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Riforme, ultimo miglio in commissione: domani l’approdo in Aula

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Riforme, ultimo miglio in commissione: domani l’approdo in Aula

Ultimo miglio oggi e domattina in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama per il disegno di legge costituzionale che riforma il Senato e il Titolo V: il testo è atteso domani alle 15 all’esame dell’Aula per il terzo via libera dei senatori alla formulazione identica a quella approvata alla Camera l’11 gennaio. Poi il ddl dovrà tornare a Montecitorio per il passaggio definitivo.

Oggi e domattina discussione generale
Oggi in commissione tutta la giornata sarà dedicata alla discussione generale. Alle 11 domani cominceranno le dichiarazioni di voto seguite dal voto. Il clima è teso, come ha dimostrato giovedì scorso il dibattito sul calendario dei lavori. Le opposizioni non hanno digerito l’inserimento del ddl Boschi prima del voto sul rinnovo delle presidenze delle commissioni. E tentano di prolungare il dibattito per portare il testo in aula senza mandato al relatore. La senatrice dem Doris Lo Moro parla di tentativo «ostruzionistico»: «Ci sono 66 iscritti a parlare, tutti dell’opposizione».

Occhi già puntati sul referendum di ottobre
È comunque difficile che le riforme possano essere bloccate all’ultimo momento. I numeri ci sono, la tabella di marcia è fissata. E gli occhi sono già tutti puntati verso il referendum annunciato dal premier Matteo Renzi per ottobre. È stato di nuovo Renzi, nell’ultima enews, a confermare che dal ddl Boschi dipende il destino del governo, e quello suo personale: «Ho già preso il solenne impegno di essere conseguente: se perderemo il referendum lascerò la politica».

Quagliariello: «Domani non voto»
Intanto si è sfilato dal fronte del sì l’ex ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, che recentemente ha detto addio al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano passando all’opposizione. «Mercoledì in Senato non parteciperò al voto sul disegno di legge Renzi-Boschi», ha affermato in un’intervista al Corriere della sera. «Mi asterrò dal voto perché il percorso costituzionale voluto dal presidente del Consiglio va corretto: con lo slogan “con me o contro di me”, col richiamo al referendum come “ultima spiaggia”, l’Italia rischia infatti di tornare a un sistema bloccato incapace di affrontare la complessità del contesto nazionale e internazionale».

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