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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2014 alle ore 12:32.
L'ultima modifica è del 24 giugno 2014 alle ore 12:34.

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Matteo RenziMatteo Renzi

Un discorso prudente e allo stesso tempo rassicurante. Alla vigilia di un Consiglio europeo che si annuncia decisivo, tanto sul fronte delle nomine che sull'agenda prossimo semestre europeo a guida italiana, Matteo Renzi sembra quasi voler soffocare la ventata ottimistica sparsa dai suoi alleati (e non solo) dopo le aperture manifestate dal cancelliere tedesco Angela Merkel.

Anzi potremmo dire che arriva quasi a ignorarle. Eppure, in quel rivendicare la sua vittoria sul metodo adottato a Bruxelles - prima i contenuti e poi le nomine - c'è la conferma dei risultati ottenuti nel confronto con i parteners europei e in primis con Berlino ,tanto sulle «cose» da fare quanto probabilmente sulle possibili«poltroncine». Ma siamo solo all'inizio perchè - ricorda il premier - «non è ancora finita». L'Italia oggi «è certamente più forte», è uscita dalla depressione «psicologica» ancor prima che economica ma non certo, non ancora dalla «crisi». Un avvertimento che ripropone anche per chi ,a Bruxelles come a Strasburgo, si illude che basti indicare Jeasn Claude Juncker alla guida della Commissione per riconquistare quella massa di euroscettici , che il 25 maggio è rimasta a casa o ha manifestato con il voto di essere «profondamente ostile» alla politica economica europea portata avanti in questi anni. È dunque il cambiamento la vera priorità perchè «senza crescita non c'è stabilità»

Ripete che l'Italia non chiede modifiche ai trattati o sforamenti del patto, come invece hanno fatto in passato Germania e Francia, ma un «cambio di verso». È una sfida analoga a quella lanciata sul fronte interno. Renzi indica un nuovo orizzonte temporale: «mille giorni», ossia tre anni per realizzare quelle riforme che verranno individuate nel prossimo mese di settembre. Un arco temporale lungo, che dipende però - ricorda Renzi - anzitutto dal Parlamento, dalla sua capacità di far viaggiare le riforme. Renzi stavolta non lo dice ma il messaggio è sempre lo stesso: pronto a governare per l'intera legislatura ma solo se si procede spediti con le riforme. A partire da quelle istituzionali: il premier vuole presentarsi alla guida del semestre con il biglietto da visita dell'autosiluramento del Senato. Una sorta di prova di forza in vista dell'imminente confronto europeo, che consentirebbe al premier di rendere più credibili le promesse di riforma, a partire da quella del lavoro che -ha detto anche ieri -punta a realizzare entro la fine dell'anno.

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