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Dossier All'Italrugby mancano continuità ed equilibrio

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Dossier | N. 68 articoliRugby / Speciale 6 Nazioni

All'Italrugby mancano continuità ed equilibrio

Quelle horreur. Quale orrore, se il concetto non fosse chiaro. Quando si pensa che il peggio sia passato ecco che la Nazionale italiana di rugby ti fa ricredere. L'Italia vista oggi pomeriggio allo Stadio Olimpico di Roma è apparsa come l'ombra di se stessa, di quella che due settimane fa ha battuto la Scozia a Edimburgo. La malattia che la coglie ogni volta che riesce a vincere una partita – ovvero giocare malissimo almeno l'incontro successivo, se non una lunga serie di successivi – ha colpito di nuovo gli Azzurri.

Gli stessi giocatori che sotto la fredda pioggia scozzese avevano dimostrato di sapere reggere la pressione, tenendo fino all'ultimo minuto, tanto da meritarsi una meta tecnica proprio prima dello scadere, oggi – sotto una altrettanto fredda e fastidiosa pioggia romana – non hanno saputo fare altrettanto. Anzi, dopo i primi trenta minuti di dominio quasi assoluto hanno iniziato a inanellare una serie infinita di errori che hanno avuto il risultato di far riprendere fiducia a una brutta Francia, che messi a segno 9 punti nel primo tempo ha preso il largo e affondato l'Italia nei 40 minuti successivi per il 29 a zero finale.

“Se avessimo la risposta alla domanda sul perché ci capita di fare così, forse non commenteremmo più queste sconfitte”, è stata la replica di Luke McLean alla domanda sulla mancanza di continuità di questa squadra, aggiungendo che “se facciamo un'altra prestazione così, con il Galles prendiamo anche più di 30 punti, anche perché loro verranno per cercare di vincere il torneo”. È chiaro che con i se e i ma non si fa la storia, tuttavia, gli interrogativi sono tanti alla fine di partita giocata male e persa anche peggio. “Forse avremmo dovuto cambiare il piano di gioco, una volta capito che i nostri tentativi a inizio partita non portavano a dei punti”, ha continuato l'estremo azzurro, sottolineando che “al di là del piano di gioco, quando fai troppi errori e non riesci a tenere la palla in mano, forse è altro che non va”.

Capire cosa questo “altro” sia sembra però una missione impossibile. Lo staff tecnico degli Azzurri non pare averlo compreso, visto che la continuità e l'equilibrio tanto cercati da Jacques Brunel non sono stati ancora trovati e che tutti i giocatori fermati all'uscita dagli spogliatoi e interrogati sulla questione non hanno saputo dare una risposta. “La soluzione non la so. Se l'avessi forse farei l'allenatore. Quello che possiamo fare è continuare a lavorare bene settimana dopo settimana”, ha affermato George Biagi. Il lavoro in allenamento però non è sul banco degli imputati: “È stata una settimana perfetta”, ha dichiarato Andrea Masi, insistendo che “non è un problema di preparazione”. Sulla stessa lunghezza d'onda è apparso anche il vice capitano Leonardo Ghiraldini. “Abbiamo fatto la settimana migliore dall'inizio del Sei Nazioni. I ragazzi erano concentrati e volevamo fare la nostra partita”, ha precisato il tallonatore, aggiungendo che “nonostante qualche errore, eravamo partiti bene: abbiamo passato 20-25 minuti nei loro 40 metri, però, per un motivo o per l'altro, non abbiamo fatto punti e questo ha dato fiducia alla squadra francese e noi l'abbiamo persa”.

Non risultano imputabili neanche gli infortuni, Kelly Haimona è stato sostituito all'ultimo da Tommaso Allan, che dopo la partenza da titolare ha dovuto lasciare il campo quando non era passato neanche un quarto d'ora, e Luca Morisi è uscito poco dopo la mezz'ora, tanto per fare qualche nome. “Il problema principale di oggi non sono stati gli infortuni”, ha detto ancora Masi, ammettendo che “allenarsi con una linea di trequarti in settimana e poi giocare con altri può incidere”, ma sottolineando subito che questo non è un “alibi”. Alzando gli occhi al cielo alla ricerca di un'altra risposta, neanche alla pioggia può essere fatta una colpa. “Le condizioni atmosferiche hanno un po' influito sul gioco, per noi come per loro”, ha proseguito Giovambattista Venditti, concludendo che “magari non era la giornata per far arrivare il pallone alle ali, ma prima che del tempo è colpa nostra. Noi ali sappiamo che se non ci arrivano palloni ce li dobbiamo andare a prendere e non lo abbiamo fatto”. Che abbia veramente ragione chi paragona l'Italia a Peter Pan, non quello simpatico della Disney però, piuttosto un ragazzotto di belle speranze che – ostinandosi a non voler crescere – non passerà mai l'esame di maturità.

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