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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2014 alle ore 07:37.

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Crolla un mito, anzi due. Il dipendente federale statunitense, modello simbolo della rinascita del capitale umano amministrativo globale, non funziona. Il segno negativo è sanzionato da un dato preciso: negli Usa, i dipendenti pubblici evadono le tasse e le imposte, più di 40 miliardi di dollari nel corso del decennio passato, 2003-2013. Insomma, nulla di fatto, la sintesi del modus-operandi della burocrazia deve essere registrato per l'ennesima volta visto che chi è chiamato ad amministrare, contabilizzare, razionalizzare e ridistribuire le somme riscosse da milioni di contribuenti garantendo il massimo del fair-play e il top della qualità dei servizi, anche questa categoria di operatori spesso inciampa, troppo spesso a scorrere i dati.

Sconcerto, non sono i Paesi dell'Est-Europa o del Sud-America, ma gli Usa - Ebbene, questo mix non funziona. E la questione che maggiormente scolpisce il morale dei cittadini statunitensi è nella fonte della notizia, dei dati e delle analisi disaggregate. Non è l'Ocse, e nemmeno l'Unione Europea, il Fondo Monetario o l'Amministrazione finanziaria di qualche Stato depresso. No, sono gli Stati Uniti d'America.

Fuori i dati – Eccoli, ben intagliati secondo le metodologie classiche dell'Agenzia delle Entrate statunitense, l'Irs. In termini percentuali, il 3,3per cento dei lavoratori pubblici statunitensi, tutti dipendenti dall'amministrazione federale di Washington, non pagano il dovuto e sfuggono ritualmente al fisco. In termini monetari, la perdita netta per le casse dell'erario nel 2013 è stata calcolata in 3,3 miliardi di dollari. Un danno grave, soprattutto per l'origine, che sommato al trend registrato a partire dal 2003, mette in luce come l'evasione originata dal cuore della pubblica amministrazione è stata pari a 40 miliardi di dollari. "Inspiegabile", è la risposta di molti parlamentari, gruppi sociali ben organizzati, esponenti di partito di primo piano e professori universitari. Anche i think tank statunitensi già propongono norme severe. Non più semplici stop amministrativi, ammonizioni, deferimenti o note di demerito, piuttosto si deve fare oramai un riferimento chiaro alla possibilità di licenziamento immediato "per evasione fiscale". Naturalmente, proposte simili già risultano stoccate tra gli archivi del Congresso. Il problema vero è trovare una maggioranza sufficientemente solida da votare una norma simile. E questo richiede un elevato esercizio meditativo e di pensiero.

Lo screening dell'evasione del dipendente pubblico Usa - In dettaglio, sono 318 mila i lavoratori federali che dribblano il fisco. Si tratta d'un volume complessivo un crescita, dato che nel 2012 erano meno, 310 mila per l'esattezza. Il campione complessivo di profili fiscali studiato e passato ai raggi x dai detective delle Entrate Usa comprende, in ordine, i dipendenti dei rami e dei dipartimenti civili dell'amministrazione, i quadri militari, che costituiscono una sorta di burocrazia collaterale, e i pensionati. Si tratta quindi di milioni di individui. Ma il fatto che siano un campione così esteso non può giustificare certo il fatto che decine di migliaia di operatori, funzionari e manager federali, anche di alto livello, che controllano, ispezionano, valutano e chiudono i profili e le pratiche di centinaia di milioni di cittadini, siano poi in prima fila nell'evadere il fisco. E' un colpo duro alla tenuta della moralità e dell'autorevolezza percepita dai cittadini.

Anche il Congresso evade le tasse – Persino il Parlamento Usa non paga le tasse dovute. In particolare, 700 tra funzionari, senatori e parlamentari risultano essere registrati nella lista nera del fisco per un totale di 8,6 milioni di dollari non pagati, o come li definisce l'Amministrazione finanziaria "delinquent-tax". Ma la cosa ancor più sorprendente è che mentre il tasso di evasione tra i senatori è pari al 3,2 per cento, ovvero, 3 senatori su 100 evadono, tra i Rappresentanti che siedono in Congresso è del 4,9, quasi 5 su 100. O come sostengono alcuni esperti è come se, in termini di evasione fiscale, la Camera stravincesse il duello con il Senato con un punteggio di 5 a 3. E' la prima volta, e soprattutto, considerato che il Senato tradizionalmente è una sorta di potente hub polito-economico dove siede il gotha del lobbysmo finanziario e imprenditoriale, nessuno avrebbe mai potuto stimare il sopravanzare della Camera nella corsa a chi evade di più il fisco.

Una nota positiva? – Comunque, c'è anche un dato positivo, sostiene l'Irs. Infatti, mentre il tasso di evasione fiscale tra i dipendenti pubblici è pari al 3'3 per cento, lo stesso tasso riferito ai contribuenti, in generale, sale quasi al 9 per cento. E questo per dire che chi lavora al di fuori dell'Amministrazione federale evade di più, o almeno è più propenso ad aggirare il fisco. Ma il punto, che suona stonato, riguarda proprio la quota generale, o comune, di evasori potenziali che, sempre considerando il dato diffuso dall'Irs avrebbe oramai raggiunto quota 12 milioni. In altre parole, è come se annualmente una popolazione di contribuenti, equivalente a quella californiana non pagasse le tasse e le imposte dovute. E questo negli Usa, non in Spagna, Grecia, Italia, le più criticate sul tema negli anni passati all'interno del circuito europeo. Il che non risolve, né assolve i problemi reali di questi Paesi.

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