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Affittopoli a Roma, sondaggio Agorà-Ixè: «Per il…

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SkyTg24: giornata di liberazione dagli sprechi

Affittopoli a Roma, sondaggio Agorà-Ixè: «Per il 69% dovrebbero pagare i dirigenti del Comune»

Di fronte all'ultimo caso di affittopoli a Roma, il 69% degli intervistati da Ixé in esclusiva per Agorà (Raitre) pensa che a pagare principalmente dovrebbero essere i dirigenti del Comune. Il campione statistico è più indulgente con gli inquilini, che pagano affitti di pochi euro al mese (o addirittura all'anno) per case di pregio. Solo il 19% dichiara che dovrebbero essere loro a rimediare di tasca propria a questa situazione.

SkyTg24 lancia la giornata di liberazione dagli sprechi
Oggi è il «Giorno della liberazione dagli sprechi»: il 5 febbraio è la data individuata da Sky TG24 come il giorno nel quale i contribuenti smettono di lavorare solo per finanziare sprechi e inefficienze dello Stato. E così Sky TG24 con inchieste, analisi e approfondimenti ha puntato l’obiettivo si tutti gli sperperi pubblici. «Ogni anno - ha sottolineato il direttore di Sky Tg24 Sarah Varetto, in un editoriale in cui ha presentato l’iniziativa ai telespettatori - lavoriamo per più di sei mesi solo per pagare le tasse. Il problema è che una parte non piccola finisce in sprechi e inefficienze». Da Affittopoli ai «furbetti del cartellino» quello degli sprechi è un capitolo che si alimenta di continuo con nuovi spunti.

Zanetti: licenziare in tronco i dirigenti responsabili
Il viceministro dell'Economia Enrico Zanetti, sulla vicenda Affittopoli passerebbe alle vie di fatto. «Quei dirigenti che hanno delle responsabilità dirette nella gestione del patrimonio immobiliare residenziale del Comune di Roma - ha dichiarato al Messaggero - sono francamente ancora meno difendibili di chi timbra il cartellino in mutande e poi se ne va. E ancora meno difendibili significa che sarebbe opportuno che il prefetto Tronca vada a fare una verifica di chi negli ultimi dieci anni ha avuto responsabilità apicali dirette nella gestione del patrimonio residenziale, e per chi le ha avute dovrebbe scattare il licenziamento in tronco. Sono anche curioso di vedere se questi dirigenti hanno ricevuto premi per il loro operato».

Gabrielli: non fare di ogni erba un fascio
«Tutto quello che serve a riaffermare la legalità va bene. Cerchiamo però di non fare di ogni erba un fascio nel senso che le situazioni vanno verificate perché poi non vorrei passare, come nel tipico pendolo italico, da una tolleranza assoluta a una tolleranza zero», ha detto il prefetto di Roma Franco Gabrielli ai giornalisti che volevano il suo giudizio su Affittopoli. «Mi pongo sempre una domanda: ma in questo paese una via di mezzo non può esistere? - ha aggiunto Gabrielli - I furbi devono essere legittimamente puniti, le persone che sono in condizioni di bisogno devono essere aiutate. Proviamo a trovare un giusto mezzo».

Marino e Alemanno all’attacco: quelle liste le avevamo già fatte noi
E sulla vicenda Affittopoli gli ex sindaci di Roma attaccano. Ignazio Marino rivendica la pubblicazione della lista già nel marzo 2015 e lancia una petizione per chiedere in Italia quanti sono d'accordo sul fatto «che il Comune si possa privare di ciò che non gli serve a vantaggio dei più deboli». Rivendica la primogenitura della lista di affittopoli anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. «Con la delibera n. 43 approvata dall'Assemblea capitolina il 4 ottobre del 2012, a pochi mesi dalla fine del mio mandato da sindaco - scrive in una nota Alemanno - approvammo un'importante operazione di dismissione del patrimonio residenziale e non residenziale di proprietà di Roma Capitale, il cui introito era stimato intorno ai 230 milioni di euro». Un atto che dava mandato agli uffici competenti del Comune «di avviare le procedure per la vendita di quegli immobili e contestualmente si vincolavano i ricavi ottenuti dalle dismissioni per l'85% in opere pubbliche e per il restante 15% in progetti di autorecupero e realizzazione di nuovi alloggi Erp». Si tratterebbe, spiega l’ex sidnaco, di 411 immobili sui 571 sotto la lente di Tronca. La questione, insomma, sarebbe rimasta «silenziata in qualche cassetto degli uffici del Patrimonio».

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