Cinque ore di colloqui a Mosca, definiti «costruttivi», tra il presidente russo Vladimir Putin, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande, che hanno presentato al capo di Stato russo un piano per una de-escalation nell'Est dell'Ucraina. I tre leader si consulteranno nuovamente domenica al telefono per tirare le somme dei negoziati svoltisi a Kiev (ieri, con il presidente ucraina Petro Poroshenko) e a Mosca. In mancanza di una conferenza stampa finale il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha spiegato che i tecnici stanno cercando di definire un documento congiunto sull'attuazione dell'accordo per la tregua - mai rispettato - nelle regioni orientali ucraine raggiunto il 5 settembre scorso a Minsk e riconfermato, inutilmente, il 9 dicembre scorso.
Una lunga trattativa notturna, quella che si è svolta al Cremlino, per tentare di mettere fine a dieci mesi di guerra nel martoriato sud-est di un Paese ormai al collasso economico, con la grivnia, la moneta ucraina, scambiata a 25 per un dollaro, contro 9 di un anno fa. Dall’incontro a porte chiuse di oltre tre ore - seguito da una cena - senza membri delle delegazioni ed interrotto dopo un'ora e mezzo solo per una rituale foto di gruppo, non è trapelato nulla.
Ma il fatto che la cancelliera tedesca Angela Merkel, attesa sabato mattina per un intervento alla conferenza internazionale sulla sicurezza a Monaco di Baviera, abbia deciso di volare a Mosca per la prima volta dall'inizio del conflitto è stato interpretato da analisti e fonti russe come un «segno positivo». Prima di partire Merkel e Hollande avevano manifestato prudenza e scetticismo sulla possibilità di convincere il leader russo ad accettare un piano che - secondo indiscrezioni di stampa e le indicazioni della stessa Merkel - ha l'aria di essere una rivisitazione degli accordi di Minsk, ripetutamente violati da ambo le parti: immediato cessate il fuoco, arretramento delle armi pesanti, scambio di prigionieri, larga autonomia, ritiro di tutte le formazione illegittime armate e dei mezzi militari, controllo dei confini.
Le uniche varianti potrebbero essere la ridefinizione della linea di contatto, con il riconoscimento delle conquiste fatte nel frattempo dai ribelli e la sostituzione degli osservatori Osce con i caschi blu dell'Onu.
Diplomazia mondiale al lavoro
In queste ore la diplomazia mondiale lavora su più fronti per evitare una guerra in Europa mentre la stampa ucraina lancia l’allarme. Il fitto giro di telefonate, dichiarazioni e colloqui si muove lungo un triangolo fra Stati Uniti, Russia ed Unione europea: al centro l’Ucraina, a cui ieri la Nato ha promesso una forza di intervento rapida di 5mila militari in caso di «aggressione russa», eventualità non esclusa dal ministro degli Esteri americano John Kerry ieri a Kiev per incontrare il presidente Poroshenko; mentre un consigliere del Cremlino ha minacciato: i Baltici diventeranno terreno di scontro militare.
Avvertimento un po’ superato dagli eventi visto che è da almeno tre mesi che si registra nelle acque e nei cieli della regione un traffico di navi e aerei russi e dell’Allenanza che si spiano, si tengono d’occhio e fanno temere per un incidente con aerei di linea. Anche l’ex segretario Nato Rasmussen, legato a Putin da una solida inimicizia, conferma al quotidiano inglese Telegraph: «È altamente probabile» che la Russia attacchi un Paese baltico per mettere alla prova la determinazione della Nato a rispettare l'impegno alla difesa collettiva, intervenendo al fianco dell'alleato.
Stoltenberg: ai separatisti ingenti quantità di armi
Kerry e Lavrov, ministri degli Esteri di Usa e Russia, si incontreranno sabato a Monaco di Baviera alla fine della conferenza sulla sicurezza. Lavrov incontrerà anche il segretario generale Nato Jens Stoltenberg e lunedì probabilmente il rappresentante Ue Federica Mogherini.
«La situazione - ha spiegato oggi Stoltenberg - è assai grave, è critica: sostengo pienamente le nuove iniziative di Merkel e Hollande per trovare una soluzione politica» al conflitto che ha causato oltre 5.300 morti negli ultimi dieci mesi. I filorussi «sono avanzati ben oltre la linea di contatto iniziale, nelle ultime settimane hanno ricevuto notevoli rifornimenti di armi e ciò ha permesso loro di lanciare dei nuovi attacchi», ha spiegato Stoltenberg, sottolineando «le inizative aggressive» della Russia in questo contesto.
Il segretario della Nato dovrebbe incontrare il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov a margine dalla Conferenza internazionale sulla sicurezza in corso a Monaco di Baviera: «Ripeterò che la Russia deve rispettare il diritto internazionale e i propri obblighi internazionali».
Il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, intanto, ha ribadito che la Russia che «invia mercenari e blindati» nell'est Ucraina, non può «riscriverela mappa dell'Europa»: l'Ucraina «lotta per la sua sopravvivenza».
«I filorussi hanno conquistato 500 km quadrati in 5 mesi»
L'avanzata dei separatisti filorussi contro le truppe governative sembra inarrestabile nell'oriente ucraino: in cinque mesi hanno guadagnato 500 chilometri quadrati di territorio. Lo riporta la «Ukrainskaja Pravda» pubblicando online anche un'animazione sui cinque mesi di battaglia, utilizzando le mappe diffuse dai militari ucraini. Circostanze che renderanno ancora più complicate le trattative a Mosca nell'incontro tra Angela Merkel, Francois Hollande e Vadimir Putin, alla ricerca di una soluzione per la crisi ucraina.
Particolarmente sorprendenti i passi compiuti nel sud-est dell'Ucraina, verso la città di Mariupol, così come intorno a Donetsk. L'animazione e il testo descrivono come, da quando il cessate il fuoco deciso a Minsk è entrato in vigore, a settembre, i combattimenti sono comunque continuati e i separatisti filorussi hanno preso un grosso vantaggio. La spinta verso Mariupol è iniziata ai primi di settembre 2014. «Esattamente cinque mesi fa - il 5 settembre - a Minsk al President Hotel, rappresentanti delle autorità ucraine e russe e l'OSCE hanno firmato un protocollo sul cessate il fuoco nel Donbas, che doveva iniziare dalle ore 18.00 dello stesso giorno» scrive il quotidiano.
Scontri e corridoi umanitari
Sul terreno la situazione resta pesante. Almeno tre persone sono morte nelle ultime 24 ore nel sud-est ucraino. I separatisti riferiscono di due civili uccisi a Donetsk dai bombardamenti di artiglieria e di altri nove feriti. Il portavoce dello Stato maggiore delle forze armate ucraine, Vladislav Selezniov, fa sapere che un militare è stato ucciso e altri 25 sono rimasti feriti.
Zorian Shkiriak, consigliere del ministro dell'Interno ucraino Arsen Avakov, conferma su Facebook l'apertura di un corridoio umanitario per consentire l'evacuazione dei civili dalla zona di Debaltseve, nuovo fronte caldo del conflitto nel Donbass.
A causa di aspri combattimenti nella regione centrale di Donetsk in Ucraina orientale sempre più persone sono costrette alla fuga, al punto che il numero di sfollati interni (IDP) registrati in Ucraina è ormai vicino al milione. Attualmente il Ministero delle politiche sociali dell'Ucraina riporta un numero totale di 980mila sfollati interni registrati a livello nazionale - una cifra che dovrebbe aumentare ulteriormente dal momento che sono ancora in corso le operazioni di registrazione di altre persone appena sfollate. Inoltre, a partire da febbraio 2014 circa 600mila ucraini hanno chiesto asilo o altre forme di soggiorno legale nei paesi confinanti, in particolare nella Federazione russa, ma anche in Bielorussia, Moldavia, Polonia, Ungheria e Romania.
© Riproduzione riservata