Il comitato di garanzia delle primarie del centrosinistra a Napoli ha respinto il ricorso presentato da Antonio Bassolino, che è stato giudicato «irricevibile», in quanto arrivato in ritardo (le norme prevedevano un margine di 24 ore dalla chiusura delle urne, mentre Bassolino lo ha presentato martedì) oltre che «infondato». L’ex sindaco (sconfitto da Valeria Valente con uno scarto di soli 452 voti) aveva chiesto l'annullamento del voto (per presunte irregolarità documentate dai reporter del sito Fanpage) in cinque dei 78 seggi allestiti nel capoluogo campano per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra. Il ricorso è stato giudicato inammissibile da otto componenti della commissione, mentre solo uno, Fabio Benincasa, rappresentante di Centro democratico, ha votato a favore di Bassolino. «Non possono due minuti e mezzo di video inficiare il voto di trentamila persone» ha affermato Giovanni Iacone, presidente del Comitato di garanzia. E nel Pd è scoppiata la polemica, con l’ex segretario Pierluigi Bersani che ha definito «irrituale che ci siano stati pronunciamenti di esponenti dell'esecutivo del partito prima della commissione di garanzia». Il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, già prima del responso del comitato di garanzia aveva dichiarato: «Episodi singoli non mettono in discussione una consultazione che è stata ampia e partecipata».
Bassolino: colpo di spugna offensivo
Bassolino non aveva nascosto il suo scetticismo sull’esito del ricorso. «Ai vertici del Pd qualcuno ha già emesso il verdetto prima che gli organi competenti abbiano esaminato i fatti. È una sentenza preconfezionata?» si era chiesto l’ex sindaco su Facebook a metà mattinata. E dopo la bocciatura del suo ricorso ha aggiunto: «Invece di riflettere e discutere il PD chiude gli occhi. E' un colpo di spugna che offende le primarie e la città».
Guerini: decisione inappellabile
Ma i vertici dem avevano subito blindato l’esito del voto. A Napoli «episodi singoli non mettono in discussione una consultazione che è stata ampia e partecipata» aveva detto in mattinata il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini, parlando con i giornalisti in Transatlantico a Montecitorio. E aveva aggiunto dopo il responso della commissione di garanzia: «Alcuni episodi avvenuti a Napoli non vanno sottovalutati e hanno la nostra attenzione più alta ma non inficiano la validità delle primarie». Non solo. «Vorrei chiarire che le primarie di Napoli sono state primarie di coalizione e non del Pd - ha spiegato - quindi per i ricorsi decide l'organismo garante della coalizione, composto da tutte le forze che hanno partecipato alle primarie ed è un organismo di ultima istanza, quindi il verdetto non è appellabile». Anche il presidente Pd, Matteo Orfini, già prima del verdetto della commissione aveva dichiarato: «Valeria Valente è la candidata del centrosinistra a Napoli». E «singoli episodi discutibili non inficiano il risultato».
Bersani: grave intervento vertici, c’è problema serio
Prese di posizione stigmatizzate dall’ex segretario dem Pier Luigi Bersani per il quale è «irrituale che ci siano stati pronunciamenti di esponenti dell'esecutivo del partito prima della commissione di garanzia. A prescindere dagli esiti, non ci dovrebbero essere queste sgrammaticature e bisogna entrare nel merito perchè c'è un problema politico gravissimo: il disagio dei nostri elettori».
Cuperlo: si pronunci organo garanzia nazionale
Dopo il pronunciamento sulle primarie di Napoli è intervenuto anche il leader di SinistraDem Gianni Cuperlo. «Ho rispetto per gli organi di garanzia del nostro partito ma di fronte all'esito della vicenda di Napoli, con il respingimento del ricorso, si pone un tema che è la necessità di superare la giurisprudenza domestica, che viene esercitata in una logica di partito locale laddove i membri sono espressione delle correnti da giudicare». Ecco perché «sarebbe opportuno affrontare il tema davanti all'organismo di garanzia nazionale»
Il ricorso di Bassolino: annullare voti 5 seggi
Antonio Bassolino aveva presentato ieri ricorso contro «i risultati degli scrutini delle primarie del centrosinistra» tenutesi domenica scorsa e chiede «l'annullamento del voto dei seggi 45, 46, 58, 61, 62» in cui «come è del tutto evidente dal video-reportage di Fanpage» le operazioni di voto «non si sono svolte in un clima sereno e da partecipazione libera e democratica», con tanto di «pesanti e indebiti condizionamenti per influenzare l'esito del risultato, accompagnati sistematicamente da atti di compravendita del voto». A rendere più inquietante il quadro, «si aggiunge il fatto che nei seggi (n.45-46) del quartiere di San Giovanni a Teduccio, tali documentate iniziative di influenza-compravendita del voto sono state assunte in prima persona da parte di esponenti del Partito Democratico che ricoprono cariche istituzionali ed apertamente schierati nelle primarie con la candidata Valeria Valente». Non solo. Nel documento, in particolare per un seggio (il 62 del Rione Scampia), si fa esplicito riferimento alla “presenza camorristica” in quel territorio». Di qui la richiesta che i voti dei seggi contestati vengano «scorporati dal computo complessivo dei voti per la determinazione del risultato finale».
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