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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 11:21.
L'ultima modifica è del 18 giugno 2014 alle ore 18:33.

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Partiti in rosso perenne. I bilanci degli ultimi anni raccontano di gestioni allegre e di perdite che sono andate accumulandosi di anno in anno. A maggior ragione, i conti 2013 segnalano performance finanziarie da vero e proprio allarme perché, adesso, alla gestione poco oculata si somma il taglio drastico dei finanziamenti che, nei prossimi anni, sarà ancora più severo. E così, se ci limitassimo a sommare il «buco» dei soli due partiti principali - Pd e Forza Italia - arriveremmo alla ragguardevole cifra di 113 milioni di euro. Con il partito di Berlusconi a fare la parte del leone a quota 102 milioni.

A San Lorenzo in Lucina tra sfratti e licenziamenti
Dal 20 maggio Silvio Berlusconi ha messo i conti disastrati di Forza Italia (che ereditano il cospicuo rosso del Pdl) nelle fidate mani del nuovo tesoriere Maria Rosaria Rossi. Che qualche giorno fa ha presentato i bilanci 2013 di Fi e Pdl approvati all'unanimità. I documenti finanziari non sono ancora stati pubblicati ma le prime indiscrezioni parlano di 102 milioni di euro di rosso accumulato. Alla voce perdite si sommerrebbero infatti 87 milioni 329mila euro garantiti da fideiussioni rilasciate a vari istituti bancari e il contributo di 15 milioni di euro erogato dall'ex premier per estinguere un debito di 14 milioni 807mila 342 euro verso il Pdl, iscritto nel rendiconto del 2012. La situazione, insomma, è tragica e le misure per contenere questa deriva si preannunciano dolorose. Qualche giorno fa - l'11 giugno - sono partite 41 lettere di licenziamento indirizzate ai dipendenti del Popolo della libertà che non è stato possibile riaasorbire in Forza Italia per mancanza di risorse. E il Pdl si ritrova in causa con il conte Giorgio Emo Capodilista propritario del cosiddetto parlamentino di Palazzo Grazioli in cui il partito tiene ancora alcune riunioni. A detta del conte, il Pdl non paga da molti mesi l'affitto e non abbandona i locali risultando quindi moroso ormai per una una cifra ingente. Ad aggravare la situazione c'è la nuova legge sul finanziamento dei partiti che, oltre a ridurre i contributi pubblici, ha messo un tetto alle donazioni dei privati e alle stesse fideiussioni, rendendo così impossibile azionare la leva dei finanziamenti provenienti dal conto del leader.

Il Nazareno al secondo anno di rosso: due diligence e stretta sulle spese
Il Pd non raggiunge il debito delle proporzioni degli "azzurri" ma consolida - per il secondo anno consecutivo - l'abitudine ad accumulare perdite. Se quelle dell'esercizio 2012 si erano fermate a quota 7,3 milioni di euro, quelle 2013 hanno sfiorato gli 11 milioni (10,8 per l'esattezza). E anche in questo caso, nonostante il 40,8% di consensi alle europee, i contributi pubblici subiranno da quest'anno un taglio del 50 per cento. Come fare ad arginare la deriva? Il tesoriere Francesco Bonifazi ha chiesto allo studio Dla Piper riconosciuto - a suo dire - «come il miglior studio legale d'Italia nel 2013» una due diligence che ha messo in rilievo l'eccessiva onerosità di servizi e forniture, affitti d'oro pagati per sedi poco o pochissimo utilizzate, i costi eccessivi per segreteria, forum, campagne elettorali e assemblee nazionali. Solo per fare un esempio, il Pd ha speso lo scorso anno 1,1 milioni per consulenze. Per di più il partito (che in questo non si differenzia da Fi) deve ancora fare i conti con la morosità di molti deputati e senatori che non versano nelle casse del partito le quote annuali. Nonostante questo quadro, il tesoriere assicura che nessun dipendente del Pd sarà licenziato: «Per l'intero 2014 i livelli occupazionali rimarranno inalterati». Per il 2015 si vedrà.

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