque come è possibile che una sera, all'improvviso, quest'uomo "della porta accanto" possa trasformarsi in un feroce killer? Inoltre: è plausibile pensare che nessun segnale del suo squilibrio mentale sia trapelato prima del delitto?

Secondo lo psichiatra e psicoterapeuta Paolo Abbate, che per il Tribunale di Milano effettua perizie su autori di reati, ciò che più ha colpito l'opinione pubblica è il fatto che questo delitto è «difficilmente riconducibile a casi precedenti». «Siamo abituati a pensare all'assassino come al "mostro", oppure all'omicida che agisce per vendetta o in presa a un raptus... siamo abituati a incasellare questi eventi di cronaca in base a categorie precise, mentre questo caso non si inquadra invece in nessuna "casella" prestabilita... Ed è proprio il fatto che sia così diverso da delitti precedenti, a scatenare angoscia nell'opinione pubblica.

Egoismo senza limiti e narcismo alla base della psicopatia
Quale «chiave di lettura», dunque, per questo caso? Secondo lo psichiatra, alla base c'è l'egoismo dell'uomo e il suo narcisimo imperante. «Se la luce è solo su di sé, non si riesce ad accettare nessun «no», nessun limite alle proprie esigenze primarie. In questa condizione di esasperato egoismo, una qualsiasi frustrazione è vissuta come una pesante limitazione del proprio narcisismo abituato a soddisfare - innanzitutto - i propri bisogni. Questo tipo di atteggiamento egoistico può essere sia maschile, che femminile.

Si tratta inoltre di una psicopatia che non esordisce improvvisamente, da un momento all'altro, ma che si sviluppa e cresce nel corso dei mesi, o forse degli anni. «Questa psicopatia, che possiamo anche definire come un incredibile egoismo, conduce una persona a non essere più in grado di provare empatia: sfocia dunque in una totale incapacità di "sentire" gli altri, è qualcosa che si arma giorno dopo giorno».

Carlo Lissi, il pluriomicida di 31 anni, ha detto agli inquirenti di aver ucciso perché si sentiva come chiuso una gabbia.

«Per tutti può essere difficile vivere una situazione famigliare che impone ritmi più stressanti, quando bisogna conciliare le esigenze del lavoro con quelle della famiglia, ma è solo quando diventa «impossibile accettare questi limiti, che subentra un atteggiamento patologicamente egoistico»

Ci sono stati dei segnali sottovalutati?

«Questi individui non sono in grado di accettare l'empatia, e in questa condizione si perde anche il desiderio, la capacità, di capire gli altri... Si arriva a concentrasi solo su se stessi. Credo che qust'uomo sia stato abituato - per anni - a soddisfare solo se stesso. Si tratta, a mio parere, di un atteggiamento che non è maturato nel corso dei mesi, bensì nel corso degli anni».

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