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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2014 alle ore 15:24.
L'ultima modifica è del 22 giugno 2014 alle ore 15:28.

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Dura davvero poco la "quadra" sulla riforma del Senato annunciata dal relatore Roberto Calderoli solo venerdì scorso, dopo aver depositato i 20 emendamenti al testo base frutto dell'accordo Pd-Fi-Lega. A scatenare le polemiche, cavalcate da M5S e Sel, è il riconoscimento dell'immunità parlamentare anche ai senatori, a differenza di quanto previsto nel testo originario del governo, che riconosceva le guarentigie solo ai deputati. Cauto il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, titolare del dossier, spiega che al momento si tratta solo di una proposta dei relatori che andrà verificata.

Boschi (Riforme): «Se ne può discutere, ma non è centrale»
Davanti all'accusa di volere una norma salvacorrotti, il Governo quindi non si impunta, e non esclude un passo indietro. Il ministro Boschi replica a caldo che l'emendamento sotto accusa «è stato voluto dai relatori, vedremo», ed oggi in una intervista a "Repubblica" conferma che la questione dell'immunità per i senatori è un punto che «si può discutere ma non è centrale». Il governo, spiega, «aveva fatto la scelta opposta. In commissione, viste anche le maggiori competenze di palazzo Madama, molti hanno chiesto di mantenere l'immunità. E alcuni costituzionalisti condividono. Mi dispiacerebbe comunque se questa sensibilità assolutamente legittima offuscasse la portata di questa riforma».

M5S scatenato: il Pd vuole "salvare" i politici locali corrotti
Ma il tema è troppo ghiotto perché l'opposizione lasci cadere l'occasione per attribuire alla maggioranza la volontà di "salvare" i senatori della nuova Camera alta che verranno scelti tra gli esponenti politici del territorio. Sul blog di Beppe Grillo, il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S) si chiede se «Il Pd voterà l'ennesimo vergognoso privilegio alla politica pur di tenere in piedi l'accordo (ancora in alto mare) con Berlusconi e Lega?», mentre il senatore grillino Carlo Martelli polemizza sempre su Facebook spiegando che «Sindaci e consiglieri regionali con un piede in galera» la «faranno franca» grazie a Pd, Fi e Lega, che «potranno nominarli a palazzo Madama», assicurando loro «lo stesso scudo da arresti ed intercettazioni previsto dalla Costituzione per gli eletti dal Popolo».

De Petrisi (Sel): Governo intervenga con un emendamento ad hoc
Da Sel, l'augurio è invece che il governo, «oltre a lavarsi le mani da ogni responsabilità per l'immunità dei senatori non eletti scaricando l'addebito sui relatori», faccia un passo indietro e «intervenga concretamente con un preciso emendamento». «Sarebbe davvero inspiegabile - sottolinea la capogruppo al Senato Loredana De Petris - che senatori non eletti godessero dell'immunità. Equivarrebbe di fatto a un salvacondotto, soprattutto in un momento come questo, quando numerosissime amministrazioni locali sono oggetto di indagini per reati molto gravi. Senza contare l'assurdità di una regola che concederebbe l'immunità a pochi sindaci di serie a, in quanto anche senatori e non a migliaia di altri sindaci».

Calderoli (Lega): azzeriamo guarentige sia a Camera che al Senato
Sul tavolo, anche la soluzione proposta dallo stesso Calderoli fin dai primi accenni di polemica circolati ieri: «Se suscita perplessità il fatto che deputati e senatori abbiano la medesima forma di immunità allora, come relatore, mi sento di fare una proposta e di verificare l'eventuale condivisione: togliamo l'immunità sia a deputati che ai senatori. Tutti siano trattati come cittadini comuni».

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