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Il Papa sugli scandali vaticani: «Continuerò l'opera di…

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terminato il viaggio in africa

Il Papa sugli scandali vaticani: «Continuerò l'opera di pulizia». Sul clima: «Siamo al limite del suicidio»

  • –di Ca. Mar.
(Epa)
(Epa)

L'opera di pulizia in Vaticano deve proseguire. Parla sul volo di ritorno da Bangui a Roma, al termine del viaggio in Africa. Affronta i temi della povertà e del clima, del fondamentalismo e delle guerre. Ma è la prima volta che Papa Francesco interviene sul tema degli scandali e del processo Vatileaks-2, rinviato al 7 dicembre.

«Un giornalista professionista vero, se sbaglia chiede scusa»
Qual è l'importanza della stampa libera e laica per sradicare corruzione, viene chiesto al Papa. «Stampa libera, laica e anche confessionale, ma professionale. La professionalità della stampa può essere laica o confessionale: l'importante è che siano professionisti e che le notizie non vengano manipolate. Per me è importante perché la denuncia delle ingiustizie e delle corruzioni è un bel lavoro. La stampa professionale deve dire tutto, ma senza cadere nei tre peccati più comuni: la disinformazione, cioè dire solo metà della verità e non l'altra; la calunnia, quando la stampa non professionale sporca le persone; la diffamazione che è dire cose che tolgono il buon nome di una persona. Questi sono i tre difetti che attentano alla professionalità della stampa. Abbiamo bisogno di professionalità. E sulla corruzione: vedere bene i dati e dire le cose: c'è corruzione qui per questo, questo e questo. Poi un giornalista professionista vero, se sbaglia chiede scusa».

Vatileaks-2? «Avrei voluto che finisse prima del Giubileo»
Le nomine di Vallejo Balda e Chaouqui, due imputati del processo? «È stato fatto un errore. Vallejo è entrato per la carica che aveva e che ha avuto fino ad ora: era il segretario della Prefettura degli Affari economici. Come è entrata lei: non sono sicuro, ma credo di non sbagliare se dico è stato lui a presentarla come una donna che conosceva il mondo dei rapporti commerciali. Hanno lavorato e quando è finito il lavoro, i membri della Cosea sono rimasti in alcuni posti in Vaticano. La signora Chaouqui non è rimasta in Vaticano: alcuni dicono che si è arrabbiata per questo. I giudici ci diranno la verità sulle intenzioni, come l'hanno fatto. Per me non è stata una sorpresa, non mi ha tolto il sonno, perché hanno fatto vedere il lavoro che si è cominciato con la commissione dei nove cardinali, di cercare la corruzione e le cose che non vanno. Voglio dire una cosa, non su Vallejo e Chaouqui. Tredici giorni prima della morte di san Giovanni Paolo II, durante la Via Crucis, l'allora cardinale Ratzinger ha parlato della sporcizia della Chiesa. Lui ha denunciato il primo. Poi muore Giovanni Paolo, e Ratzinger, ha parlato della stessa cosa. Noi lo abbiamo eletto per questa sua libertà di dire le cose. È da quel tempo che c'è nell'aria in Vaticano che lì c'è corruzione. Sul processo: non ho letto le accuse concrete. Avrei voluto che finisse prima del Giubileo, ma credo che non si potrà fare perché io vorrei che tutti gli avvocati della difesa abbiano il tempo per il loro lavoro e che ci sia libertà di difesa». Come procedere perché questi fatti non si verifichino più? «Io ringrazio Dio che non ci sia più Lucrezia Borgia! Ma dobbiamo continuare con i cardinali e le commissioni l'opera di pulizia».

Povertà ed economia al centro del viaggio in Africa
Poi il viaggio, dove è stato a stretto contatto con le drammatiche situazioni povertà. «Non ricordo bene le statistiche ma mi sembra di aver letto che l'80 per cento della ricchezza del mondo è nelle mani del 17 per cento della popolazione, non so se è vero. È un sistema economico che ha al centro il denaro, il dio denaro. Ricordo una volta un ambasciatore non cattolico, parlava il francese e mi ha detto: “Nous son tombeé dans l'idolatrie dell'argent”. Cosa ho provato a Kangemi? Ho sentito dolore, un grande dolore! Ieri sono andato all'ospedale pediatrico, l'unico di Bangui. In terapia intensiva non hanno l'ossigeno, c'erano tanti bambini malnutriti. La dottoressa mi ha detto: la maggioranza di loro moriranno perché hanno malaria forte e sono malnutriti».

Sul fanatismo: «No alla parola tolleranza, dobbiamo fare convivenza»
Il fondamentalismo religioso minaccia il pianeta intero, lo abbiamo visto con gli attentati di Parigi. Di fronte a questo pericolo lei pensa che i leader religiosi debbano intervenire di più in campo politico? «Se intervenire in campo politico vuol dire fare politica, no. Facciano il prete, il pastore, l'imam, il rabbino. Ma si fa politica indirettamente predicando i valori, i valori veri, e uno dei valori più grande è la fratellanza tra noi. Siamo tutti figli di Dio, abbiamo lo stesso Padre. Non mi piace la parola tolleranza, dobbiamo fare convivenza, amicizia. Il fondamentalismo è una malattia che c'è in tutte le religioni. Noi cattolici ne abbiamo alcuni, - tanti - che credono di avere la verità assoluta e vanno avanti sporcando gli altri con la calunnia, la diffamazione, e fanno male. Questo lo dico perché la mia Chiesa. Il fondamentalismo religioso si deve combattere. Non è religioso, manca Dio, è idolatrico. Convincere questa agente che ha questa tendenza, questo devono fare i leader religiosi. Il fondamentalismo che finisce in tragedia o commette reati è una cosa cattiva, ma avviene in tutte le religioni».

Per l’emergenza climatica l’umanità è «al limite di un suicidio»
In Africa c'è il tema dell'Aids: la Chiesa può cambiare posizione sull'uso del condom: «La domanda mi sembra parziale. Sì è uno dei metodi, la morale della Chiesa si trova in questo punto davanti a una perplessità. O il quinto o il sesto comandamento: difendere la vita o il rapporto sessuale aperto alla vita. Ma questo non è il problema. Il problema è più grande: questa domanda mi fa pensare a quella che fecero una volta a Gesù: dimmi Maestro è lecito guarire di sabato? È obbligatorio guarire! La malnutrizione, lo sfruttamento, il lavoro schiavo, la mancanza di acqua potabile, questi sono i problemi. Non parliamo se si può usare tale cerotto per una tale ferita. La grande ingiustizia è una ingiustizia sociale, la grande ingiustizia è la malnutrizione. Non mi piace scendere a riflessioni così casuistiche quando la gente muore per mancanza di acqua e per fame. Pensiamo al traffico delle armi. Quando non ci saranno più questi problemi credo che si potrà fare la domanda: è lecito guarire di sabato? Perché si continuano a fabbricare armi? Le guerre sono il motivo di mortalità più grande. Non pensare se è lecito o non è lecito guarire di sabato. Fate giustizia, e quando tutti siano guariti, quando non ci sia l'ingiustizia in questo mondo possiamo parlare del sabato». Sulla conferenza di Parigi ribadisce la sua posizione: «Ogni anno i problemi sono più gravi. Siamo al limite di un suicidio per dire una parola forte e io sono sicuro che quasi la totalità di quelli che sono a Parigi hanno questa coscienza e vogliono fare qualcosa».

«Io amo l'Africa perché è stata una vittima di altre potenze»
Questa è stata la sua prima visita e tutti erano preoccupati per la sicurezza. Che cosa dice al mondo che pensa che l'Africa sia soltanto vittima di guerre e distruzione? «L'Africa è vittima, l'Africa sempre è stata sfruttata da altre potenze, gli schiavi dall'Africa venivano venduti in America. Ci sono potenze che solo cercano di prendere le grandi ricchezze dell'Africa, forse il continente più ricco, ma non pensano di aiutare a crescere i Paesi, che tutti possano lavorare. L'Africa è martire dello sfruttamento. Quel che dicono che dall'Africa vengono tutte le calamità e tutte le guerre non conoscono bene il danno che fanno all'umanità certe forme di sviluppo. E per questo io amo l'Africa, perché è stata una vittima di altre potenze». Alla fine il Pontefice, dopo aver ringraziato nuovamente i giornalisti per il lavoro svolto durante il viaggio, ha concluso a proposito dell'intervista appena terminata: «Rispondo quello che so e quello che non so non lo dico, non invento».

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