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Asmussen: «Più investimenti per creare lavoro»
Dal nostro inviato Isabella Bufacchi | 7 settembre 2014
Cernobbio. «In Europa servono più investimenti per creare più posti di lavoro. È la priorità. Ma nell'Eurozona c'è una grande disparità tra i paesi che hanno spazio nel bilancio dello Stato per investire e altri che non possono farlo: per questo dobbiamo usare gli strumenti europei a disposizione come la Bei che secondo me può fare molto di più. La crisi non è finita e non finirà definitivamente fino a quando non avremo risolto il problema della disoccupazione, che ha raggiunto livelli politicamente insostenibili e inaccettabili, e il problema del debito, pubblico o privato».
Disoccupazione e debito sono per Jörg Asmussen, segretario di Stato del ministero del Lavoro tedesco, i due nodi che assieme l'Eurozona deve riuscire ad affrontare per uscire dalla crisi, agendo su tre fronti: «Riforme strutturali per la competitività, con in cima per l'Italia quella del mercato del lavoro, politiche fiscali sostenibili e politica monetaria per la stabilità dei prezzi».
Asmussen è stato invitato al workshop Ambrosetti a Cernobbio per la tavola rotonda sul lavoro. Ma come ex-membro del comitato esecutivo della Bce, considerato vicino a Mario Draghi, la sua visione resta a 360 gradi. Anche per lui la riforma del mercato del lavoro è una priorità per l'Italia ma ci tiene a precisare che «l'Italia aveva un problema di disoccupazione giovanile anche prima di questa grande crisi, che si è aggravata con la crisi: il fatto che i giovani non riescano a entrare nel mercato del lavoro è un problema di lunga data in Italia e dimostra che la struttura del mercato del lavoro non funzionava prima della crisi e che la riforma dovrà trovare il giusto equilibrio tra la sicurezza e la protezione da un lato e la flessibilità dall'altro lato, perché il problema è tra chi è già dentro il mercato del lavoro e chi è fuori e non riesce ad entrarvi».
Matteo Renzi indica la Germania come un modello da copiare ma per Asmussen questo non funziona perché in Eurozona i paesi non si devono copiare l'un l'altro ma devono essere complementari e dunque diversi tra loro per poi unirsi ed essere più competitivi nei confronti di Cina, India, Stati Uniti, Brasile. «In Germania abbiamo un detto, quando indichi qualcuno con un dito, le altre tre dita puntano verso di te», risponde quando interrogato su Renzi che vuole copiare la riforma tedesca del mercato del lavoro. «La riforma in Germania ha funzionato perché c'erano delle precondizioni perché potesse funzionare: inutile copiare la riforma tedesca senza quelle precondizioni», afferma.
La competitivà è un processo continuo, dice Asmussen, «che dipende dalle riforme a livello micro». E per spiegare il concetto, si rifà alla Germania. «Anche la Germania ha bisogno adesso di riforme strutturali, ora che l'occupazione è a un livello alto. Stiamo raccogliendo adesso i frutti delle riforme che abbiamo fatto dieci anni fa. Dobbiamo ora andare avanti». E quali sono le riforme strutturali di cui ha bisogno la Germania? «Infrastrutture, istruzione, sistemi più moderni per l'immigrazione e per la tassazione».
La politica monetaria da sola non basta, ripete Asmussen, e la Bce per avere successo ha bisogno che abbiano successo anche le altre misure necessarie, a livello europeo politiche fiscali sostenibili e a livello nazionale riforme strutturali. Ma su un punto insiste: più investimenti per creare più posti di lavoro. I paesi che hanno spazio per investire, perché i loro conti pubblici lo consentono, dovranno farlo mentre quelli che non hanno spazio di manovra e non possono aumentare il debito dovranno poter contare sugli strumenti europei esistenti come la Bei. E se si usasse la potenza di fuoco dell'Esm per gli investimenti e non per i salvataggi? «Non sono d'accordo, l'Esm serviva, ha funzionato come strumento di gestione delle crisi europee e non va smantellato».