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Italicum, ok alla prima fiducia: 352 sì e 207 no. Minoranza…

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352 sì

Italicum, ok alla prima fiducia: 352 sì e 207 no. Minoranza Pd: 38 non votano

Via libera della Camera alla fiducia sull’articolo 1 della legge elettorale con 352 sì, 207 no e un astenuto. Superato dunque il primo test per la maggioranza, che sulla carta aveva 394 voti (ne sono mancati 44). Al netto delle assenze giustificate, sono stati 38 (su un totale di circa 110) i deputati della minoranza Pd che non hanno votato la fiducia all'Italicum per motivazioni politiche, uscendo dall’aula. Altri due voti di fiducia (sugli articoli 2 e 4 della legge) sono previsti domani. L’articolo 3 non si vota perché il Senato non ha modificato il testo che era stato approvato alla Camera. La prossima settimana il voto finale, a scrutinio segreto. Tra le defezioni odierne nella maggioranza anche quella di Nunzia De Girolamo (Ncd) che non ha partecipato al voto di fiducia. Nessuna scissione all’orizzonte, per ora, nel Pd. «Io non esco dal Pd. È Renzi che ha fatto lo strappo», ha detto l’ex segretario Pier Luigi Bersani, che non ha partecipato al voto.

Renzi: strada lunga. Guerini: nessuna sanzione
«Grazie di cuore ai deputati che hanno votato la prima fiducia. La strada è ancora lunga ma questa è #lavoltabuona». Così Matteo Renzi ha commentato su twitter l'esito del primo voto di fiducia su Italicum. «Sulla fiducia c'è stato nel Pd uno strappo molto più contenuto di quello che si poteva pensare. Ora non affrontiamo questo passaggio per via disciplinare: non avrebbe senso», ha sottolineato il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini rispondendo a chi gli aveva domandato se per i deputati che non hanno votato la fiducia ci saranno sanzioni o espulsioni.

Minoranza Pd: 38 non votano fiducia
Sono dunque 38 i deputati della minoranza Pd che non hanno votato la fiducia all'Italicum. Il dato emerge dai tabulati del voto, tenendo conto anche delle assenze giustificate. Ai 36 che non hanno parteciato alla chiama, vanno aggiunti Roberto Speranza e Guglielmo Epifani che risultano in missione ma hanno espresso pubblicamente la dichiarazione di non voto. In dissenso con le scelte di Renzi, in casa Pd, si sono espressi per il non voto della fiducia anche l’ex segretario Pierluigi Bersani e i dissidenti storici Stefano Fassina, Pippo Civati e Alfredo D'Attorre, oltre al leader di Sinistradem Gianni Cuperlo. Ma si sono schierati per il non voto anche l’ex premier Enrico Letta e l’ex presidente del Pd Rosy Bindi.

Area riformista si spacca: 50 votano fiducia
Area riformista (la corrente che fa riferimento all’ex segretario Bersani) si è spaccata: 50 deputati (su 80) hanno firmano un documento favorevole alla fiducia sull'Italicum. Nel documento si ammette che la fiducia è stata un «errore», ma «se non passa il governo cade e sarebbe da irresponsabili non votarla». Ieri notte i deputati di Area riformista si erano già divisi tra il sì e la non partecipazione al voto della fiducia sulla legge elettorale. Alla riunione erano presenti circa 50 deputati (assente Pier Luigi Bersani). Roberto Speranza, capogruppo dimissionario e leader di Area riformista, non ha votato la fiducia sull'Italicum perché la ritiene una «forzatura inutile ed eccessiva». Da un lato si è schierato chi, d'accordo con Speranza, era orientato a non partecipare al voto. Dall'altro chi invece ha criticato apertamente lo strappo sulla fiducia e ha annunciato il sì al governo.

Appello M5s a minoranza Pd: resti in Aula e voti no
Un appello alla minoranza Pd è stato lanciato dal deputato M5S Danilo Toninelli, “l'uomo riforme” del Movimento: «Chiediamo alla minoranza Pd di non uscire dall'Aula - ha detto Toninelli - ma di votare no alla fiducia e no all'Italicum per mandare a casa Renzi». Ma l’appello è rimasto disatteso.

Renzi: fiducia gesto di serietà, non siamo arroganti
«Non siamo prepotenti e arroganti, stiamo solo facendo il nostro dovere». Matteo Renzi, nella sua enews, ha ripetuto oggi la posizione del governo, ribadendo quanto riportato in una lettera oggi alla Stampa nella quale ha difeso la fiducia sull’Italicum, definita «un gesto di serietà verso i cittadini», perché «dopo aver fatto modifiche, mediato, discusso, concertato, o si decide o si ritorna al punto di partenza». E ancora: «Se un Parlamento decide, se un governo decide, questa è democrazia, non dittatura». Renzi ha ribadito che «se non passa la fiducia il governo va a casa», mentre «se la legge elettorale passa, significa che il Parlamento vuole continuare sulla strada delle riforme». E ha concluso: «Se c'è bisogno di un premier che faccia melina, non sono la persona adatta».

«Pronto a modifiche sul nuovo Senato»
Il premier ha rilanciato anche sulla possibilità di modificare il disegno di legge costituzionale con il nuovo Senato non elettivo, pur non entrando nel merito delle possibili modifiche. «Ci sarà spazio a palazzo Madama - ha assicurato - per riequilibrare ancora la riforma costituzionale facendo attenzione ai necessari pesi e contrappesi: nessuna blindatura, nessuna forzatura».

Picierno: chi non ha votato volta le spalle a riforme
«Il primo articolo sull'Italicum è stato approvato da un'ampia maggioranza. Dispiace peró vedere compagni di partito, autorevoli e illustri, voltare le spalle al processo di riforme che ha caratterizzato questo governo e il nuovo corso del Pd», ha commentato la “renziana di ferro” Pina Picierno, europarlamentare deem, dopo l’esito della prima fiducia sull’Italicum.

Bersani: non esco da Pd, strappo è di Renzi
Tutta la sinistra Pd è però in fermento, anche se sembra scongiurato per ora il rischio scissione. «Io non esco dal Pd, bisogna tornare al Pd. Il gesto improprio di mettere la fiducia lo ha fatto Renzi, non io. È lui che ha fatto lo strappo», ha commentato Pier Luigi Bersani che ha aggiunto amaro: «Ora ci dicono che dobbiamo essere leali, proprio perché siamo ex segretari e dirigenti del Pd, ma si sono ricordati di noi solo ora, non quando ci hanno rimosso dalla commissione o non ci hanno invitato alla Festa dell'Unità». E ancora: «C'è una grande tristezza, questo è un altro partito, non è più la ditta che ho contribuito a costruire» aveva dichiarato Bersani, in interviste a Stampa, Corriere della Sera e Repubblica. «Qui non stiamo parlando di Bersani contro Renzi - aveva spiegato -, e neanche il governo c'entra niente. Qui è in gioco una cosuccia chiamata democrazia».

Brunetta: Forza Italia voterà no anche alle due fiducie di domani
In vista dei due voti di fiducia in programma domani (a partire dalle 10.40 sull’articolo 2, con dichiarazioni di voto dalle 9, e sull'articolo 4, alle 16, con dichiarazioni di voto dal primo pomeriggio) il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio Renato Brunetta ha intanto chiarito che gli azzurri continueranno a contrastare la riforma: «Voteremo sempre no, ovviamente. Il problema è in casa del Pd. Il Partito democratico è morto, e nulla sarà più come prima nelle commissioni e nelle attività del governo».

Sarti (M5S): da minoranza dem solo parole, fatti zero
Le divisioni interne al Pd ma soprattutto il peso relativo della minoranza Pd sulla tenuta della maggioranza sono finiti nel mirino del M5S. «Quando in tv sentirete qualcuno della cosiddetta `minoranza Pd´ che dirà di essere in dissenso dalla linea di Renzi sappiate che alla prova dei fatti, cioè del voto in Aula, tornano tutti all'ovile come pecorelle fedeli», ha attaccato su Facebook la deputata Giulia Sarti. I dissidenti dem si sono astenuti dal voto «non presentandosi alla chiama per la fiducia al Governo in 38 su 310 deputati Pd. Solo in 38. Parole, parole, parole... fatti zero. E dignità sotto terra».

Salvini (Lega): voto al più presto perchè il governo è pericoloso
La Lega, poco interessata alla riforma, auspica che la sua approvazione avvicini il momento del ritorno alle urne. Parlando a Radio Padania nel pomeriggio, il segretario Matteo Salvini si augura il voto al più presto, «anche domattina», perchè il governo attuale «è pericoloso». «Spero che questa manfrina patetica della legge elettorale sia l'anticamera del voto», ha spiegato Salvini, sostenendo che il «Paese è ostaggio di un partito», il Pd, «che occupa tutto».

Lupi (Ncd): fiducia dimostra che governo non è monocolore Pd
Soddisfatto per il primo voto di fiducia il capogruppo alla Camera di Area popolare (Ncd-Udc), Maurizio Lupi. Per l’ex ministro delle Infrastrutture il risultato «conferma qual è oggi l'alternativa politica per il nostro Paese: il caos e l'immobilismo conservatore di chi non vuole le riforme oppure il cambiamento. Non c'è un uomo solo al comando, non c'è un monocolore del Partito democratico, c'è un governo di coalizione che vuole cambiare concretamente l'Italia».


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