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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2014 alle ore 15:41.
L'ultima modifica è del 28 giugno 2014 alle ore 16:52.

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(Ap)(Ap)

SARAJEVO - Mentre a Ypres, all'ombra delle tombe di migliaia di soldati della Grande Guerra, i leader europei litigavano due giorni fa sulle poltrone di Bruxelles, molto più a Sud, a Sarajevo i 100 anni dal colpo di pistola di Gavrilo Princip -il 28 giugno del 1914 contro l'Arciduca Francesco Ferdinando e la moglie Sofia che hanno dato inizio al primo conflitto mondiale, sembravano trascorsi invano.

Manca non solo tra serbi, bosniaci e croati una memoria condivisa su quegli avvenimenti che cambiarono il corso della Storia ma paradossalmente la triste eredità della guerra nella ex Jugoslavia '92_'95 ha riaperto il vaso di Pandora dei nazionalismi più accesi con letture diametralmente opposte dei fatti di 100 anni fa. Così lo slogan di molte organizzazioni culturali che in questi giorni hanno trasformato il centro di Sarajevo in un museo a cielo aperto ossia "Dopo 100 anni di guerra vogliamo 100 anni di pace" rischia di cadere miseramente nel vuoto travolto da polemiche e scambi di accuse tra musulmani che vedono in Princip un terrorista serbo e i serbi e la comunita' ortodossa che lo considerano un eroe.

Questa sera gran finale delle celebrazioni con l'orchestra della Filarmonica di Vienna che inauguerà con un concerto il restauro da poco concluso della Biblioteca di Srajevo, la Vijesnica, ex municipio austroungarico della capitale bosniaca costruito dagli austriaci alla fine dell'800 su motivi orientali per ingraziarsi la comunita' islamica. Dopo la seconda guerra era diventato il centro pulsante della cultura bosniaca e, proprio per questo fatto simbolico, nella notte tra il 25 e il 26 agosto del '92 i proiettili incendiari delle milizie serbe la rasero la suolo incenerendo quasi due milioni di libri. Il restauro e' durato 18 anni e costato quasi 12 milioni di euro. Restera' fissata nella memoria di tutti l'immagine del violoncellista Vedran Smajlovic in frac che si ostinava a suonare sul cumulo di rovine della Vijesnica. Ma nessun serbo sara' presente questa sera al concerto. Nebojsa Radmanovic esponente serbo della Presidenza tripartita bosniaca ha comunicato al presidente austriaco, Heinz Fischer, atteso per la cerimonia, che nessuna autorita' serba prendera' parte all'evento. Non solo: ormai da alcuni giorni nella parte Est della citta' assegnata dagli accordi di Dayton ai serbi si vanno moltiplicando manifestazioni in ricordo dell'attentatore Princip con busti, lapidi e mosaici scoperti. La contromanifestazione piu' imponente e' attesa oggi a Visegrad, 100 km da Sarajevo, dove il regista Emir Kusturica nato a Sarajevo 59 anni fa e musulmano di nascita (ma ora convertito ortodosso) ha messo in scena nella sua Disneyland e Cinecitta' serbo-nazionalista di Andricgrad una celebrazione di Princip come eroe irredentista. Invece a Obljaj nel villaggio natale di Princip al confine tra Bosnia e Croazia la casa dove e' nato l'attentatore e gia' adibita a museo e' ancora un rudere dopo che e' rimasta bruciata nella guerra di Bosnia. I serbi di Grahovo hanno fatto appello alle comunita' serbe all'estero per aiutarli a restaurare la casa-museo.

Quanto a lui, Gavrilo Princip, capo del "commando" di sei ragazzi del gruppo "Giovane Bosnia" pur essendo il piu' giovane con i suoi 19 anni era il nono figlio di un postino che la mattina del 28 giugno stazionava, insieme ai suoi compagni, tra il Ponte Cumuria e il Palazzo del Municipio dove era atteso l'Arciduca. Si era gia' dato per sconfitto e avvilito dopo che Nedeliko Cabrinovik aveva lanciato una prima bomba che non aveva colpito l'auto dell'arciduca ed era stato arrestato quando un errore di direzione (mai chiarito del tutto) dell'autista di Casa Asburgo, Carlo Cirillo Diviak (morto a Trieste nel '68) porto' l'auto quasi ferma dell'Arciduca nella Franz Joseph proprio davanti a Princip che fece fuoco con la sua Browing semiautomatica uccidendo gli eredi al trono d'Austria. Al processo (dei 20 anni di prigione ne sconto' solo quattro perche' mori' di tubercolosi nel 1918 in un carcere ungherese) Princip disse solo: "sono un nazionalista jugoslavo. Invito tutti gli slavi del Sud ad unirsi in un unico Stato". Ma dopo la dissoluzione della Jugoslavia Princip non venne piu' visto non piu' come un combattente per l'unita' jugoslava ma un nazionalista serbo. Resta a mezz'aria, quasi come una minaccia, la domanda che il regista Kusturica rivolse allo storico Clark: "cosa direbbe lo storico Clark se sapesse che la prima cosa che fecero i nazisti entrando a Sarajevo nel 1941 fu di rimuovere la targa dedicata a Mlada Bosna e a Gavrilo Princip"?

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