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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2014 alle ore 06:59.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 08:04.

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La Commissione parlamentare antimafia ha approvato all'unanimità la relazione sul contrasto alle mafie in Europa, con il coordinamento di Laura Garavini (Pd).
Mafie e criminalità che, in Europa, traggono profitti annui per 466 miliardi (vale a dire il 3,60% del pil europeo). Le somme riciclate sono invece pari a 349,5 miliardi (vale a dire il 2,70% del pil europeo).

Un passo importante, dunque, in vista dell'assunzione, da parte dell'Italia, della presidenza del semestre europeo.

Proprio in questo ambito, dunque, l'Italia proporrà il caposaldo del contrasto alle mafie: la costituzione dell'ufficio del pubblico ministero europeo. Si tratta di un ufficio che dovrebbe avere una struttura snella, composta da un procuratore europeo e quattro vice facenti parte di un ufficio centrale (con sede da definire), con personale investigativo e giudiziario. In ogni Stato membro dovrebbero operare procuratori europei delegati, procuratori nazionali che continueranno ad essere inquadrati amministrativamente nel sistema nazionale, ma apparterranno funzionalmente alla procura europea quando saranno chiamati a trattare fascicoli rientranti nella competenza della stessa.

Ad accompagnare questa proposta, la creazione di squadre investigative comuni. Al fine di condurre indagini penali che esigono un'azione coordinata e concertata negli Stati membri, due o più Stati membri possono costituire una squadra attraverso la conclusione di un accordo comune che ne definisce le modalità di azione.

Gli altri punti sono importanti ma consequenziali: dall'intensificazione dello scambio di informazioni ("su richiesta" e "spontanea") nell'azione di contrasto ai patrimoni illeciti, al reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca, passando dall'esecuzione nell'Unione europea dei provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro probatorio.

Di livello l'impegno a rendere omogenea a livello europeo la disciplina sulla responsabilità delle persone giuridiche (società, trust, enti e fondazioni).

L'approvazione della relazione costituisce un buon viatico, dunque, in vista di un semestre che vedrà l'Italia impegnata anche nell'elaborazione di una proposta legislativa che stabilisca una definizione comune di criminalità organizzata che, oggi, non esiste in Europa.

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