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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2014 alle ore 08:23.
L'ultima modifica è del 11 novembre 2014 alle ore 08:24.
Risanare investendo. Aumentare il bilancio della Bce di 1.000 miliardi di titoli per immettere liquidità significherebbe acquistare anche obbligazioni non finanziarie di ogni tipo e di dubbia affidabilità. È una soluzione ardua (vista l'opposizione della Germania) e anche discutibile perché la Bce non può diventare il dominus di tutta la politica economica della Uem senza avere un potere reale per finalizzare la liquidità al rilancio degli investimenti a cominciare da quelli in infrastrutture ritenuti adesso i più efficaci . Per questo una azione politica coordinata (basata sul convincimento e non sulla polemica) di Francia ed Italia nei confronti della Germania dovrebbe puntate ad una modifica del trattato internazionale dello Esm (European Stability Mechanism). Non è infatti pensabile che questo potente strumento di politica economica (le cui obbligazioni hanno avuto un'ottima accoglienza sui mercati)sia stato costruito per rendere disponibili 50 miliardi di euro ai Paesi in difficoltà!
Bisognerebbe quindi trasformarlo in un Esim (European Stability and Investiment Mechanism) portando, tramite emissioni obbligazionarie, la sua capacità di intervento agli attuali 500 miliardi (di cui solo circa 50 già impegnati) a 1500 miliardi. L'Esim dovrebbe quindi emettere i 1.000 miliardi di "Eurosurplusbond" (da appogiare col tempo anche su garanzie reali come da noi proposto per gli "EurounionBond") a lunga scadenza ed a tassi indicizzati all'inflazione, ma mai superiori all'obiettivo inflazionistico del 2%, che dovrebbero essere acquistati dalla Bce. L'Esim dovrebbe suddividere quindi i 1.000 miliardi in due parti. La prima per acquistare all'emissione titoli di stato a lunga scadenza dei Paesi della Eurozona in proporzioni che tengano conto delle quote di partecipazione all'Esim e di quelle dei loro avanzi primari calcolati su ampi periodo di tempo. Ne deriverebbe un incentivo ad aumentare gli avanzi primari con effetti benefici sul debito senza penalizzare un paese per quello pregresso e per gli interessi abnormi sullo stesso. Questa ipotesi di Eurosuplusbond significa anche un'ulteriore finalizzazione dei surplus primari che Marco Fortis ha da tempo proposto (e non solo perché l'Italia dal 1999 al 2013 ne ha generati per quasi 400 miliardi e la Germania per 330 mentre la Francia è andata in negativo per 304 miliardi). Tutto ciò contribuirebbe a ridurre o stabilizzare i debiti sul Pil. Un'altra parte degli Eurosurplusbond andrebbe a finanziare programmi di investimenti(magari quelli prefigurati da Juncker) che potenzierebbero anche il partenariato pubblico-privato.
Una conclusione. Gli investimenti pubblici in infrastrutture, per completare e rinnovare quelle della Uem, sono una scelta urgente e possibile par riavviare la capacità produttiva inutilizzata e l'occupazione. Il tutto favorito da tassi di interesse ai minimi storici e dall'impegno della Bce a mantenerli tali per un lungo periodo di tempo per riagganciare il 2% di inflazione. Prometeia nel suo rapporto di ottobre(in linea con quello del Fmi) ha stimato che investimenti pubblici razionalmente distribuiti tra i Paesi Membri della Uem avrebbero un effetto espansivo sul Pil di circa l'1,4%. Non poco anche per ridare fiducia alle imprese e quindi per generare ulteriori effetti moltiplicativi non calcolabili a priori.
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