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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 12:10.
L'ultima modifica è del 18 giugno 2014 alle ore 23:52.
La Commissione europea ha aperto oggi con procedura di urgenza la procedura di infrazione contro l'Italia inviando al governo una lettera di messa in mora per la violazione della direttiva europea sui ritardi di pagamento entrati in vigore il 16 marzo 2013. La Commissione ritiene che l'Italia «non sta applicando la direttiva in modo corretto».
Bruxelles ha ricevuto molte denunce che hanno messo in luce, indica oggi la Commissione, «il fatto che in Italia le autorità pubbliche impiegano in media 170 giorni per effettuare pagamenti per servizi o merci fornite e 210 giorni per i lavori pubblici». L'Italia ha ora due mesi di tempo per rispondere ai rilievi della Commissione europea. La procedura è stata decisa su proposta del responsabile dell'Industria, Antonio Tajani, che entro il mese si dimetterà dalla Commissione perché eletto nel nuovo Parlamento europeo. (Il Sole 24 Ore Radiocor)
Quella del neo europarlamentare di FI Tajani è una «grave strumentalizzazione dell'Europa e un atto di irresponsabilità contro l'Italia». Così il sottosegretario alla presidenza del consiglio Sandro Gozi sulla decisione della Commissione europea di aprire la procedura di infrazione contro l'Italia sui ritardi nei pagamenti della Pa.
In serata intervenendo alla trasmissione Otto e mezzo, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio rassicura sui pagamenti. I debiti della P.a. «vengono pagati mano mano che vengono certificati», come prevede il decreto approvato dal governo Renzi. «Siamo pronti a pagarli da subito: non abbiamo problemi di pagamento». E sulla mossa di Tajani aggiunge: ha compiuto un atto «singolare» contro l'Italia solo per «motivi politici». Singolare agginge infatti Delrio «che un commissario, italiano tra l'altro, che tra qualche settimana non ci sarà più apra una procedura. Lo ha fatto per motivi politici, per cercare di dare ancora un'immagine di un paese che ancora non ha messo a posto le sue cose».
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