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Petrolio e appalti, l’ex ministra Guidi dai pm di Potenza

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dopo le intercettazioni telefoniche

Petrolio e appalti, l’ex ministra Guidi dai pm di Potenza

È il giorno di Federica Guidi. L'ex ministra dello Sviluppo Economico, che non è indagata, è arrivata al palazzo di Giustizia, dove sarà ascoltata come persona informata sui fatti nell'ambito dell'indagine sulle estrazioni petrolifere in Basilicata che ha portato a sei arresti e all'iscrizione di 60 persone nel registro degli indagati, tra i quali Gianluca Gemelli, compagno della Guidi. Un capitolo degli accertamenti ruota attorno all'emendamento alla legge di stabilità 2015. La norma, di cui la Guidi parla con il compagno in una intercettazione, serviva a sbloccare il progetto in Basilicata di Tempa Rossa, il giacimento gestito dalla Total con Mitsui e Shell. Secondo la tesi dell'accusa la norma avrebbe consentito alla società petrolifera Total di aggirare i rilievi della Regione Puglia nel progetto Tempa Rossa.

Voto su mozioni di sfiducia delle opposizioni il 19 aprile
Intanto sono state calenderizzate le mozioni di sfiducia al governo presentate da M5s e centrodestra contro il governo. Saranno discusse e votate a palazzo Madama martedì 19 aprile, dopo il referendum sulle trivelle previsto domenica 17 aprile. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo del Senato. Sia M5s che Lega hanno assicurato che voteranno entrambe le mozioni. «Noi voteremo tutte le mozioni che vogliono mandare a casa Renzi», ha detto Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e membro di spicco del direttorio M5S. «La sfiducia al Governo di Matteo Renzi io la voto con chiunque» gli ha fatto eco il leader del Carroccio Matteo Salvini. Senatori e deputati di M5S avevano occupato il corridoio del Senato antistante alla sala dove era riunita la Conferenza dei capigruppo, con l’obiettivo di far pressioni affinché le mozioni siano calendarizzate subito. In ogni caso prima del referendum.

L’interrogatorio della Guidi
Sul fronte delle indagini i magistrati titolari dell'indagine, Laura Triassi e Francesco Basentini, (che hanno ascoltato il 4 aprile a palazzo Chigi la ministra Boschi in relazione all'emendamento inserito nella legge di stabilità che ha sbloccato il progetto petrolifero Tempa Rossa) proveranno ad acquisire informazioni in merito al contenuto di alcune intercettazioni telefoniche tra la Guidi e Gemelli. In particolare i pm vorranno approfondire la telefonata del 5 novembre 2014 in cui i due interlocutori fanno riferimento a un emendamento alla Legge di Stabilità che avrebbe sbloccato la concessione a Tempa Rossa, località lucana della Valle del Sauro, dove la Total ha realizzato un grande impianto di estrazioni di idrocarburi. Gemelli, imprenditore ed ex commissario di Confindustria Siracusa, è accusato di «traffico di influenze illecite» perché, si legge nella richiesta di misure cautelari, «sfruttando la relazione di convivenza che aveva col ministro allo Sviluppo economico, indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total» le qualifiche necessarie per entrare nella «bidder list delle società di ingegneria» della multinazionale francese, e «partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l'impianto estrattivo di Tempa Rossa».

Guidi rilegge atti, «serena, pronta a incontro con pm»
Federica Guidi è «pronta all'incontro con i pm di Potenza. È serena e sta rileggendo alcuni atti per fornire con precisione ogni chiarimento ai magistrati». È quanto riferisce l'Ansa citando fonti vicine all'ex ministro per lo sviluppo economico, dimessasi il 31 marzo scorso dopo la diffusione di alcune intercettazione dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata.

Il filone sullo smaltimento dei rifiuti
Intanto in Basilicata resta alta l'attenzione sul presunto traffico e smaltimento illecito dei rifiuti. In un secondo filone di indagine, infatti, la Procura di Potenza ipotizza un «disastro ambientale» collegato all'attività estrattiva degli idrocarburi e allo smaltimento dei relativi rifiuti che, in alcuni casi, sarebbero stati derubricati da «pericolosi» a «non pericolosi», con «il fine di risparmiare denaro», aveva precisato con rammarico il Procuratore Capo Franco Roberti, lo scorso 31 marzo nel corso della conferenza stampa a Potenza. L'Eni ha intanto annunciato che chiederà il dissequestro di una vasca di raccolta delle acque reflue del Centro Olio di Viggiano (Pz) e del pozzo di reiniezione Costa Molina 2 di Montemurro, sequestrati nell'ambito dell'inchiesta, e che chiederà un accertamento «in campo e in contraddittorio, mediante incidente probatorio» per verificare la correttezza delle modalità di operatività dell'impianto di Viggiano e in particolare della «mancanza di pericolosità delle acque reiniettate».




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