Notizie Italia«Così la Germania è tornata competitiva»
Parla il leader degli industriali tedeschi: «Così la Germania è tornata competitiva»
dal nostro inviato Nicoletta Picchio | 06 settembre 2014
CERNOBBIO - «L'incremento era inatteso. È un segnale positivo, dimostra la forza dell'economia tedesca. Stiamo soffrendo un po' a causa delle sanzioni nei confronti della Russia. Ma si tratta solo di una quota rispetto al totale dei mercati verso cui esportiamo. Anche se nel secondo trimestre c'è stata una riduzione della crescita, in Germania le condizioni rimangono buone». Ulrich Grillo è dal 2013 presidente della Bdi, la Confindustria tedesca. Il dato, con l'aumento della produzione industriale dell'1,9% a luglio lo apprende mentre è a Cernobbio, al Forum Ambrosetti, dove oggi è in programma un suo intervento alla tavola rotonda su come rilanciare la competitività in Europa.
Su questo ha le idee chiare: «Qualsiasi provvedimento che venga adottato nell'Unione europea deve essere valutato in base all'impatto sulla competitività, altrimenti non ci sarà crescita nel lungo termine». È una battaglia che sta conducendo in stretto contatto con la Confindustria italiana: ad ottobre si terrà il quarto forum italo-tedesco tra le due organizzazioni, a Bolzano: «Conosco bene Giorgio Squinzi e tanti colleghi italiani. Il forum è una buona occasione per discutere sulle problematiche che ci interessano per costruire reti tra di noi, valutare le sfide che abbiamo di fronte, puntare all'obiettivo del 20% di Pil in Europa generato dal manifatturiero. Un obiettivo da raggiungere e per cui bisogna agire, visto che la media europea è scesa dal 16 al 15 per cento».
Uno dei punti di forza della Germania, come sottolinea Grillo, è il mercato del lavoro: flessibilità e formazione sono i due capisaldi. Ma c'è un altro aspetto che il presidente della Confindustria tedesca sottolinea: il ruolo che hanno avuto i sindacati in questi anni: «Abbiamo sindacati forti e uniti, che hanno compreso l'importanza della posta in gioco per il futuro del manifatturiero e hanno presentato richieste salariali ragionevoli». E su quelli italiani dice: «Non li conosco bene, mi sembra però che non abbiano capito bene le cose come quelli tedeschi e che siano impegnati a tutelare la forza lavoro senza prestare sufficiente attenzione alle necessità dell'economia».
È al modello tedesco che guarda il governo per realizzare la riforma del mercato del lavoro. Le riforme dell'epoca Schröder sono state per la Germania una chiave di volta anticrisi?
Fino a 10 anni fa la Germania era il malato d'Europa. L'ex cancelliere tedesco ha introdotto più flessibilità nel mercato del lavoro, oltre ad altre misure sociali ed un aumento dell'età pensionabile. La riforma del mercato del lavoro ha portato una maggiore flessibilità e quindi competitività per le aziende. Ci sono stati altri interventi su questa linea: per esempio la possibilità, decisa 5 anni fa, di utilizzare un lavoratore per il 50-60% dell'orario, pagandolo di conseguenza, mentre il resto è a carico dello Stato, con l'obbligo per il dipendente di fare formazione. Un elemento di flessibilità, come l'utilizzo dei contratti a tempo determinato.
Accanto alla flessibilità, la formazione: le imprese italiane apprezzano il modello tedesco per l'apprendistato, l'alternanza scuola-lavoro.
È estremamente importante che il lavoratore sia preparato, e quindi fare investimenti in formazione se si vuole una forza lavoro che renda l'azienda competitiva. Addirittura il modello dell'alternanza formazione-lavoro è esportato dalle grandi aziende tedesche che vanno all'estero, in Cina e negli Stati Uniti.
Lei ha rimarcato il ruolo del sindacato: è stato così determinante?
Sì, hanno capito che è meglio un buon lavoro per l'80-90% dei lavoratori che uno stipendio più alto per il 10-20 per cento. Oggi stanno chiedendo aumenti più alti e li otterranno, perché la situazione tedesca è migliorata. È importante inoltre che questi temi siano trattati dalle parti sociali, senza intervento della politica. Abbiamo il salario minino e questo non ci piace. Sindacati e imprenditori devono tenere presente che l'aspetto più importante è aumentare la produttività. Temi che vanno negoziati dalle parti sociali senza interferenze della politica.
L'aumento della produzione industriale tedesca è un segnale positivo, le tensioni internazionali che hanno pesato sull'andamento negativo del Pil comunque restano: ha timori per il futuro?
La Germania è un Paese forte ma non troppo forte. Le tensioni geopolitiche e le incertezze che generano sono negative per gli investimenti, sia nel Paese che all'estero. Ma la Germania è solida e riuscirà a superare questa situazione.
Come vede il futuro del nostro Paese?
Mi auguro che l'Italia ritrovi competitività. L'Europa forte ha bisogno di una Germania forte, ma anche di un'Italia e di una Francia forti. Ecco perché auspichiamo che Renzi e il suo team prendano decisioni tali affinché l'Italia ritrovi competitività.