«Una splendida giornata», canticchia Matteo Renzi alla fine di questo lungo giorno di consultazioni, telefonate, incontri e faccia a faccia in vista del voto di domani per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Il clou è stato il pranzo di circa due ore tra Renzi e Berlusconi, arrivato accompagnato da Gianni Letta e Denis Verdini. Un vertice ancora interlocutorio, che sarà ripetuto forse già domani. Con il premier orientato su Sergio Mattarella (che potrebbe contare sul “sì” della minoranza dem) e il Cavaliere tentato dall’opzione Giuliano Amato. Ma dello stallo (e dei veti incrociati) potrebbe beneficiare un terzo nome. Chi? Per ora l’unica certezza è che nei primi tre scrutinii anche Forza Italia, come i centristi e come molto probabilmente il Pd, voterà scheda bianca. L’assemblea dei grandi elettori Pd nella quale potrebbe essere ufficializzato il candidato da votare a partire dal quarto scrutinio a maggioranza semplice è stata convocata per domani alle 13, a poche ore dall’inizio della prima votazione, fissata alle 15.
Guerini: si parte e si arriva a Mattarella
«Si parte» dal nome di Sergio Mattarella e «si arriva» a Mattarella, ha dichiarato il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini all’uscita dalla Camera, dopo aver incontrato alcuni esponenti del suo partito tra cui Beppe Fioroni e i giovani turchi Matteo Orfini e Andrea Orlando. «Stiamo lavorando, la nottata è lunga», ha risposto Guerini a chi gli chiede se ci sia stata una riunione.
Berlusconi: dev’essere un politico esperto
Subito dopo il vertice con Renzi, Berlusconi ha incontrato alla Camera i grandi elettori di Forza Italia. E in quella sede ha fatto definitivamente tramontare l’ipotesi, da lui stesso ventilata nelle scorse settimane, di un candidato di bandiera per le prime tre votazioni (Antonio Martino). Anche per gli azzurri, dunque, l’indicazione è votare scheda bianca. Il Cavaliere, che a stretto giro rivedrà Renzi, ha ammesso: «Non abbiamo ancora individuato un candidato». Ma l’identikit è stato tracciato: il prossimo presidente, ha detto il leader di Fi, deve essere un politico esperto, conosciuto a livello internazionale, che abbia ricoperto incarichi istituzionali importanti, che sia conosciuto e popolare tra gli italiani, stimato all’estero, con buon senso, che non abbia dichiarate inimicizie e che non sia una figura radicata nel partito di sinistra. «Abbiamo avuto la sfortuna di avere sempre presidenti della Repubblica a noi contrari e che hanno ostacolato la nostra azione politica e la nostra rivoluzione liberale», ha spiegato Berlusconi, lanciando un nuovo avvertimento al premier.
Renzi: tutti hanno chiesto politico, no a veti di Fi
Ma Renzi già stamattina all’assemblea dei deputati del Pd aveva chiarito: «Sono contraente del patto del Nazareno e lo rivendico, ma questo non significa che per il capo dello Stato prendiamo il loro nome. Non accetto diktat». Dopo l’incontro con Berlusconi Renzi ha fatto il punto a palazzo Chigi con la delegazione del partito che ha partecipato al giro di consultazioni con tutti i partiti (tranne il M5s) ieri nella sede del Nazareno: il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, quello al Senato Luigi Zanda, il presidente Matteo Orfini, i vicesegretari Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani. Renzi ha riferito all’assemblea che tutti i gruppi, ad eccezione di Fdi, hanno chiesto per il candidato presidente un «profilo politico». E ha ribadito che il Pd deve avere «un ruolo massimo e centrale» nell’elezione del Presidente. Di qui il no ai veti e diktat di Forza Italia (pur ribadendo che «è un bene eleggere il capo dello Stato» con gli azzurri) che «non vuole qualcuno con una storia militante nel nostro partito». Renzi avrebbe poi accennato alla necessità di evitare di convergere su membri del Governo. Confermato il cronoprogramma sull’elezione «(non andare oltre il weekend»: Renzi ha chiesto di aumentare da due a tre gli scrutinii previsti per venerdì), con voto decisivo al quarto (sabato) o al massimo al quinto (domenica) scrutinio a maggioranza semplice (quorum 505 voti).
Domani alle 13 l’assemblea dei grandi elettori Pd
Rinviata invece a domani la decisione ufficiale sulla scheda bianca («che per me continua a essere la migliore ma decidiamo insieme») nelle prime tre votazioni a maggioranza qualificata. Domani alle 13, infatti, a poche ore dall’inizio del primo scrutinio (fissato alle 15) si terrà l’assemblea plenaria dei grandi elettori Pd. Qui uscirà probabilmente l’atteso nome («decideremo insieme una proposta definitiva e le modalità attraverso cui renderla esplicita»). Per ora il nome non c’è, «perché abbiamo deciso di trovarlo insieme», ha detto Renzi nell’incontro successivo con i senatori Pd. In questa sede il premier ha ribadito il metodo per la scelta del candidato: «Si parte dall’unità del Pd, poi ci si allarga agli altri senza esclusioni». E ha avvisato Pippo Civati (che ha lanciato il nome di Romano Prodi) e Nichi Vendola, fautori di un candidato “non Nazareno”: «Non si può fare il presidente della Repubblica contro qualcuno». La chiosa finale è stata: «Non possiamo sbagliare colpo, stavolta».
Gli ex M5S: sì a Mattarella, no ad Amato
Renzi ha incontrato alla Camera in serata una delegazione di ex 5 Stelle (Walter Rizzetto, Marco Baldassarre e Mara Mucci) ed è uscito canticchiando “Una splendida giornata” di Vasco Rossi. «Ci ha chiesto quanti siamo e quale orientamento abbiamo», ha raccontato Baldassarre. «Noi siamo circa 25 e non avanziamo una proposta. Lui non ci ha fatto nomi, ma gli abbiamo detto no ad Amato, ma non a Mattarella».
Area popolare: un democratico o un popolare
Stamattina, nella seconda giornata di consultazioni sul Quirinale, il primo incontro del premier è stato con il leader Ncd Angelino Alfano, che ha riunito nel pomeriggio presso la sede Ncd di via in Arcione a Roma i grandi elettori di Area Popolare: Ncd e Ucd. Fra questi anche Pier Ferdinando Casini, anch’egli ricevuto da Renzi in mattinata. Berlusconi e Alfano, assicurano fonti azzurre, si stanno tenendo in contatto telefonico. «Ci auguriamo che il prossimo presidente della Repubblica provenga da una delle due grandi forze politiche, la socialdemocratica e l’area popolare, e quindi possa riunire le forze impegnate per la riforma dello Stato», ha detto il coordinatore di Ncd Gaetano Quagliariello.
Bersani: strada ancora lunga
Subito dopo la riunione con i deputati e i senatori Pd, il premier ha avuto un breve incontro a palazzo Chigi con l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, l’unico in grado di garantire a Renzi la lealtà della maggior parte della minoranza del Pd (e a sorpresa entrato nella rosa dei nomi del M5S) . «Abbiamo cominciato a ragionare, abbiamo ragionato bene», ha detto Bersani. «La strada è ancora lunga, ci sono ancora alcuni giorni». Quanto ai nomi «ci sono delle personalità politiche». La minoranza Pd nel complesso pare disponibile a seguire il segretario. Da registrare l’incontro di quasi un’ora, alla Camera, tra Bersani, reduce dal faccia a faccia con Renzi, Speranza e Gianni Cuperlo. «Se potessi decidere io, Prodi presidente della Repubblica mi andrebbe benissimo, ma voterò per la candidatura che metterà in campo il Pd dopo questa fase di consultazione», ha dichiarato il senatore Vannino Chiti. Anche Civati continua a spingere per Prodi, mentre Stefano Fassina sostiene che Mattarella è il candidato che potrebbe unire il Pd. Più problematica la posizione del “falco” bersaniano Alfredo D’Attorre («Se M5s domani votasse Prodi il Pd dovrebbe valutare la situazione»).
Meloni e Salvini candidano Vittorio Feltri
Vittorio Feltri for president. È invece questa l’opzione che Giorgio Meloni (Fdi) e Matteo Salvini (Lega) hanno proposto «a chi non ci sta a votare scheda bianca» nella «parte di centrodestra che non si riconosce nel patto del Nazareno». In una conferenza stampa congiunta alla Camera, i leader della Lega e di FdI hanno annunciato la loro mossa: candidare al Quirinale il direttore del Giornale. In serata cena tra Bossi e Berlusconi.
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