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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2014 alle ore 09:55.
L'ultima modifica è del 20 giugno 2014 alle ore 11:44.

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Sono legati a un esposto-denuncia del ministro della Giustizia Andrea Orlando gli accertamenti della procura di Roma culminati questa mattina con le perquisizioni della Guardia di finanza presso gli uffici del Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.

Sono nove gli indagati, tra cui il commissario straordinario al piano carceri, il prefetto Angelo Sinesio, coinvolti negli accertamenti della procura di Roma che questa mattina ha disposto alcune perquisizioni al Dap e presso l'ufficio dello stesso commissario. L'inchiesta dei pm Mario Palazzi e Paolo Ielo trae spunto da un dossier firmato da Alfonso Sabella, già pm antimafia a Palermo e funzionario al ministero della Giustizia, che contestò il piano carceri, presentato da Sinesio alla Camera il 21 novembre 2013, parlando di anomalie, costi gonfiati e dati alterati.

I pm della capitale, che ipotizzano il falso e l'abuso d'ufficio, sospettano che Sinesio abbia tenuto nascosti alcuni atti anticipando le gare di appalto (e impedendo così alle altre ditte interessate di potervi partecipare) e abbia fatto in modo che alcuni dei lavori dati in appalto non superassero la soglia dei cinque milioni di euro, limite che secondo la normativa europea consente di affidare i lavori a più di una impresa.

Il Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza ha effettuato una serie di perquisizioni, su disposizione della Procura di Roma, anche presso il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap). L'ipotesi di reato è quella di corruzione legata ad appalti per lavori di ristrutturazione in alcuni carceri. Le attenzioni degli inquirenti sono rivolte ai lavori effettuati presso le carceri di Voghera, Lodi e Frosinone.

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