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Dossier Il “derby” di Macron, sponsor italiano della Scozia

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Dossier | N. 68 articoliRugby / Speciale 6 Nazioni

Il “derby” di Macron, sponsor italiano della Scozia

Scozia-Italia di rugby? Un derby. Così come, sulla sponda calcistica, Lazio-Napoli di Coppa Italia, andata in scena due giorni fa. Un angolo visuale insolito, ma perfettamente spiegabile dal punto di vista della Macron, l'azienda bolognese di materiale sportivo che continua ad ampliare il suo raggio d'azione, aumentando i fatturati e le squadre professionistiche di cui diventa partner tecnico, in tutti gli sport.

Una di queste squadre è una Nazionale: la Scozia del rugby è stata conquistata dopo 4-5 anni di collaborazione con l'Edimburgo e il rapporto comprende ora anche l'altra franchigia scozzese, i Glasgow Warriors. Così, quando l'Italia ha vinto sabato a Murrayfield, almeno un altro nostro connazionale - oltre a Marcello Cuttitta, allenatore della mischia chiusa degli Highlanders - potrebbe non avere gioito: «Ovviamente - dice Gianluca Pavanello, amministratore delegato Macron - siamo fortissimi sostenitori della Scozia. In questa occasione, invece, eravamo un po' combattuti e alla fine abbiamo accettato di buon grado il risultato. Oltretutto il movimento rugbystico italiano aveva davvero bisogno di una vittoria in questo momento».

A quanto risulta, per un rapporto “a tutto tondo” con la Scottish Rugby Union, la Macron sborsa tra i 2,5 e i 3 milioni di euro all'anno. Una cifra calcolata in parte in denaro e in parte in materiale fornito (compresi accessori come caschetti, paradenti e protezioni varie). Ma l'investimento è ben ripagato: «C'è un fattore legato al prestigio - spiega Pavanello - perché la Scozia è da sempre uno dei Paesi più importanti nel mondo del rugby. Teniamo presente che gli altri sponsor tecnici presenti al Sei Nazioni, torneo che garantisce grande visibilità un anno dopo l'altro, sono Adidas, Canterbury e Under Armour (rispettivamente per Italia e Francia, Irlanda e Inghilterra, Galles, ndr). Abbiamo favorito una ulteriore espansione nel Regno Unito, il nostro secondo mercato dopo quello italiano».

Non a caso, l'estate scorsa la Macron ha addirittura dato il proprio nome allo stadio dei Bolton Wanderers, storica squadra di calcio. Ma tornando al connubio con la Scozia del rugby, ecco qualche altro dato: «All'interno dello stadio di Murrayfield, gestiamo direttamente lo shop e gli altri punti vendita di materiale della Sru, con un incasso di 100mila sterline per ogni match della Nazionale. Ogni anno vendiamo 30-40mila maglie della Scozia e, oltretutto, in questa stagione è andata esaurita anche la seconda maglia, che a sorpresa riprende i colori della seconda bandiera scozzese, quella con il leone rampante rosso in campo giallo. In più c'è la vendita di giacconi, felpe, tute e così via. I prodotti sono distribuiti tramite un network di negozi. Nel Regno Unito sono molti i monomarca Macron in franchising». E per non farsi mancare niente, un grosso corner dell'azienda è stato installato anche all'aeroporto di Edimburgo.

Ma una maglia da rugby costa più di una maglia da calcio? «Sicuramente. Intanto per tutti i club, anche i più piccoli, bisogna fare una produzione ad hoc, perché vogliono disegni specifici che riproducano, ad esempio, il loro stemma. E poi i materiali devono essere più resistenti, c'è una tecnologia diversa. Devo dire che nel Regno Unito gli appassionati hanno una maggiore cultura dei materiali e questo si sposa con la nostra filosofia: attenzione alla qualità e ai servizi, con prezzi che a volte sono un po' più alti. Oltretutto, per qualsiasi sport le maglie in vendita nei nostri negozi sono identiche in tutto e per tutto a quelle che adoperano gli atleti, e anche questo fa la differenza e ci permette di non temere granché il fenomeno della contraffazione. Il mercato ci premia: su scala europea, veniamo subito dopo Adidas e Nike a livello di portafoglio di club più importanti».

L'Italia conta per il 25% delle vendite. Seguono Gran Bretagna, Francia, i Paesi scandinavi, Spagna, Portogallo. Il 10% dei profitti è legato ai territori extraeuropei, in particolare Australia, Paesi del Golfo e Canada. La maggioranza della Macron appartiene al fondo di private equity Consilium. Nel 2014 il fatturato consolidato del gruppo è arrivato a 70 milioni di euro. Dieci anni prima la cifra si fermava a poco più di 10 milioni. «Contiamo di crescere ancora - prevede Pavanello - a passi veloci ma non troppo lunghi. Diciamo che quest'anno vorremmo aggiungere 5-7 milioni di fatturato». La “testa” dell'azienda rimane a Crespellano, nel Bolognese, la produzione è affidata a 30 fabbriche in tutto il mondo, Asia in primis.

Per il rugby, la federazione scozzese ha già proposto un rinnovo del contratto, che scade nel 2017. Quanto al derby calcistico tra Lazio e Napoli, Pavanello sottolinea l'appeal della nuova “maglia bandiera” dei biancocelesti, con l'aquila stilizzata, ma un successo senza paragoni è arrivato dalla maglia “mimetica” del Napoli lanciata l'anno scorso: «A 80-82 euro l'una - sottolinea - ne abbiamo vendute 50mila».

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