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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 20:38.
Serrare le fila senza distrarsi su altri temi perché l'accordo sulle riforme è vicinissimo. Il premier Matteo Renzi rassicura sull'esito del confronto e replica a Silvio Berlusconi che aveva chiesto di riportare il tema dell'elezione diretta del Capo dello Stato al centro del'agenda. «Ora bisogna completare il percorso su cui c'è l'accordo. Per cui aprire la questione del presidenzialismo è inopportuno e intempestivo. Siamo a un passo dalla chiusura, è inutile infilarci su un dibattito sul presidenzialismo» ha detto Renzi parlando ai suoi delle riforme.
E oggi il premier incassa dal presidente del Consiglio Ue il via libera al documento sui criteri per le nomune Ue su cui stanno lavorando a Bruxelles e nelle cancellerie sul futuro dell'Europa. «Nessun via libera né diktat su questo o quel nome ma l'importanza di una soluzione complessiva che valorizzi, questo sì, la rappresentanza di genere» ha ribadito il presidente del consiglio Matteo Renzi nell'incontro di oggi con il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. «Un approccio di metodo», ha sottolineato Renzi, «che cambia verso al dibattito sulle nomine che vengono dopo, solo dopo, la definizione di un Europa all'altezza delle sfide che ha davanti».
Dall'incontro è emersa inoltre «la decisione da parte italiana di spostare il vertice sul lavoro, previsto l'11 luglio» a Torino, «nella parte finale del semestre italiano». Lo riferiscono fonti di palazzo Chigi. «Questo - spiegano le stesse fonti - per avere le nuove istituzioni Ue pienamente insediate e per valorizzare un tema centrale per Italia e i partner Ue come "legacy", come eredità finale del semestre di Presidenza».
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