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Terrore a Milano: 3 morti in tribunale. Killer arrestato a…

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AL PALAZZO DI GIUSTIZIA

Terrore a Milano: 3 morti in tribunale. Killer arrestato a Vimercate: «Volevo vendicarmi»

Una mattina di terrore nel cuore di Milano, con tre morti e due feriti, di cui uno grave. Tutto è cominciato intorno alle 11 quando alcuni colpi di pistola sono stati esplosi in un’aula del Palazzo di giustizia, in pieno centro città, vicino al Duomo. Il killer Claudio Giardiello, imputato per bancarotta fraudolenta, ha sparato a un avvocato, a un magistrato e a un coimputato. Nella strage hanno perso la vita il giudice Fernando Ciampi, ucciso con 2 colpi di pistola, il giovane avvocato Claris Appiani e il coimputato Giorgio Erba: lo ha riferito il procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Da quanto si è saputo, Ciampi ha cercato di proteggere anche una sua collaboratrice prima di essere ucciso nella sua stanza.

L’attentatore, che era fuggito a bordo di uno scooter Suzuki, è stato arrestato dai carabinieri a Vimercate, nell’hinterland milanese, circa 27 chilometri a nord-est del Palazzo di Giustizia. L’uomo è stato fermato nei pressi di un centro commerciale. «Volevo vedicarmi di chi mi ha rovinato», ha detto Giardiello. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha riferito che l’uomo «era pronto a uccidere altre persone a Vimercate».

La dinamica: «Il killer è entrato dall’ingresso di via Manara»
Il procuratore Edmondo Bruti Liberati ha riferito che «l’ipotesi più plausibile è che Giardiello sia entrato da un ingresso laterale del Palazzo di Giustizia, quello di via Manara, che è adibito all’entrata dei professionisti». L’ingresso non è dotato di metal detector, a differenza degli ingressi riservati al pubblico. Il killer, che stamani era vestito in giacca e cravatta, potrebbe avere esibito un documento falso.

«Falle nel sistema di sicurezza ci sono state - ha ammesso Bruti Liberati in conferenza stampa - Ma finora il sistema aveva sempre funzionato». «Di fronte a un gesto isolato le difese difficilmente possono essere assolute», ha detto.

Gesto premeditato fin dall’inizio
La dinamica fa pensare che «l’uomo abbia organizzato tutto fin dall’inizio». Eccola in sequenza. «Giardiello aveva con sé una pistola calibro 7.65 e due caricatori pieni - ha spiegato il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno - e ha esploso in tutto 13 colpi. Dopo un’animata discussione con il suo avvocato che intendeva rinunciare al mandato, Giardiello prima ha sparato al testimone avvocato Claris Appiani, uccidendolo con un colpo al petto. Poi ha esploso alcuni colpi contro il coimputato Giorgio Erba (morto in ospedale) e l’altro coimputato (Davide Limongelli, ora in gravi condizioni, nipote del killer), e si è allontanato dall’aula dell’udienza scendendo dal terzo al secondo piano. Per le scale si è imbattuto in Stefano Verna, il commercialista che in passato si era occupato del fallimento della sua azienda e gli ha sparato a una gamba. L’uomo è ricoverato, le sue condizioni non sono gravi.

Il giudice ucciso nella sua stanza
Quindi Giardiello «è ritornato sui suoi passi» e si è recato nella stanza 250, quella del giudice Fernando Ciampi, che lavorava presso il Tribunale delle imprese. Lì, il killer ha sparato al giudice uccidendolo con due colpi, uno al collo e uno all’inguine. Nella stanza era presente anche una cancelliera che al momento della sparatoria era girata di spalle, intenta a sbloccare una stampante.
«Tutto si è svolto nel giro di pochi minuti», hanno riferito gli inquirenti.

La fuga in scooter
Infine la fuga in moto in direzione di Vimercate, paese della Bassa Brianza nell'intenzione di uccidere altre persone e dove, fortunatamente, il killer è stato fermato dai Carabinieri.
Ora Giardiello, che avrebbe accusato un malore, si trova ricoverato in ospedale. Gli inquirenti contano di interrogarlo il prima possibile.

Il killer aveva già individuato le sue vittime
Giardiello aveva organizzato tutto fin dall’inizio, individuando le sue vittime una dopo l’altra con lucida premeditazione. Fernando Ciampi, il giudice che aveva dichiarato il fallimento della sua società, Immobiliare Magenta, fallita nel 2008; il giovane avvocato, Claris Appiani, che aveva curato l’istanza fallimentare ed era presente all’udienza come testimone; i coimputati, gli ex soci Giorgio Ciampi e Davide Limongelli, e infine Stefano Verna, il commercialista che in passato si era occupato dell’istanza.

Inoltre, dopo aver compiuto la strage al Palazzo di Giustizia, Giardiello si è diretto verso Vimercate: in cerca probabilmente di un’altra persona da uccidere perché legata al suo fallimento.

Tre morti e due feriti
Sono tre i morti nella sparatoria: una delle vittime è il giudice fallimentare Fernando Ciampi. A riferirlo è il procuratore della Corte d’Appello Giovanni Canzio. Il giudice sarebbe stato freddato all'interno della sua stanza, al secondo piano del Palazzo di Giustizia. Tra le vittime anche l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, arrivato al pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli già morto.

Giorgio Erba, l’uomo che era stato ricoverato al Policlinico di Milano, è la terza vittima: lo si è appreso da fonti ospedaliere. Erba era coimputato nel processo sul fallimento della società immobiliare Magenta, di cui Giardiello era titolare, insieme al nipote di Giardiello, Davide Limongelli, in passato suo socio nella società. L’uomo è arrivato in condizioni disperate ed è stato sottoposto ad operazione ma non ce l'ha fatta. Attualmente è ricoverato anche Davide Limongelli, in prognosi riservata. Inoltre «si stanno valutando diverse persone con codici di gravità minori».

Il 118 segnala anche la presenza di alcuni feriti da panico. «Non vi preoccupate, sto bene», ha detto Stefano Verna, dottore commercialista dello studio Verna, ferito a una coscia nell'aula del palazzo di giustizia dove era presente in qualità di testimone. L'uomo che ha sparato nell'aula, Claudio Giardiello, era stato infatti cliente dello studio Verna.

Pisapia come mediatore
Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, si era recato al tribunale di Milano quando era in corso la caccia all'uomo che ha sparato. «Sto andando in tribunale - ha detto Pisapia - per vedere cosa posso fare, per intervenire perché questa persona si arrenda e non faccia aumentare la tragedia che è giè enorme».

Palazzo evacuato
Il Palazzo di Giustizia di Milano è stato evacuato subito dopo la sparatoria. Molti erano già fuggiti e le forze dell'ordine hanno invitato tutti gli altri presenti ad uscire. Centinaia di persone si sono riversate in strada davanti alle diverse uscite del tribunale. Il presidente del consiglio Matteo Renzi ha seguito l’evolversi della situazione a Milano, dopo la sparatoria in tribunale, mantenendosi in contatto con i ministri Angelino Alfano e Andrea Orlando. «Mi sto recando a Milano per seguire direttamente gli sviluppi, comprendere esattamente la dinamica dei fatti e manifestare la mia vicinanza agli operatori della giustizia», ha fatto sapere il ministro della Giustizia Andrea Orlando. «Non ci sono mai arrivate segnalazioni su un deficit nelle strutture di sicurezza. Bisogna capire se ci sono state delle falle», ha aggiunto.

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