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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2014 alle ore 08:10.

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Super multa ormai fatta per Bnp Paribas. Il Dipartimento della Giustizia americano ha raggiunto un accordo di massima con la principale banca francese che le impone il pagamento di una multa compresa tra gli 8 e i 9 miliardi di dollari. Le autorità americane hanno portato alla luce ben 30 miliardi di dollari di transazioni gestite dalla banca in consapevole violazione dell'embargo contro l'Iran e contro altri paesi sulla lista nera di Washington quali il Sudan.

La multa non è la sola sanzione. Bnp Paribas sarà anche colpita da un temporaneo divieto - probabilmente della durata di mesi - nel condurre operazioni in dollari. E ha accettato la cacciata di circa 30 funzionari e dipendenti, la maggior parte dei quali avrebbe già lasciato l'istituto. La banca, inoltre, si dichiarerà colpevole, probabilmente in luglio, di un reato di complicità nella violazione dell'International Emergency Economic Powers Act statunitense.

L'accordo di massima, riportato dal Wall Street Journal, sarebbe in fase di finalizzazione dopo negoziati durati a lungo tra le parti. Washington e gli organismi di supervisione del settore bancario intendono infliggere una sanzione esemplare, mentre le autorità francesi ed europee hanno espresso esplicita preoccupazione per l'impatto sulla credibilita' e il futuro dell'istituto. Durante una recente visita del presidente Barack Obama in Europa e Francia, il presidente francese Francois Holland ha denunciato il rischio di sanzioni che ha giudicato "ingiuste" e "sproporzionate".

La cifra di 8-9 miliardi, alla fine, rappresenta un record negli annali delle violazioni degli embarghi, ma e' anche uno "sconto" sia rispetto alle richieste iniziali degli americani, oltre dieci miliardi di dollari, che al tetto massimo della multa, che poteva raggiungere i 60 miliardi, il doppio delle transazioni sotto accusa.

Le violazioni di Bnp riguardano un periodo di cinque anni esaminato dalle autorità statunitensi, che hanno passato al setaccio in tutto circa cento miliardi di dollari di transazioni trovando illeciti in quasi un terzo di queste. La banca avrebbe utilizzato una rete di istituti regionali all'estero per nascondere la destinazione di fondi in gran parte volti a finanziare aziende ed enti governatiivi del Sudan, spesso per attività petrolifere. Il Paese africano era in quel momento accusato di perpetrare un genocidio. Altri fondi avrebbero raggiunto l'Iran, a sua volta assediato da un embargo americano.

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