Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2014 alle ore 18:40.

My24

New York - Sono gli Uomini dell'Armata di Naqshbandia a tenere in pugno il destino dell'Iraq. Pochi la conoscono, questa armata. Ma raccoglie e organizza ex fedeli di Saddam Hussein, funzionari e militanti di quel che fu il partito baathista, semplici nostalgici dei tempi del Rais e sunniti delusi e in rivolta contro l'Iraq di oggi, abbandonato dall'occupazione americana e diviso fra sette in lotta fra loro. Se i guerriglieri di Al Qaida, o eredi di Al Qaida sotto le bandiere nere dello Stato Islamico in Iraq e Siria (ISIS o ISIL che dir si voglia) sono le "sturmtruppen", le truppe d'assalto che stanno mettendo in ginocchio il premier Nouri al-Maliki e l'esercito regolare addestrato dagli americani, la facilita' con la quale hanno tagliato come il burro il Pese, percorso centinaia di chilometri fino alla periferia di Baghdad piegando la scarsa resistenza, si spiega non tanto con le prodezze militari dei loro cinque o diecimila combattenti, quanto proprio con l'alleanza - probabilmente solo di comodo - che hanno stretto con migliaia di militanti e simpatizzanti dell'Armata di Naqshbandia in un Iraq che e' piu' che mai un mosaico di conflitti etnici - sciiti, sunniti e curdi - e tra fazioni dentro le stesse etnie.

Proprio l'incapacita' di al-Maliki di ricucire o anche solo lenire queste fratture sociali e politiche sembra ora destinata a provocare l'ingloriosa caduta di un premier finora parso all'apparenza indiscusso. Anche il Grand Ayatollah Ali al-Sistani, sciita come al-Maliki, ha ieri durante la preghiera del venerdi' fatto sentire la sua voce a favore di una sua rapida uscita di scena. Non ha fatto il suo nome, come non l'aveva fatto il giorno prima il presidente americano Barack Obama, ma il messaggio e' stato forte e chiaro: a Baghdad serve un nuovo governo "inclusivo" per respingere gli insorti e evitare il caos. Inclusivo, la stessa parola in codice usata da Obama e che e' il contrario delle strategia perseguita da al-Maliki, che ha penalizzato i sunniti e emarginato i curdi, accentrando il potere, tra i malumori anche di non poche correnti sciite, nelle mani di una ristretta cerchia di collaboratori. Gli americani sono riusciti a mettere la cacciata del premier anche sul tavolo delle discussioni con l'Iran, grande patrono degli sciiti e oggi impegnato con sue truppe scelte al fianco del governo.

Ad oggi gli insorti hanno potuto contare sui profondi legami culturali e sociali degli ex baathisti sunniti in crescenti aree del territorio iracheno, consentendo loro di prenderne e mantenerne facilmente il controllo. La loro ideologia mescola elementi islamici con il nazionalismo arabo e laico, un credo che fa presa in vasti ambienti sunniti. Alcuni tra gli esponenti di punta dell'Armata di Naqshbandia, o JRTN per usare la sigla locale, vantano inoltre non poca influenza e esperienza. Sono stati funzionari di intelligence o soldati della Guardia Repubblicana di Saddam, una rete sotterranea alla quale il mondo arabo si riferisce spesso con l'espressione lo "Stato profondo".

Il loro leader riconosciuto, neanche a dirlo, e' una vecchia conoscenza: Izzat Ibrahim al-Douri era stato battezzato come il Re di Fiori di Saddam nel mazzo di carte distribuito dalle forze americane d'occupazione quando, all'indomani dell'invasione, davano la caccia ai burocrati del vecchio regime. Ad oggi questo stretto collaboratore di Saddam, che forse ha 70 anni, rimane l'erede dell'ancien regime di piu' alto rango ad aver evitato la cattura. La stessa nascita del JRTN, in realta', risale all'indomani dell'esecuzione di Saddam, nel 2007, con l'obiettivo proprio di mantenere vivo un legame con il vecchio apparato e sfruttare le rivendicazioni e le proteste della minoranza sunnita, un tempo l'intellighenzia irachena e che, con la fine della dittatura, temeva di essere travolta dal predominio della maggioranza sciita. La vocazione settaria di al-Maliki, stando agli americani e non solo, ha fatto il gioco dei nostalgici e oggi raccoglie frutti amari, l'alienazione di gran parte della comunita' sunnita, e la sfiducia nel nuovo Iraq ai ampie fette della complessa realta' sociale irachena, che fa da copertura all'avanzata delle bandiere nere.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi