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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2014 alle ore 13:22.
L'ultima modifica è del 27 giugno 2014 alle ore 18:48.

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Non ne potete più? Avete voglia di spaccare tutto? Per scaricare lo stress c'è un sistema che non lascia conseguenze: la "camera della rabbia", una stanza dove chi sta per scoppiare può andare a sfogare le sue frustrazioni, fracassando con una mazza di ferro tutto quello che c'è dentro, piatti, bicchieri, bottiglie, mobili.

Ispirato da iniziative simili negli Stati Uniti, il forlivese Christian Castagnoli ha aperto una camera della rabbia nelle colline di Forlì, a Vecchiazzano. È la prima in Italia. Anche se dall'America le camere della rabbia sono già approdate in altri Paesi d'Europa – Finlandia Germania, Francia, Slovenia – è quella italiana a catturare l'attenzione del britannico Daily Mail.

E' una cura anti-stress meno costosa di una seduta dallo psicologo: i clienti pagano 35 euro per passare 60 minuti dentro la stanza metallica e distruggere tutto all'impazzata. In dotazione hanno elmetto, visiera, para-collo, guanti, ginocchiere, gomitiere e scarpe anti-infortunistiche. Chi vuole può anche indossare una tuta in neoprene. Una volta attrezzati, entrano nella stanza, 4 metri per 3, e cominciano a scaldarsi con una mazza da baseball su vetri e stoviglie. Poi ricevono una mazza di ferro per fare a pezzi i mobili. Tutti gli oggetti da distruggere provengono dai mercatini dell'usato, così le spese vengono tenute al minimo.
La camera della rabbia attira chi è stressato dal lavoro, sia capi che sottoposti, chi è arrabbiato perché è in cassa integrazione o senza lavoro, ma ospita anche addii al celibato o al nubilato.

Secondo Castagnoli – scrive il Daily Mail – questa trovata ha salvato matrimoni e posti di lavoro. «Spaccare mobili è un'ottima maniera per sfogarsi», dice. «Dopo si torna a casa più pacifici e sereni che mai. Si è rilassati, un po' come dopo una sessione di ginnastica o una lunga corsa». Ci sono clienti di tutti i tipi: casalinghe, studenti, manager, lavoratori autonomi, disoccupati, imprenditori. «Qualcuno ha salvato il proprio matrimonio perché invece di litigare con il proprio partner, ha passato un'ora nella camera della rabbia», racconta Castagnoli.

«Ci sono stati datori di lavoro che non hanno licenziato lavoratori che hanno fatto degli sbagli, perché si sono sfogati qui». «E ci sono stati lavoratori che hanno mantenuto il posto perché invece di urlare contro il proprio capo si sono liberati dello stress dentro la camera della rabbia». Gli affari vanno così bene che Castagnoli ha cominciato a brevettare tutto ciò che ruota intorno all'idea e ha avviato le procedure per il franchising.

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