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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2014 alle ore 07:09.
L'ultima modifica è del 25 giugno 2014 alle ore 07:17.

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NEW YORK - Una svolta, chiave per gli equilibri energetici, è giunta ieri sera a Washington attraverso un semplice avviso amministrativo: l'Ufficio per la Sicurezza e l'Industria del dipartimento al Commercio Americano ha autorizzato due piccole compagnie petrolifere americane a vendere petrolio greggio ultaleggero all'estero. Sarà la prima volta in oltre 40 anni che aziende americane potranno esportare petrolio greggio e si tratta del risultato più importante derivato dal grande successo delle estrazioni di petrolio da formazioni geologiche cosiddette «Shale» che arrivano a produrre oggi fino a tre milioni di barili al giorno.

Le prime esportazioni saranno già in agosto. Non si tratta di ammontari importanti, ma si trattava di aprire la strada e gli esperti del settore, a partire da quelli della Brookings Institution, stimano che nel giro di breve gli Usa potranno arrivare ad esportare almeno 700.000 barili di petrolio al giorno, per poi salire gradualmente su livelli anche superiori.
L'impatto geopolitico ed economico di questa decisione è enorme. La Russia o i grandi produttori mediorentali o africani si troveranno un nuovo concorrente temibile sul mercato. E visto che ci si trova soltanto all'inizio dello sfruttamento dei giacimenti shale in America, le previsioni sono di forti aumenti che porteranno a una redifinizione di molti equilibri politici. Pensiamo alla Russia che tiene in pugno l'Europa con la minaccia di chiudere le sue esportazioni energetiche - di una possibile diminuzione nel medio termine del prezzo del greggio, di un cambiamento di certe dinamiche economiche soprattutto nel settore dei trasporti marittimi. Molte petroliere che portavano greggio in America dall'Africa ad esempio si sono trovate senza lavoro e molti armatori anche italiani attendevano con ansia un cambiamento delle regole per poter riprendere i trasporti nella direzione opposta.

Una decisione in questo senso da parte del governo americano era dunque attesa. Il problema riguardava un divieto ad esportare per ragioni di sicurezza. Passare una legge per superare la vecchia avrebbe avviato un processo laborioso e non necessariamente positivo. Per questo l'amministrazione ha utilizzato una procedura relativamente oscura, chiamata "private ruling" che consente, grazie a una serie di congetture tecniche, di aggirare la legge e di autorizzare le esportazioni. Le due aziende che hanno avuto i permessi sono la Pioneer Natural resoruces Co. di Irving in Texas e la Enterprise Products Partners LP di Houston. L'eccezione riguarda petrolio greggio superleggero; sul piano tecnico il dipartimento al Commercio riconosce un minimo di processo di raffinazione che consente di aggirare la regola che autorizza soltanto l'esportazione di petrolio già raffinato. All'estero questo petrolio potrà essere trasformato in carburante diversificato, dal diesel alla benzina a carburante per aeroplani.

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