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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2014 alle ore 06:38.

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ROMA.
Il Quirinale ha firmato ieri in tarda mattinata, dopo una cerimonia ufficiale al Quirinale, i due decreti su Pubblica amministrazione e competitività. Una firma che blocca tutte le polemiche su presunti «freni» del Colle sui due provvedimenti del Governo Renzi approvati una decina di giorni fa al Consiglio dei ministri che sono arrivati sulla scrivania del capo dello Stato, nella loro versione definitiva e dopo la "bollinatura" della Ragioneria, solo tra la serata di lunedì e ieri mattina. Dunque, nessun ritardo, nessun intralcio o intoppo, nessun braccio di ferro con il Governo come invece potevano lasciar immaginare alcune ricostruzioni giornalistiche che ieri sono state puntualmente e seccamente smentite con una nota dell'ufficio stampa. «I contenuti dell'articolo di Marzio Breda pubblicato oggi (ieri, ndr) dal Corriere della Sera sono frutto di sue informazioni ed elaborazioni alle quali la Presidenza della Repubblica è del tutto estranea». Una presa di distanza, quindi, che testimonia anche l'insofferenza del Quirinale a essere tirato dentro polemiche pretestuose con Palazzo Chigi.
Come è sempre accaduto, il Quirinale svolge un'attività di controllo sui testi dei decreti approvati dal Governo e anche in questa circostanza, quando i decreti sono stati approvati – lo scorso 13 giugno – c'è stato un vaglio di omogeneità, coerenza complessiva con la materia in oggetto e di copertura finanziaria. Rilievi e osservazioni che ci sono state anche in questo caso. Tra l'altro, dell'originario unico decreto entrato in Consiglio dei ministri, ne sono usciti due distinti proprio per salvarne la coerenza logica e di contenuto che è un principio a cui si attengono gli uffici del Quirinale. E dunque i provvedimenti, anche durante il loro iter post-Cdm, hanno visto nuovi ritocchi e aggiustamenti anche in vista dell'esame della Ragioneria dello Stato e non solo del Quirinale. Le versioni finali sono risultate ampiamente sfoltite e con varie correzioni proprio per affrontare il doppio vaglio prima dell'approdo in Gazzetta Ufficiale.
Del resto al Quirinale, sin dai tempi del Governo Berlusconi, si è sempre cercato di bloccare la pratica dei maxi-decreti omnibus, "carrozzoni" legislativi di rapida approvazione parlamentare in cui la politica provava a infilare un fritto misto di norme (si veda pezzo in basso). L'ultima bocciatura in ordine cronologico c'è stata con il decreto salva-Roma del Governo Letta a fine 2013: un richiamo forte all'Esecutivo del tempo che fu costretto a una rapida marcia indietro e a poderose correzioni. E questa volta, la vigilanza è stata la stessa, nè più nè meno. Ma è stata una vigilanza che non ha intralciato nè ritardato l'approvazione di norme anche fortemente condivise da Giorgio Napolitano a partire proprio dall'anticorruzione e dai poteri conferiti a Raffaele Cantone. E infatti, i testi "bollinati" dalla Ragioneria sono arrivati meno di ventiquattr'ore prima della firma del capo dello Stato quando il lavoro istruttorio era stato già ampiamente svolto.
Insomma, non c'è stato alcuno stop in queste ultime ore, nessun freno alla corsa verso le riforme di Matteo Renzi. Tanto più che anche il secondo testo che ha avuto il placet del Colle viene ritenuto di importanza centrale per aiutare il rilancio della crescita. Nel Dl sviluppo il Governo ha inserito norme sul bonus investimenti, incentivi alla capitalizzazione e bollette energetiche. Ma anche se la priorità-crescita è un obiettivo che ha bene in mente il capo dello Stato, questo non appanna il giudizio sulla attinenza e coerenza delle norme relativamente a un provvedimento d'urgenza.
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IL VAGLIO DEL COLLE
Nessun braccio di ferro
I due provvedimenti sono arrivati sulla scrivania del capo dello Stato nella loro versione definitiva e dopo la "bollinatura" della Ragioneria solo tra la serata di lunedì e martedì mattina
Ricostruzioni smentite
Con una nota dell'Ufficio stampa il Quirinale ha smentito ricostruzioni giornalistiche su presunti intoppi «frutto di informazioni ed elaborazioni alle quali la Presidenza della Repubblica è del tutto estranea» Il ruolo del Colle
Il Quirinale svolge attività di controllo sui testi dei decreti approvati dal Governo e anche nel caso dei decreti su Pa e competitività approvati il 13 giugno dal Cdm c'è stato un vaglio di omogeneità e coerenza complessiva e copertura finanziaria
Versioni finali dei testi
Sono risultate sfoltite e con varie correzioni dopo l'esame della Ragioneria e del Quirinale e prima dell'approdo in Gazzetta previsto entro oggi

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