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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 12:05.

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Le milizie jihadiste hanno lanciato questa mattina all'alba un assalto contro la principale raffineria di petrolio dell'Iraq, situata a nord di Baghdad. In poche ore i ribelli sunniti, attaccando a colpi di mortaio e con le mitragliatrici, hanno preso il controllo di gran parte della raffineria di Baiji, nella provincia di Salaheddin. Intanto Barack Obama esclude per il momento un intervento delle forze aeree americane. E L'Arabia Saudita a monarchia sunnita mette in guardia dal rischio di una guerra civile che destabilizzerebbe l'intera regione.

Un altro successo delle milizie jihadiste verso Baghdad
Gli stranieri erano stati allontanati dalla raffineria nei giorni scorsi e, dopo aver rafforzato la sicurezza nell'impianto ieri, le autorità irachene ne avevano disposto la chiusura. Tutta la zona è infatti assediata da almeno una settimana dagli jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante. Poi all'alba è arrivato l'attacco, come hanno riferito un responsabile e un lavoratore della raffineria. Per le milizie jihadiste si tratta di un altro successo significativo e di un altro passo verso Baghdad.
L'esercito iracheno ha intanto fatto arrivare rinforzi dal sud del Paese per difendere Baghdad nel timore di un imminente attacco dei ribelli. Secondo l'emittente televisiva al-Jazeera, il premier Nuri al Maliki avrebbe intanto deciso di rimuovere e di processare gli ufficiali dell'esercito responsabili della ritirata nel nord e di processarli.

Dall'Iran 5mila pronti ad arruolarsi per difendere i luoghi sacri sciiti
Nel vicino Iran sono oltre 5mila i volontari pronti a partire per l'Iraq per difendere i luoghi santi sciiti dall'offensiva degli jihadisti. L'appello ad arruolarsi è stato lanciato dall'organizzazione Comando popolare dei difensori dei santuari sciiti: «Gli iscritti sono organizzati in unità e su ordine della guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, si recheranno in Iraq per difendere i luoghi santi». Sul territorio iracheno si trovano molti luoghi sacri agli sciiti, a Najaf e Kerbala, a sud di Baghdad, e a Samarra, a nord della capitale. Nei giorni scorsi anche il grande ayatollah Ali al Sistani, la più alta autorità sciita dell'Iraq, aveva lanciato un appello agli iracheni per arruolarsi nelle forze armate e combattere gli jihadisti sunniti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante che vorrebbero creare un califfato nell'area. Lo stesso presidente iraniano, Hassan Rohani, ha ribadito ancora oggi, parlando a Khoram-Abad, vicino alla frontiera irachena, che l'Iran «farà tutto il necessario» per proteggere i santuari sciiti.

Obama cauto sull'intervento dell'aviazione americana
Da Washington Barack Obama ha escluso, almeno per il momento, di ricorrere al bombardamento aereo delle postazione degli estremisti sunniti in Iraq. Secondo il Wall Street Journal il presidente americano punterebbe a cercare appoggi politici nella regione e a offrire collaborazione di intelligence all'Iraq con una «strategia più complessiva, non solo una risposta militare rapida». Il Pentagono, sempre secondo il quotidiano americano, ancora non avrebbe le informazioni adeguate per «colpire bersagli che potrebbero cambiare la situazione sul campo di battaglia».

L'Arabia Saudita avverte: la guerra civile destabilizzerebbe tutta la regione
L'Arabia Saudita ha messo in guardia l'Iraq dal pericolo di una guerra civile che destabilizzerebbe l'intera regione. L'avvertimento è arrivato dal ministro degli Esteri saudita, il principe Saud Al-Faysal: «La situazione estremamente pericolosa in Iraq presenta le premesse di una guerra civile che potrebbe ripercuotersi sull'intera regione», ha affermato il capo della diplomazia della monarchia sunnita, accusata apertamente dal governo sciita di Baghdad di finanziare gli jihadisti in Iraq.

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