Notizie ItaliaCantone: serve una battaglia contro la corruzione
Cantone: serve una battaglia contro la corruzione
di Paolo Bricco | 7 settembre 2014
Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, dipinge a Cernobbio un quadro del Paese in cui i colori scuri prevalgono sui colori chiari. Non lo fa soltanto in virtù della sua esperienza da magistrato sul campo, che in Campania ha contribuito a infliggere colpi duri alle organizzazioni criminali camorristiche, in particolare al clan dei Casalesi. Né, appunto, esclusivamente nella sua veste istituzionale di capo di questa nuova authority, che per esempio sta svolgendo un lavoro intenso per garantire la trasparenza (e la continuità) dei cantieri di Expo Milano 2015.
Lo fa anche come analista che confronta i numeri e i dati, per capire realmente a che punto è la notte italiana. E' vero che l'Italia è segnata da un degrado etico e civile, preludio a quello giudiziario economico? A guardare le statistiche sui processi, parrebbe di no. Le statistiche grezze, infatti, mostrano una Italia che, dal punto di vista strettamente numerico, è in linea con gli standard europei.
Tuttavia, nel momento in cui si passa dai meri dati grezzi a indicatori elaborati da ricerche internazionali, che mostrano le tendenze di lungo periodo e forniscono indicazioni sull'efficienza dell'affermazione della legalità e dell'eliminazione dell'illegalità, ecco che l'Italia precipita in qualunque classifica. E, di solito, peggio del nostro Paese fanno soltanto la Grecia e la Bulgaria. Peraltro, esiste anche una esperienza della quotidianità da cui traspare il livello del deterioramento italiano.
Le inchieste più clamorose mostrano l'affiorare, al di sopra del pelo dell'acqua sotto cui non si vede nulla ma molto si intuisce, di cartelli e personaggi che controllano interessi economici e sistemi degli appalti. E, peraltro, questo accade in una Paese in cui un pezzo di classe dirigente ha "l'orticaria" di fronte ai controlli. Un Paese in cui esiste anche un meccanismo – senz'altro involontario, ma reale – di influenza negativa del quadro istituzionale: per esempio, la Riforma del Titolo Quinto della Costituzione ha moltiplicato i centri di spesa, senza provvedere alla creazione di corrispondenti meccanismi di controllo. E, a favore di una rivisitazione "riduttivista" del falso in bilancio, Cantone ha ricordato come si coalizzò un'ampia parte della classe dirigente italiana.
Il punto, però, è l'insostenibilità di una fisiologia sociale ed economica che, in alcuni suoi gangli, ha una componente patologica. A tutto questo, per fortuna, corrisponde una reazione. Infatti, due anni fa c'è stata una prima legge che ha provato ad affrontare – con tutti i suoi limiti – in modo organico il problema della corruzione. Una legge che, provando a responsabilizzare la pubblica amministrazione, ha contribuito ad incrementare la cultura della trasparenza. Un passo in avanti preliminare all'edificazione dell'Autorità nazionale anticorruzione, che vuole avere una filosofia e una pratica di lavoro "aperte". Non a caso, Raffaele Cantone ha espresso apprezzamento per l'opera sulla legalità e contro le organizzazioni criminali compiuta da tanta parte della società italiana, non ultima Confindustria. Tanto che, ha ricordato, quanto possa fare Confindustria, che molto ha fatto contro le mafie, per intensificare nella societa' italiana la cultura della legalita'. "Se passa l'idea che la lotta alla corruzione puo' essere conveniente c'e' la speranza di ottenere risultati", ha detto Cantone.