Italia

Decreto banche, al via riforma Bcc con holding unica e garanzia su crediti…

  • Abbonati
  • Accedi
la riforma del credito

Decreto banche, al via riforma Bcc con holding unica e garanzia su crediti deteriorati

Il consiglio dei ministri ha approvato mercoledì notte il decreto banche con le norme che traducono l'accordo con Bruxelles sulla garanzia dello Stato sui crediti deteriorati e con la riforma del credito cooperativo, attesa da mesi. Il decreto contiene anche agevolazioni sulle vendite giudiziarie, con stop per tutto il 2016 all’imposta di registro. Un provvedimento che «vale più di 200 milioni ed è un messaggio per semplificare la questione dei crediti incagliati», ha spiegato il premier Matteo Renzi al termine del Cdm , terminato poco prima di mezzanotte dopo circa tre ore di riunione. Approvato anche «il ddl di riforma del diritto fallimentare» che «domani i ministri Guidi e Orlandi illustreranno. Non ci sarà Padoan impegnato» a Bruxelles. «Da domani mattina il sistema bancario è più solido», ha chiosato il premier.

«Il pacchetto di misure - spiega la nota di Palazzo Chigi - si inserisce nell'ampio disegno di ristrutturazione del sistema bancario italiano con l'obiettivo di rafforzarlo, renderlo più resistente agli shock, mettere gli istituti nelle condizioni di finanziare adeguatamente l'economia reale e quindi favorire la crescita e l'occupazione». Nel decreto varato ieri non ci sono le misure per far partire gli indennizzi via arbitrato ai risparmiatori che hanno in portafoglio obbligazioni subordinate delle quattro banche entrate in risoluzione con il decreto dello scorso 22 novembre. Il premier ha però negato che si tratti di uno slittamento: la strada per l'adozione del meccanismo dei rimborsi è quello previsto in legge di Stabilità (un Dpcm e un decreto ministeriale, ndr). «I testi sono quasi pronti - ha detto Renzi - e verranno varati nei prossimi giorni».

Bcc, holding con capitale minimo da almeno 1 mld
La riforma del settore del credito cooperativo prevede l’obbligo per le Bcc di aderire ad un gruppo bancario cooperativo che abbia come capogruppo una società per azioni con un patrimonio non inferiore a 1 miliardo di euro. «Il modello delle Bcc rimane ma devono stare dentro un sistema che avrà maggiore forza e solidità» ha detto il premier al termine del Cdm.

Opzione «way out»: 200mln riserve e imposta 20%
La Bcc che non intende aderire ad un gruppo bancario, spiega la nota, può farlo a condizione che abbia riserve di una entità consistente (almeno 200 milioni) e versi un'imposta straordinaria del 20 per cento sulle stesse riserve. Non può però continuare ad operare come banca di credito cooperativo e deve deliberare la sua trasformazione in spa. In alternativa è prevista la liquidazione. La maggioranza del capitale della capogruppo è detenuto dalle Bcc del gruppo. Il resto del capitale potrà essere detenuto da soggetti omologhi (gruppi cooperativi bancari europei, fondazioni) o destinato al mercato dei capitali. Le Bcc che attualmente hanno riserve per 200 milioni «sono una decina più o meno. Non significa che tutte devono uscire, ma hanno la possibilità di farlo» o trasformarsi in Spa. Così il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan al termine del Cdm, sottolineando che in ogni caso «ci sono 18 mesi dall'approvazione della misura» per fare la scelta,«un tempo sufficiente per aumentare la soglia, non si congela nulla ad oggi».

Ipotesi non adesione a gruppo unico di 4-5 banche
Sarebbero 4-5 le banche e gruppi cooperativi che non intenderebbero aderire al gruppo unico del settore disegnato dalla riforma approvata questa notte dal Cdm. È quanto riferiscono all’Ansa fonti del settore per le quali i candidati all'uscita sono «quelli che fin dal primo giorno hanno espresso critiche alla riforma e in certi casi non voluto trovare una mediazione» e potrebbero essere «le Bcc facenti capo al gruppo toscano Cabel, la Chianti Banca che sta da qualche mese facendo acquisizioni, la Banca di Bologna, la Cassa Padana e forse qualcuno al Sud».

Al via garanzia statale su crediti deteriorati
Approvata in Cdm anche la garanzia che lo Stato cederà alle banche per aiutarle a smaltire 70 miliardi di crediti (sui 200 lordi e 88 netti) diventati inesigibili. Lo schema prevede una remunerazione della garanzia in linea con le condizioni di mercato per il rischio assunto. Scopo della misura è favorire lo sviluppo del mercato italiano dei non performing loans (prestiti non performanti), facilitando l'accesso di investitori con orizzonte di medio-lungo periodo e contribuendo a ridurre la forbice di prezzo tra chi vende e chi compra crediti deteriorati, che rappresenta l'ostacolo principale per la crescita di questo mercato. «La garanzia dello Stato può essere concessa solo ai titoli della classe senior - spiega una nota al termine del Cdm - e purché questi abbiano previamente ottenuto un livello di rating da una agenzia riconosciuta dalla Bce corrispondente a un “investment grade”. La garanzia diviene efficace quando la banca abbia venduto più del 50% dei titoli junior. La garanzia è onerosa e il prezzo della garanzia è costruito prendendo come riferimento i prezzi dei credit default swap di società italiane con un rating corrispondente a quello dei tioli senior che verrebbero garantiti».

Agevolazioni sulle vendite all’asta giudiziaria
Tornando all'agevolazione sulle vendite giudiziarie di quest'anno si prevede che alle banche o agli altri intermediari che comprano immobili in asta venga chiesto di pagare solo 200 euro al posto dell'imposta di registro pari al 9% del valore del bene se, in cambio, riescono a rivenderli entro i ventiquattro mesi successivi. La dote messa in campo su questa misura, che vale solo nel 2016, è di 200 milioni: «È un messaggio per semplificare la questione dei crediti incagliati» ha detto Renzi.

Renzi: spero rapide fusioni banche popolari
«Ci auguriamo» che la riforma delle banche popolari approvata lo scorso anno dal governo «sia recepito nel modo più intelligente e innovativo possibile dai singoli soggetti delle banche popolari, spero possano rapidamente fondersi, unirsi, aggregarsi, nel rispetto della loro autonomia» ha aggiunto Renzi al termine del Consiglio dei ministri sottolineando che «l'Italia ha bisogno di banche un pochino più grandi»

A giorni intervento su indennizzi
Quanto alle misure «per i rimborsi alle persone che verranno riconosciute come truffate dall'arbitrato, non c'è bisogno di un decreto legge, si tratta di aspettare il dpcm e il decreto ministeriale che sono sostanzialmente pronti e saranno presentati nei prossimi giorni» ha aggiunto Renzi, sottolineando: «Abbiamo valutato l'ipotesi di poter modificare la legge di stabilità con decreto legge ma ci sembrava una ipotesi arzigogolata. Non c'è stato nessun slittamento o rinvio» ma la scelta «di non modificare leggi che sono già attive». Il 'maxi-decreto' perde insomma uno dei suoi 4 capitoli, quello dei criteri per gli indennizzi ai risparmiatori che hanno visto sfumare i loro risparmi con il salvataggio delle 4 banche(Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti) finite in default, ma che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe rappresentare comunque un segnale importante, in primis ai mercati.


© Riproduzione riservata