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Palermo sottrae 530 immobili a Cosa nostra e ci mette caserme

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«Segui i soldi e troverai la mafia»: a dirlo era il giudice Giovanni Falcone, fatto saltare in aria con la moglie e tre uomini di scorta il 23 maggio 1992 nella strage di Capaci (Palermo).

Lui, che per primo capiì l'importanza di colpire il portafoglio delle mafie per prosciugarne la potenza economica e finanziaria, sarebbe felice di sapere che proprio a Palermo lo Stato si è riappropriato di 530 immobili nei quali Cosa nostra aveva riciclato i soldi.

Falcone sarebbe felice di sapere che tra i beni strappati a Cosa nostra c'è da anni anche l'hotel San Paolo Palace, di proprietà della famiglia Graviano, prima che gli fosse confiscato, il cui ruolo, nella strage di Capaci, sta assumendo nuovi contorni grazie alle indagini dei magistrati di Caltanissetta. In quell'albergo di lusso - che conta 280 camere - una suite tra le dieci a disposizione, era sempre a disposizione della famiglia Graviano che lì organizzava i summit più importanti.

Proprio in quell'hotel, una volta simbolo della potente cosca di Brancaccio-Ciaculli, il ministro dell'Interno Angelino Alfano a fine ottobre ha assegnato 530 immobili, appartamenti e interi edifici confiscati alle famiglie di Cosa nostra, destinati alla Questura di Palermo, all'Arma dei Carabinieri, alla Guardia di finanza, al Tribunale di Palermo, all'Archivio notarile dello Stato, alla Regione Sicilia, al Comune di Palermo e a numerosi altri Comuni della provincia palermitana e di quella trapanese. Molti di questi Comuni utilizzeranno i beni assegnati per il trasferimento di uffici, risparmiando notevolmente sui costi degli affitti. Lo Stato risparmierà anche sui costi per gli alloggi di servizio e per le strutture, secondo le varie esigenze delle diverse forze di Polizia.

«E' stata una giornata molto positiva – ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando – perché ci troviamo di fronte alla prima vera significativa consegna di immobili confiscati alla mafia degli ultimi cinque anni. In questo modo potranno trovare adeguata sede la polizia municipale e alcuni uffici comunali, uscendo definitivamente dalla politica degli affitti e si potrà procedere a dare risposta ad esigenze abitative e sociali». «L'aggressione ai beni criminali è una strategia che fin qui ha funzionato alla grande. Insieme al carcere duro, la confisca e il sequestro dei beni ai mafiosi sta dando risultati straordinari. Il messaggio è questo: attraverso il Fondo unico della giustizia finanziamo le forze che combattono la mafia con le risorse sottratte alla mafia. Per non dare argomenti alla mafia occorre ripartire dal mantenimento dei livelli occupazionali delle aziende epurate dal doping mafioso. Per questo motivo dobbiamo contare sulla professionalizzazione dei soggetti che le gestiranno e sulla accelerazione dei tempi di assegnazione», ha dichiarato invece il ministro Alfano.

«Prossimamente riuniremo il consiglio direttivo e avremo la possibilità di dare un altro migliaio di beni, questi li stiamo consegnando di urgenza per una serie di emergenze, non lavorative, però, questo è un tema su cui si esasperano i toni» ha invece detto il prefetto Umberto Postiglione, direttore dell'agenzia nazionale dei beni. «Bisogna ricordare - ha aggiunto - che i lavoratori collegati alle imprese confiscate sono in tutta Italia 1.200, di cui 900 in Sicilia e 300 nel resto di Italia. Faremo il possibile con gli strumenti e le norme che abbiamo a disposizione, questo è un segno concreto dei risultati che possiamo raggiungere, ma è appena l'inizio. Non ho rapporti critici con nessuno - ha poi sottolineato il prefetto alla domanda su eventuali divergenze con la presidente delle misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, nella gestione dei beni - ho piuttosto rapporti con alleati che mi stanno dando una mano a mettere in luce tutti gli aspetti di una situazione complessa. Con la presidente Saguto abbiamo chiarito tante cose, basta dialogare e i problemi si risolvono».

Falcone sarebbe stato felice anche di sapere che dal 3 novembre i contingenti di rinforzo delle forze di polizia in servizio nella provincia di Trapani possono alloggiare nel residence Torre Xiare, alle pendici del Monte Erice. Anche in questo caso è un bene confiscato alla mafia. Anche in questo caso lo Stato, che ha stipulato una convenzione con la società che gestisce la struttura a 350 metri dal mare, ci guadagnerà. Con la convenzione, infatti, viene garantito il mantenimento dei livelli occupazionali e l'utilizzo della struttura alberghiera anche nel periodo invernale.

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