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07 settembre 2014

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Notizie ItaliaDalle Borse piena fiducia alla Bce. Ma ora devono arrivare le riforme

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Dalle Borse piena fiducia alla Bce. Ma ora devono arrivare le riforme

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Grazie alla Bce, si consolida l'ottimismo sul futuro dei mercati, malgrado l'imprevista frenata dell'economia tedesca e un quadro macroeconomico europeo che si conferma negativo. È l'esito del sondaggio effettuato in agosto da Assiom Forex, in collaborazione con ‘Il Sole 24 Ore Radiocor', presso gli operatori associati.

Dalla ricerca emerge con chiarezza soddisfazione per l'azione di Mario Draghi che ha portato i tassi allo 0,05% e ha dato il via a un piano di acquisti di Abs e covered bond. Ma non basta: per i mercati occorre un'accelerazione delle riforme dei Governi per la crescita, soprattutto per fare ripartire il credito delle banche alle imprese. Nonostante i rinnovati segnali che provano la fragilità della ripresa anche dell'Italia, il giudizio favorevole sull'andamento dei mercati nei prossimi sei mesi risulta addirittura migliore rispetto al mese precedente.

A fare la differenza, rispetto a luglio, sono proprio le azioni e le aperture della Banca centrale europea a nuovi interventi ‘non convenzionali' per riossigenare l'economia. Dalla ricerca (cui hanno partecipato 263 soci), a dispetto delle recenti statistiche macroeconomiche negative e del fantasma della deflazione che in agosto è diventata realtà per la prima volta dal 1959, emerge con evidenza il miglioramento delle valutazioni prospettiche per quanto riguarda Piazza Affari: il 59% la stima ‘in rialzo' (46% a luglio) e il 3% (zero nella ricerca precedente) scommette su un ‘forte rialzo'.

Nello stesso tempo la quota di chi la indica ‘stabile' è scesa al 19% dal 39% ed è aumentata leggermente, al 18% dal 14%, la quota di chi la prevede in calo. I pessimisti (‘in forte calo') sono rimasti fermi all'1%. Nel sondaggio, commenta il presidente di Assiom Forex, Giuseppe Attanà, "in buona sostanza sembra ci sia una discreta dose di fiducia. Pur di fronte ai non favorevoli dati macro sull'economia del nostro Continente, tutto lascia pensare che il peggio sia comunque passato". Anche perché, sottolinea, sul mercato c'è la convinzione che "i continui tentativi, sia della Bce sia quelli, più timidi, dei Governi nazionali, possano alla fine avere il sopravvento su questa ‘crisi infinita'". Una mano potrebbe arrivare dalla svalutazione dell'euro, la cui robustezza è sicuramente uno dei freni principali. E su questo fronte cominciano a vedersi i primi segni di una svolta. La divisa unica europea ha virato al ribasso dopo l'incontro dei banchieri centrali che si è tenuto a fine agosto a Jackson Hole. L'appuntamento del Wyoming, in particolare, ha visto la Presidente della Fed, Janet Yellen, aprire a una stretta del credito che potrebbe essere anticipata rispetto a quanto scontato dal mercato. Sul fronte opposto, il numero uno della Bce, Mario Draghi, ha assicurato nuovo sostegno all'asfittica ripresa europea.

Politiche divergenti dunque, destinate a favorire sia l'apprezzamento del dollaro sia a far ritrovare più competitività all'euro. Questa dinamica dovrebbe diventare più evidente nei prossimi mesi per il 60% degli operatori che, nella ricerca di agosto, stimano la divisa unica ‘in calo' (erano al 55% a luglio). Per il 4% degli operatori potra' esserci addirittura un "forte calo" (3% nel mese precedente). In questo contesto sono da rilevare anche la lieve correzione (al 25% dal 28%) di chi lo vede ‘stabile' e il calo (al 10% dal 14%) di chi lo stima ‘in rialzo'.

Le iniziative monetarie a favore dell'economia e, di riflesso, dei mercati finanziari continuano a rasserenare anche lo spread che, secondo sempre più operatori (il 59% in agosto contro il 36% di luglio), si collocherà nei prossimi mesi sotto i 150 punti base (nella fascia 125-150 punti base). Non mancano gli ‘ottimisti' (il 14% lo stima a 100-125%) e i ‘super-ottimisti', ovvero quelli che lo indicano tra 75 e 100 punti, raddoppiati rispetto a luglio (al 6% dal 3%). Insomma, con l'80% degli operatori che lo vede ampiamente sotto i livelli attuali, lo spauracchio dello spread è per ora scomparso. Adesso i mercati, per riprendere a correre davvero, aspettano solo le riforme strutturali dei Governi.

I bassi rendimenti alimentano la propensione al rischio degli investitori
La crisi finanziaria sta cambiando l'atteggiamento degli investitori che, davanti alla perdurante contrazione dei margini cui abbiamo assistito sui mercati più tradizionali, si stanno guardando intorno per capire dove collocare al meglio la liquidità. Ma il ‘mare' che si trovano ad attraversare presenta molte incertezze e, di riflesso, i rischi crescono in modo esponenziale. È un fenomeno, molto sentito dagli esperti, piuttosto diffuso e che vale la pena seguire perché potrebbe nascondere insidie per la tenuta dei mercati. Infatti il 78% degli operatori che hanno partecipato al sondaggio ha espresso, secondo il presidente di Assiom Forex, Giuseppe Attanà, "il sostanziale timore che il lungo perdurare di rendimenti di mercato assai bassi, come quelli attuali, possa determinare una propensione al rischio sempre maggiore da parte degli investitori". Questi infatti propendono per natura verso i rendimenti più interessanti, cosa che però li espone a incognite.

Per la crescita non basta la ‘generosità' della Bce, ora tocca alla politica
Nell'Eurozona la sola politica monetaria, pur ai livelli super-accomodanti che ha ormai raggiunto, non basta a fare ripartire l'economia. Adesso, secondo un'ampia maggioranza degli operatori finanziari che hanno partecipato alla ricerca di agosto condotta da Assiom Forex - assieme a ‘Il Sole 24 Ore Radiocor' - tocca ai Governi adottare quelle misure di cui più volte i banchieri centrali hanno sottolineato l'urgenza. Misure che, sostengono gli esperti, devono essere in grado di dare una vera svolta alla situazione di stallo in cui la congiuntura è caduta. Alla domanda se "le nuove aste a lungo termine lanciate da Bce siano sufficienti a rilanciare l'economia europea in assenza di azioni governative", ben l'82% degli operatori ha risposto di ‘no'. Una percentuale così elevata che, secondo il presidente di Assiom Forex Attanà, non fa altro "che confermare i limiti delle azioni di politica monetaria, in assenza di misure strutturali dei Governi". La strada, per l'ennesima volta, l'ha indicata Mario Draghi nel suo discorso a Jackson Hole. Il Presidente della Bce, in particolare, ha sottolineato che "la flessibilità già prevista dalle regole esistenti potrebbe essere usata per meglio sostenere la debole ripresa e per fare spazio al costo per le necessarie riforme strutturali". Inoltre ritiene che le riforme strutturali sul lavoro non siano "più rinviabili" e che, con meno austerità, le politiche di bilancio potrebbero essere più favorevoli alla crescita.

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