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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 12:47.
L'ultima modifica è del 18 giugno 2014 alle ore 13:00.

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TOKYO – Chi è il principale creditore dello Stato giapponese? La sua banca centrale. Lo ha reso noto oggi la stessa Banca del Giappone, con la comunicazione di dati dai quali emerge che la BoJ detiene il 20,1% di tutti i Japan Government Bonds (Jgb), superando per la prima volta la quota delle compagnie assicurative (ferma al 19, 3%). La BoJ aveva in portafoglio, a fine marzo, Jgb per un ammontare di 201mila miliardi di yen (quasi 2mila miliardi di dollari) e da allora l'ammontare è sicuramente aumentato: da quando venne introdotta, all'inizio di aprile dell'anno scorso, la nuova politica monetaria ultra-espansiva, l'istituto centrale ha rafforzato i suoi acquisti di bond pubblici nell'ordine di circa 50mila miliardi di yen all'anno, oltre a cercare di raddoppiarne la durata media a sette anni.

Altri grandi detentori di bond sono i fondi pensione, altre istituzioni finanziarie e privati. D'altra parte, proprio su sollecitazione implicita derivante dalla politica della banca centrale, il settore privato è incentivato a ridurre gli acquisti di bond, un mercato (dalle dimensioni equivalenti a quasi 10milamiliardi di dollari) che è diventato tra l'altro relativamente meno liquido proprio per l'incetta di acquisti della BoJ (che si accaparra quasi il 70% delle nuove emissioni). E' una sollecitazione verso una maggiore diversificazione in linea con quella del governo, che ad esempio sta finalizzando un piano per rendere più aggressiva la strategia di investimenti del Government Investment Pension Fund (il maggiore del mondo), perché espanda gli acquisti di strumenti più rischiosi come le azioni (in modo da sostenere la Borsa).

In parte, in effetti, banche e fondi hanno già ridimensionato i bond nel loro portafoglio, anche perché il loro rendimento resta infimo (il decennale viaggia intorno a un tasso dello 0,6% e anche sotto) e quindi negativi se si tiene conto che l'inflazione è tornata e veleggia intorno all'1,5% (escludendo il recente aumento dell'Iva, che ha portato l'aumento dei prezzi al consumo oltre il 3%).
Il fatto che la stragrande maggioranza dei Jgb sia detenuta da investitori domestici _ e che l'ingente debito pubblico (il maggiore tra tutti i Paesi industrializzati in rapporto al Pil, in quanto più che doppio) sia quasi tutto denominato in yen – rende ancora piuttosto remota la possibilità di una crisi finanziaria del Paese. Ma secondo vari economisti la Boj rischia di infilarsi in una situazione da cui sarà molto difficile uscire bene: una volta raggiunto il target di inflazione del 2% su base sostenibile, sarà difficile che i tassi a lungo restino tanto bassi e quando la BoJ comincerà ad attuare – come prima o poi dovrà fare – una exit strategy i tassi non potranno che impennarsi, con effetti potenzialmente devastanti.

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