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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 18 giugno 2014 alle ore 06:58.
Non si farà (almeno per ora) l'alleanza P3 Network, costituita dalla compagnia danese Maersk Line, dall'italo-svizzera Msc e dalla francese Cma-Cgm. Il ministero cinese del Commercio, infatti, ha bocciato l'intesa.
Una doccia fredda per le tre società armatoriali, che da tempo lavorano a questo accordo che avrebbe consentito ai primi tre gruppi al mondo nel trasporto container di mettere in atto notevoli sinergie e incisive economie di scala. L'intenzione di stringere l'alleanza era stata annunciata da Maersk, Msc e Cma-Cgm nel giugno 2013. Il 24 marzo e il 3 giugno 2014 l'accordo aveva ottenuto il placet della Federal Maritime Commission degli Stati Uniti e della Commissione Ue. Questo lasciava ben sperare le compagnie che anche la Cina potesse dare il proprio via libera. Ma il ministero cinese, in funzione antitrust, ha mostrato la volontà di dare un giro di vite ai progetti che prevedono una forte concentrazione di posizioni dominanti: quello proposto avrebbe dato vita a una concentrazione del 47% della capacità di trasporto fra Asia ed Europa, con possibili effetti restrittivi della concorrenza. Secondo le autorità cinesi, le argomentazioni delle tre compagnie a supporto del consolidamento non avrebbero avuto basi giuridiche sufficienti sulla base della normativa antitrust locale.
Altre grandi alleanze sono nate in tempi recenti: la G6 (tra Hapag Lloyd, Nyk Line, Oocl, Apl, Hyundai e Mol), la Ckyhe (Cosco, K Line, Yang Ming, Hanjin, Evergreen e Hyundai) e quella tra China Shipping e l'araba Uasc. Ma nessuna ha una capacità alta quanto la P3, in grado di muovere 255 navi portacontainer e 2,6 milioni di teu (contenitori da 20 piedi). Per questo la Cina ha sentito come una minaccia alle sue due compagnie di Stato (Cosco e China Shipping) l'intesa fra i tre leader mondiali del trasporto container.
A seguito della comunicazione del governo asiatico, le tre compagnie hanno deciso di interrompere il lavoro preparatorio sulla rete dei servizi congiunti e di non dare vita all'alleanza, che avrebbe dovuto iniziare le operazioni dal prossimo autunno. «Il P3 Network - afferma l'ad di Maersk, Nils Andersen - avrebbe consentito a Maersk Line di ridurre ulteriormente i costi e le emissioni di Co2 e, non ultimo, di migliorare i servizi ai clienti con una rete più efficiente. Sono comunque fiducioso che Maersk Line realizzerà questi miglioramenti in ogni caso». Sulla stessa linea il commento dei vertici di Maersk Italia: «Continuiamo a pensare che la P3 fosse una soluzione più che valida. Nonostante la decisione delle autorità cinesi, Maersk Line rimane impegnata a offrire prodotti affidabili in termini di puntualità e efficacia, anche attraverso vessel sharing agreement, come abbiamo fatto fino a oggi».
Sconcerto anche in casa Msc: «Siamo delusi - afferma il vicepresidente, Diego Aponte - dalla decisione cinese. Ma continueremo i nostri sforzi per operare sempre più efficientemente. Avremmo potuto portare a termine questo percorso con maggiore velocità attraverso la P3; ma con i nostri investimenti in navi più efficienti quanto a consumi, le economie di scala potranno comunque esser create in un certo periodo di tempo».
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2,6 milioni
I contenitori
La P3 puntava a movimentare
2,6 milioni di container da 20'