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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2014 alle ore 14:17.
L'ultima modifica è del 22 giugno 2014 alle ore 14:39.

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(Epa)(Epa)

I leader di nove paesi europei a guida socialista e socialdemocratica si sono riuniti ieri qui a Parigi per discutere delle priorità della prossima Commissione europea. Annunciando il loro sostegno alla nomina del democristiano Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione, i nove Stati membri hanno chiesto un riorientamento della politica economica dell'Unione, con un accento sulla lotta alla disoccupazione e sul rilancio dell'economia

«Vogliamo fare in modo che ci sia un riorientamento dell'Europa verso la crescita e l'occupazione - ha detto il padrone di casa, il presidente francese François Hollande, che ha organizzato questo incontro anche per risollevare la sua popolarità, ai minimi nei sondaggi -. In questo senso, vogliamo utilizzare tutti i margini e la flessibilità del Patto di Stabilità e di Crescita». Hollande ha parlato della necessità di un piano di investimenti per aiutare la domanda, e negato la necessità di modificare le regole di bilancio.
Da giorni la nomina di Juncker in un vertice europeo alla fine della prossima settimana appare cosa fatta (si veda Il Sole/24 Ore del 15 giugno). Ieri i nove Paesi riuniti da Hollande - oltre alla Francia, il Belgio, l'Austria, Malta, la Danimarca, la Romania, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l'Italia - hanno dato il loro sostegno all'ex premier lussemburghese, capolista del Partito popolare europeo, arrivato primo alle ultime elezioni europee. Dalla scelta però i governi di centro-sinistra vogliono trarre benefici politici.

L'obiettivo è il rilancio della crescita attraverso un piano di investimenti pubblici e privati. «C'è l'idea di creare una capacità europea per mobilizzare il risparmio privato», spiega un membro dell'entourage del presidente Hollande. Quest'ultimo - che prima del vertice ha discusso a tu per tu con il premier italiano Matteo Renzi - ha citato l'idea di dedurre gli investimenti dal calcolo del deficit: «Italia e Francia sono in pieno accordo (…) C'è bisogno di flessibilità rispettando gli impegni» di bilancio.
È interessante notare che a citare ieri il tema degli investimenti è stato anche il vice cancelliere socialdemocratico tedesco Sigmar Gabriel, che sempre a Parigi ha spiegato come sia necessario usare «i margini offerti» dalle regole di bilancio: «Il Patto di Stabilità si chiama Patto di Stabilità e di Crescita. Questo secondo aspetto va rilanciato». Nel 1997, quando il Patto fu negoziato, il concetto della crescita fu menzionato su pressione dei francesi, e contro il volere del governo tedesco.

Da parte tedesca, l'idea di allentare l'interpretazione del Patto per facilitare gli investimenti non è mai piaciuta. La Germania ha sempre temuto trucchi ed errori. Forse oggi la posizione tedesca potrebbe cambiare. C'è bisogno di sostenere la domanda, per lottare contro la disoccupazionee la deflazione. Piuttosto che acquistare debito via la Banca centrale europea, un'operazione criticata nella Repubblica Federale, dedurre gli investimenti dal calcolo del disavanzo è una ipotesi meno controversa.
In questo senso, sempre ieri, lo stesso cancelliere Angela Merkel ha spiegato che gli investimenti aiutano la crescita economica e quindi la riduzione del debito pubblico, se nel contempo viene risanato il bilancio. Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy sta lavorando in questi giorni alle linee-guida della prossima Commissione europea, a cui secondo un esponente di Palazzo Chigi starebbe lavorando anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, da luglio presidente di turno dell'Ecofin.

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