Notizie ItaliaIntesa, statuto verso la riforma. Board ristretti, più peso ai fondi
Intesa, statuto verso la riforma. Board ristretti, più peso ai fondi
dal nostro inviato Marco Ferrando | 6 settembre 2014
CERNOBBIO - La riforma soft dello statuto di Intesa Sanpaolo, con le modifiche richieste espressamente dalla Banca d'Italia, è stata avviata a luglio con una doppia delibera da parte dei due consigli, e ora si attende il via libera da parte della Vigilanza, come anticipato il 27 agosto scorso da Il Sole 24 Ore. Ma un'altra riforma, potenzialmente più hard perché andrà a incidere più pesantemente sulla composizione qualitativa e quantitativa dei consigli (che potrebbero diventare uno solo se si optasse per l'addio al duale) partirà nelle prossime settimane.
Punto di partenza, la valutazione dei meccanismi di funzionamento degli attuali consigli. Un passaggio in cui la banca si farà assistere da un advisor esterno (in fase di reclutamento), come ha dichiarato ieri il presidente del Consiglio di Gestione, Gian Maria Gros-Pietro, a Cernobbio per il workshop The European House - Ambrosetti. Quindi, individuato l'advisor e completata l'analisi, la parola passerà ai consigli veri e propri, che entro la fine del mandato valuteranno quali modifiche presentare all'assemblea.
Come noto, un tema è quello dei numeri. La circolare 285 della Vigilanza prevede che per le banche con sistema duale il tetto sia di 22 consiglieri in totale, mentre lo statuto di Intesa attualmente ne prevede fino a 32; si può superare il tetto – motivandone la scelta – ma una riduzione pare indispensabile. Chi rinuncerà a qualche posto? Difficilmente i manager (nel caso in cui si confermasse il duale, potrebbero addirittura diventarne l'unica componente), probabilmente le Fondazioni. Che nell'attuale Sorveglianza hanno visti eletti 19 consiglieri (su 21) dalle loro due liste.
«Duale o no, bisogna riflettere su cosa è importante nel futuro», ha detto ieri Gros-Pietro, ricordando poi che «la composizione degli azionisti è cambiata»: «Oggi l'azionariato è per oltre il 50% agli investitori istituzionali esteri», ha aggiunto, «e anche l'atteggiamento delle Fondazioni è cambiato». Due sottolineature non casuali, che lasciano intendere però quali strade saranno valutate insieme alla riduzione del board: nel caso in cui si vogliano assegnare più posti ai fondi si potrebbe optare per una revisione dei meccanismi di elezione attraverso le liste; diversamente, si valuterà un maggiore coinvolgimento di questi azionisti direttamente nella fase di elaborazione delle liste, che a questo punto sarebbero miste tra le Fondazioni e i fondi.
«Noi – ha ribadito ieri il banchiere – stiamo lavorando seriamente sul sistema di gestione della banca». Facendo intendere, così, che ogni opzione sarà presa in considerazione: il duale non sembra più una condictio sine qua non per nessuno degli azionisti pesanti, dunque è probabile che si rifletta sugli equilibri interni, tra i consigli e dentro i consigli della banca; che proprio ieri tra l'altro è tornata oltre la soglia dei 40 miliardi di capitalizzazione di Borsa.
@marcoferrando77