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Unioni civili, respinte le otto pregiudiziali di di…

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ddl cirinnÀ in senato

Unioni civili, respinte le otto pregiudiziali di di costituzionalità. Regge l’asse Pd-M5S

La prima conta sulle unioni civili è andata in scena oggi pomeriggio. Sono state respinte con voto palese ad alzata di mano e con un’ampia maggioranza nell’Aula di Palazzo Madama le otto questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate al ddl Cirinnà. Non soltanto dalle opposizioni: è vero che quattro erano targate Idea (Quagliariello e Giovanardi), una Lega, una Conservatori e Riformisti e una Forza Italia, ma ce n’è una che arrivava dritta dai centristi alleati di governo, i senatori di Area popolare. Idem per le tre richieste di sospensiva all’ordine del giorno: due erano di Idea e Lega, una era di nuovo di Ap. Subito dopo il voto è cominciata la discussione generale, che non si concluderà prima della prossima settimana.

Grasso nega rinvio a Fi: «Già 21 ore di discussione»
In apertura di seduta, il presidente del Senato Pietro Grasso ha negato a Fi lo slittamento del voto, che lo aveva chiesto sulla base dell’assenza del parere della commissione Bilancio sugli impegni di spesa. Grasso ha spiegato che sono già 21 le ore di discussione generale preventivate sul ddl con 110 senatori iscritti a parlare e che «nulla osta che si proceda alle questioni pregiudiziali e relative votazioni»: nel mentre, prima di procedere all’esame degli emendamenti, «sarà necessario procedere ad acquisire il parere».

Il rebus voti segreti
L’esito del voto odierno era pressoché scontato e non preoccupava il Pd, che ha potuto contare almeno in questa fase su M5S e Sel: per loro, continuano a ribadire, il disegno di legge va approvato così com’è, compreso il tanto contestato articolo 5 sulla stepchild adoption. I verdiniani di Ala hanno concordato per il sì alla costituzionalità del ddl, mantenendo la riserva sul capitolo adozioni. La prima conta è servita quindi sicuramente alla verifica della tenuta dell’asse Pd-M5S. Ma in ogni caso il percorso futuro (da martedì prossimo si comincerà l’esame degli emendamenti) è lastricato di ostacoli, a cominciare dal rebus dei voti segreti. A decidere sarà Grasso non appena il quadro si farà più chiaro, ed è prevedibile che ne conceda molti, vista la sensibilità dei temi etici che il ddl investe.

Cirinnà: «No matrimonio e adozioni gay, dibattito fuorviato»
All’inizio della discussione generale ha preso la parola la prima firmataria del ddl, Monica Cirinnà, convinta che il testo rappresenti già «una sintesi moderata». «Rifletto - ha sottolineato - su quanta disinformazione e strumentalizzazione politica hanno fuorviato il dibattito pubblico. La frase che ritengo più falsa è che in Italia stiamo introducendo il matrimonio e l’adozione gay. Questo non è vero. E sull’estensione della responsabilità genitoriale sul figlio minore del partner si sono agitati i fantasmi più spaventosi. La legge 40, quasi interamente riscritta dalla Consulta, vieta e punisce espressamente la pratica della gestazione per altri! Questo divieto è in vigore, resterà in vigore e in nessun modo il testo di cui discutiamo oggi interferisce con tale divieto».

Il patto Lega-Pd per il taglio emendamenti
Come previsto, la Lega ha fatto sapere oggi di voler tagliare circa 4.500 emendamenti sui 5mila presentati, quasi tutti volti a eliminare dal testo la possibilità delle adozioni per le coppie dello stesso sesso. «Ma prima di procedere - spiegano fonti leghiste- vogliamo rassicurazioni: in primo luogo che il Pd ritiri effettivamente il Marcucci (l’emendamento “canguro”, ndr) e poi che sui 500 emendamenti superstiti ci siano date garanzie in merito alla discussione e alla messa ai voti».

La posizione del Pd
Il Partito democratico resta davanti a un bivio: da un lato tirare dritto, confidando nel M5S ed esponendosi però ai rischi di possibili agguati nel segreto dell’urna , anche da parte dei cattodem contrari alle adozioni; dall’altro modificare il ddl ammorbidendo le analogie con il matrimonio (articoli 2 e 3) e la stepchild adoption, magari quel poco che basta a rassicurare la componente cattolica e a non perdere il sostegno dei pentastellati e della sinistra interna. Ci sarebbe una terza via - lo stralcio dell’articolo 5 sulle adozioni chiesto dai centristi - che però il Pd vorrebbe evitare. Percorrendo la strada delle convergenze ampie e trasversali su un testo soltanto lievemente migliorato.

L’offerta di Alfano: «Sì se si stralciano le adozioni»
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, leader di Ap-Ncd (partito che tanto ha incassato nell’ultimo mini-rimpasto di governo, deciso non a caso alla vigilia della partita unioni civili), oggi in un’intervista a Repubblica è tornato a rinnovare la sua proposta: «Ecco il mio patto offerto al Partito democratico. Costruiamo insieme una larga maggioranza parlamentare sulle unioni civili. Come? Eliminando dal testo qualsiasi analogia col matrimonio e la norma sulle stepchild adoption». I gruppi parlamentari di Ap sono stati convocati stasera per fare il punto sulla linea da assumere. A chiedere lo stralcio dell’articolo 5, ieri, era stata anche Scelta Civica. E sicuramente una parte dei cattolici del Pd gradirebbe.

Zanda: «Da Alfano passo avanti, sulle adozioni prudenza»
Il capogruppo Pd Luigi Zanda ha ritenuto quella di Alfano «un’apertura e un sensibile passo avanti», aggiungendo che «tra l’altro, nella sua ultima versione e tenendo conto degli emendamenti Lumia, mi sembra che ogni pericolo di sovrapposizione tra unioni civili e matrimonio sia superato. Le unioni civili sono saldamente ancorate all’art.2 della Costituzione e non all’art. 29 che disciplina il matrimonio». «Sulle adozioni - ha continuato Zanda - bisogna avere molta prudenza. Non solo perché sono in gioco gli interessi del bambino figlio di uno dei due partner, ma anche perché dobbiamo tenere conto delle chiare indicazioni della Corte costituzionale, della Corte europea e della giurisprudenza della magistratura ordinaria».

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