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Il ddl anticorruzione è legge. Fino a 8 anni di carcere per il falso…

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in aula alla camera

Il ddl anticorruzione è legge. Fino a 8 anni di carcere per il falso in bilancio. Renzi: impensabile pochi mesi fa

Via libera definitivo dell’Aula della Camera al disegno di legge anticorruzione, con le nuove norme sul falso in bilancio. I sì sono stati 280 (Pd, Ap, Pi, Alternativa libera, Sel), 53 i voti contrari (Forza Italia e M5s), 11 gli astenuti (Lega). Il disco verde è arrivato a due anni e 51 giorni dalla presentazione del testo a Palazzo Madama dove era stato depositato, il 15 marzo 2013, dal non ancora eletto presidente Pietro Grasso. Che su twitter esulta: «È arrivato Godot. Sono felice che il Ddl #Anticorruzione ora sia Legge». Respinte ieri senza problemi le pregiudiziali di costituzionalità, la maggioranza ha approvato rapidamente in giornata i 12 articoli con le nuove norme contro corruzione e falso in bilancio, senza modifiche rispetto al testo varato dal Senato.

Renzi: «Risultato impensabile pochi mesi fa»
«Soltanto pochi mesi fa - ha commentato il premier Matteo Renzi - sarebbe stato impensabile il risultato raggiunto oggi dal Parlamento sulla lotta alla corruzione» per creare «strumenti più stringenti contro il crimine. È una pagina importante che riavvicina la politica, quando decide, alle aspettative degli italiani». E poi su twitter: «Anticorruzione e falso in bilancio sono legge. Quasi nessuno ci credeva. Noi sì. Questo Paese lo cambiamo,
costi quel che costi. #lavoltabuona». Su Facebook Renzi non ha rinunciato a una critica al M5S: «C’è chi urlava che l’onestà sarebbe tornata di moda e oggi ha votato contro la legge che più di ogni altra contrasterà il fenomeno della corruzione».

Il ministro Orlando: «Da oggi l’Italia è più forte»
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha commentato subito l’approvazione del ddl con un tweet: «Corrotti e corruttori tradiscono il Paese. La nuova legge #anticorruzione da oggi rende più forte l'Italia. Il Governo mantiene gli impegni». Ora «il Paese ha strumenti più forti per contrastare la corruzione e le mafie».

Costa (Ap-Ncd): «Riforma prescrizione sia coerente»
Da Ap-Ncd il viceministro Enrico Costa alza subito la posta invocando modifiche sulla riforma della prescrizione approvata dalla Camera con l’astensione dei centristi e adesso all’esame del Senato: «La legge anticorruzione approvata oggi dal Parlamento offre un segnale concreto nella lotta ai delitti contro la Pa. Chiaramente la norma dovrà ora essere coordinata con il disegno di legge in discussione al Senato sull’istituto della prescrizione, la cui funzione non va svilita ed è coerente con i principi della ragionevole durata del processo, del diritto di difendersi provando e della presunzione d’innocenza».

Il via libera ai primi cinque articoli
Approvati già in mattinata gli articoli da 1 a 5. Il primo prevede l’aumento delle pene per i reati contro la Pa, il secondo modifica l'articolo 165 del Codice penale in materia di sospensione condizionale della pena, mentre il terzo amplia l’ambito di applicazione del reato di concussione. L’articolo 4 prevede che venga sempre ordinato il pagamento di una somma pari all'ammontare di quanto indebitamente ricevuto dal pubblico ufficiale (o dall'incaricato di un pubblico servizio) a titolo di riparazione pecuniaria in favore dell'amministrazione di appartenenza, ovvero, in caso di corruzione in atti giudiziari, in favore dell’amministrazione della giustizia, restando impregiudicato il diritto al risarcimento del danno. Infine l’articolo 5 dispone un aumento generalizzato delle pene per il reato di associazione mafiosa (articolo 416-bis Codice penale) con carcere anche fino a 26 anni per i boss.

Passa il patteggiamento condizionato alla restituzione del maltolto
Nel pomeriggio, alla ripresa della votazioni, l’Assemblea ha poi continuato la maratona delle approvazioni: passati anche l’articolo 6, che condiziona l’accesso al rito speciale del cosiddetto patteggiamento (in relazione ai procedimenti per i delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione) alla restituzione integrale del prezzo o del profitto del reato e l’articolo 7. La norma in questo caso stabilisce l’obbligo, per il Pm che procede penalmente per reati corruttivi contro la Pa, di informare il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione.

Appalti, sì all’estensione poteri di vigilanza Anac
A seguire, l’Aula ha approvato l'articolo 8 che modifica la legge Severino (legge 190/2012) per attribuire all'Autorità nazionale Anticorruzione compiti di vigilanza anche sui contratti pubblici ai quali non si applica il cosiddetto Codice degli appalti (ad esempio, i contratti secretati). Previsti obblighi informativi semestrali all’Anac a carico delle stazioni appaltanti (sui bandi di gara, i partecipanti, l'importo di aggiudicazione; i tempi di completamento dell'opera, l'importo delle somme liquidate). Obblighi informativi analoghi anche per i giudici amministrativi nei casi in cui rilevino elementi di scarsa trasparenza delle procedure nell’ambito di controversie sull'aggiudicazione di un appalto.

Società non quotate, torna il falso in bilancio
Via libera anche all’articolo 9, che riforma la disciplina delle false comunicazioni sociali. La novità principale è che il falso in bilancio torna a essere un delitto per tutte le imprese, non solo per quelle quotate in borsa.Con 273 sì, 26 no e 49 astenuti, è stato approvato l’articolo 9 sulle società non quotate: il reato è sempre punito come delitto con pene detentive che possono andare da 1 a 5 anni (il limite di pena non consente l’uso delle intercettazioni). Forza italia ha votato contro perché non sono previste le soglie di non punibilità. Il M5S si è invece astenuto, contestando il fatto che, come scritto nel testo, il reato di falsificazione dei documenti contabili deve essere compiuto «consapevolmente« da amministratori, direttori generali, dirigenti, sindaci e liquidatori.

Gli sconti di pena per i fatti di «lieve entità»
Con il sì all’articolo 10, l’Aula ha approvato le pene ridotte per il reato di falso in bilancio se i fatti sono di lieve entità: da un minimo di 6 mesi a un massimo di 3 anni (nuovo art.
2621-bis). La lieve entità viene valutata dal giudice, in base alla natura e alle dimensioni della società e alle modalità o gli effetti della condotta dolosa. La stessa pena ridotta, (da 6
mesi a 3 anni) si applica nel caso in cui il falso in bilancio riguardi le società che non possono fallire (quelle che non superano i limiti indicati dal secondo comma dell'articolo 1
della legge fallimentare). In questo caso, il reato è perseguibile a querela di parte (della società, dei soci, dei creditori o degli altri destinatari della comunicazione sociale) e non d’ufficio. Lo stesso articolo 10, introducendo nel codice civile un nuovo art. 2621-Ter, prevede, poi, una ipotesi di non punibilità per particolare tenuità del falso in bilancio: sarà il giudice a valutare l’entità dell’eventuale danno cagionato alla società, ai soci o ai creditori.

Quotate: la pena sale fino a 8 anni
Con 263 sì, 27 no e 72 astenuti, è stato poi varato l’articolo 11 del ddl con le norme sul falso in bilancio per le società quotate in Borsa: la pena della reclusione va da tre a otto anni (oggi è fra i 6 mesi e i 3 anni). Il falso in bilancio diventa reato di pericolo anziché (come ora) di danno, la procedibilità è d'ufficio (anziché a querela) e, come nel falso in bilancio delle società non quotate, scompaiono le soglie di non punibilità. Alle società quotate sono equiparate: le società emittenti strumenti finanziari per i quali è stata presentata una richiesta di ammissione alla negoziazione in un mercato regolamentato italiano o di altro paese dell’Unione europea, le emittenti strumenti finanziari ammessi alla negoziazione in un sistema multilaterale di negoziazione italiano, le società che controllano società emittenti strumenti finanziari ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato italiano o di altro Paese Ue, e le società che fanno appello al pubblico risparmio o che comunque lo gestiscono.

Ferranti (Pd): «Mai più impunità»
«L’approvazione del ddl sui delitti contro la pubblica amministrazione è la risposta forte del Parlamento contro quel vero e proprio cancro che è la corruzione», ha osservato la presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, Donatella Ferranti. «Il messaggio è chiaro: mai più impunità».

M5S: «Occasione sprecata»
Il M5S, che pure in Senato aveva sostenuto il ddl per buona parte del percorso, ha votato contro. «Questa legge - hanno spiegato i deputati della commissione Giustizia - è un’altra occasione persa, anzi sprecata con pervicace volontà. Il nostro voto contrario è stata la conseguenza di una totale chiusura della maggioranza e del governo. Potevamo avere il
Daspo per i corrotti, un vero falso in bilancio, e una prescrizione che garantiva la certezza della pena. Inoltre potevamo infliggere un duro colpo agli accordi mafia-politica. Nulla di tutto questo è accettabile per chi governa l’Italia, e pagano i cittadini onesti come sempre».

Cantone: riforma «credo sia quanto di meglio possibile»
Al Forum Ansa di questa mattima, quasi a conferma delle parole di Ferranti, il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone ha espresso l’auspicio di una rapida approvazione del ddl: «Credo sia quanto di meglio possibile». «Nessuna norma ha effetto salvifico - ha aggiunto - e non credo nemmeno che le critiche della magistratura siano critiche distruttive: ci sono cose che possono essere migliorate».

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