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Commercianti e artigiani di Torino al test di antimafia

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Il Comune di Torino ha realizzato un'indagine tra gli operatori economici nell'ambito dei lavori della Commissione speciale per la promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi presieduta dalla consigliera comunale Fosca Nomis. L'iniziativa è una tra le 10 buone pratiche amministrative presentate da Avviso Pubblico due settimane fa nel corso degli stati generali dell'antimafia a Roma.

È stata finanziata dal Consiglio comunale di Torino, dalla Camera di Commercio e dall'Università degli Studi di Torino e condotta da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di culture, politica e società, composto da Rocco Sciarrone, nel ruolo di coordinatore, Joselle Dagnes e Luca Storti.

Mediante un questionario sono stati sondati i comportamenti, gli atteggiamenti e le rappresentazioni di commercianti, esercenti della ristorazione e artigiani riguardo alle condizioni di legalità e al rischio di infiltrazione mafiosa. In tutto sono stati raccolti 501 questionari, grazie a una campagna di distribuzione condotta da volontari dell'associazione Libera. Sono stati selezionati operatori economici attivi in aree ad alta densità commerciale all'interno di quattro zone di Torino: Barriera di Milano, Mirafiori Nord e Santa Rita, Vanchiglia-Vanchiglietta, San Donato.

Riguardo alla sicurezza, si nota il dato negativo di Barriera di Milano: il 50,4% ritiene il quartiere insicuro. Le altre zone investigate raggiungono livelli abbastanza soddisfacenti nella percezione delle condizioni di legalità. I quartieri considerati più sicuri (68% di coloro che hanno risposto) sono Mirafiori Nord e Santa Rita. A fare la differenza in negativo sembrano forme di criminalità visibili in strada: spaccio, prostituzione, risse, aggressioni e vandalismo. In particolare, spaccio e prostituzione sono segnalati come significativamente presenti in Barriera, rispettivamente dal 90,6% e dal 42,5% di coloro che hanno risposto.

In tutte le zone si rilevano valori elevati per quanto riguarda i furti sia nei negozi sia nelle abitazioni. In tutti e quattro i quartieri i fenomeni illegali vengono percepiti in aumento, in particolare in Barriera di Milano, mentre la situazione più stabile pare essere quella di San Donato.

A fronte di questi problemi avanza la richiesta di una maggiore sicurezza nelle pene (91,7%) e di più presidi delle forze dell'ordine (90,1%). Inoltre, sarebbero valutate positivamente misure di sostegno per fronteggiare la crisi economica (90%) e di contrasto alla criminalità straniera (84%). Quasi l'80% giudica utili interventi di riqualificazione urbana e ambientale, mentre soltanto il 48% ritiene efficace l'azione delle associazioni di categoria.

In relazione alla mafia è ben chiaro a commercianti e artigiani che si tratta di una forma particolare di criminalità organizzata che si irradia nell'economia e nella politica (60%), provocando danni irreversibili all'economia (89%), più che non una mentalità diffusa in una parte del paese (8%). Coerentemente a questa rappresentazione, prevale l'idea che per sconfiggere la mafia vadano aggredite le forme di collusione (27%) e colpiti i patrimoni mafiosi (15%), ma che sia necessario anche rendere vantaggioso e privo di rischi per i cittadini denunciare i mafiosi (14%).

È una battaglia che non viene considerata persa, malgrado soltanto il 39% si dichiari certamente convinto che la mafia possa essere sconfitta (a fronte di un 44% che lo ritiene possibile e di un 17% che ritiene che non vi sia nulla da fare). Poco inclini a condividere l'idea che la presenza mafiosa in città sia pervasiva, gli intervistati ritengono che la mafia sia attiva soprattutto nel traffico di stupefacenti (86,5%), nel tentativo di controllare gli appalti (63%), in attività economiche nel settore edile (54%) e nell'usura (53%). Anche se l'esito di recenti operazioni giudiziarie ha reso palese il fenomeno, i commercianti che hanno risposto non sono stupiti di vedere dimostrata la presenza mafiosa: il 63% risponde «non mi sono stupito, perché si sapeva già». Tuttavia, alla domanda «sarebbe disposto a testimoniare in un processo con imputati mafiosi?», soltanto uno su cinque risponde affermativamente, senza tentennamenti, mentre il 43% lo ritiene possibile solo a condizione di tutele personali e familiari certe, e ben il 37% si dichiara non disponibile, soprattutto per paura, perché poco utile o perché «lo Stato non lo merita».

Tra i fattori che favoriscono la diffusione delle mafie al Nord vengono indicati, oltre alla capacità dei gruppi criminali di estendere il raggio dei loro traffici illeciti (92,3%), gli elevati livelli di corruzione economica e politica (92,7%) e la disponibilità da parte della politica e degli imprenditori a ricavare profitto e benefici dalla presenza mafiosa (86,8%).

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