Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2014 alle ore 08:11.

My24

Non c'è dubbio che il taglio delle tasse - per le imprese e per le famiglie - porti con sé almeno tre aspetti di rottura nell'Europa che abbiamo conosciuto nella grande crisi. Non convince del tutto, non convince tutti, ma può segnare una svolta non solo per la Spagna.


La riforma fiscale servirà al partito popolare anche per riconquistare i consensi che ha perso in questi quasi tre anni di governo. L'enfasi e la retorica con le quali il ministro del Bilancio, Cristobal Montoro, ha descritto le nuove misure mostrano la volontà di vendere al meglio «i vantaggi per venti milioni di spagnoli che avranno cinque miliardi di euro di reddito aggiuntivo a disposizione» e che «daranno un significativo contributo alla crescita del Pil e all'occupazione».
Molti analisti, assieme ai sindacati e all'opposizione socialista pensano che per la Spagna sia troppo presto per ridurre le tasse perché troppo debole è ancora la ripresa e il risanamento dei conti pubblici è lontano dall'essere completato.I dubbi dell'Unione europea e nella stessa Banca centrale spagnola riguardano proprio il deficit pubblico sopra il 5% e il debito lanciato verso il 100% del Pil: anche ieri hanno pressato Madrid suggerendo di rimodulare le imposte a cominciare però da aliquote Iva più alte.
Ma restano gli elementi di rottura. Primo: Madrid guarda avanti, si focalizza sulla crescita sostenendo i consumi e le imprese. Secondo: il governo spagnolo si smarca da Bruxelles togliendosi, per una volta, il grembiule del bravo scolaro pronto a seguire obbediente la linea del rigore tracciata dall'Unione europea (e dalla Germania di Angela Merkel). Terzo: il premier Rajoy riafferma la propria coerenza rispettando le promesse contenute nel programma elettorale che l'ha portato alla Moncloa. Sarà propaganda? Può essere, ma porta con sé qualcosa di nuovo. (L.V.)

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi