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Nibali in trionfo a Torino. Le pagelle del Giro d’Italia

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ultimo sprint al tedesco ardnt

Nibali in trionfo a Torino. Le pagelle del Giro d’Italia

È destino. Davvero una beffa. Non c’è trippa per gli sprinter italiani. Anche nell’ultima tappa di Torino. Mentre Vincenzo Nibali, tenendo per mano la figlia Rachele, festeggia sul palco il suo secondo Giro d’Italia , la giuria assegna l’ultimo sprint a un velocista tedesco, Nikias Ardnt, un carneade favorito dal declassamento di Giacomo Nizzolo, reo d’aver stretto negli ultimi metri Sacha Modolo.
Una scorrettezza abbastanza evidente, segnalata vivacemente da Modolo, ma poco gradita a Nizzolo che, dopo tanti piazzamenti, sperava finalmente di vincere uno sprint.
«Non condivido la decisione della giuria», si sfoga Nizzolo. «Non ho fatto nessun movimento brusco. Io ero davanti e so che questa volta ero il più veloce. Mi accontenterò della maglia rossa a punti, ma io ho la coscienza a posto».
Finisce cosi, quasi a carte bollate, l’ultimo sprint del Giro. Anche questo, come da copione, finito a un tedesco. In una tappa caratterizzata dalla pioggia e dalla cadute (brutta ma senza conseguenze quella di Sonny Colbrelli a pochi km dal traguardo) tutti gli occhi sono per Nibali, mattatore in extremis di questo 99esimo Giro, pieno di sorprese e colpi di scena.

Un Giro sul quale, fino due giorni fa, per non farsi dare del matto, nessuno, compreso chi scrive, avrebbe mai scommesso un centesimo sulla vittoria di Vincenzo. Il merito di Nibali, oltre al bonus della caduta di Krujiswijk sulla discesa dell'Agnello, è stato proprio quello di crederci fino in fondo , di non darsi per vinto fino all'ultima salita. Archiviata questa ultima tappa di Torino andiamo allora a un consuntivo finale. E diamo le pagelle come a scuola, con buona pace della ministra Giannini.

VINCENZO NIBALI (9). Non gli diamo dieci perché il riscatto è arrivato in extremis ma, solo per le emozioni che ha suscitato, merita anche trenta e lode. Non è facile risalire dagli abissi, ma Vincenzo l'ha fatto in un modo che resterà nella grande storia delle imprese ciclistiche. Del resto, non si vincono due Giri d'Italia, un Tour e una Vuelta per grazia ricevuta.
Ma cosa gli è successo? Come ha fatto da semplice comparsa a tornare campione irresistibile? E la domanda delle domande. Che naturalmente non ha una sola risposta. C'è chi ha tirato in ballo un virus, chi le pedivelle troppo lunghe, chi la sua situazione di separato in casa nell'Astana. Tutto vero e tutto falso. La verità è che in questo sport non si può quantificare tutto. Non si può valutare un atleta solo in base ai watt o ai frequenzimetri, Nibali ci ha insegnato che non bisogna mai dar nulla per scontato. Sembrava cotto, soprattutto rispetto a Kruijswijk, ma poi è bastata una scintilla- la caduta dell'olandese nella discesa del Colle dell'Agnello- per ricaricarlo a nuovo.
Nibali dà una spiegazione convincente: «A un certo punto mi sono reso conto che non avevo più nessun obbligo: né di vincere né di perdere. Mi sono sentito libero, libero di fare quello che volevo e potevo».
Eccola qua, la parola vincente: libertà. Libertà di correre con la propria testa, di non dover render conto al pronostico. Probabilmente la troppa responsabilità iniziale lo ha stressato portandolo a strafare soprattutto nelle prime tappe. Poi le sue caratteristiche di fondista di alta quota lo hanno aiutato a rovesciare una situazione quasi compromessa.
Infine, il carattere. Timido all’esterno, ma d’acciaio inossidabile nella testa e nel cuore. Quella capacità, che hanno solo i grandi campioni, di ritrovare se stessi. Vincenzo ci è riuscito grazie anche a una squadra che nelle ultime tappe si è messa davvero al suo servizio. Un voto particolare a Michele Scarponi (8) decisivo come spalla di Vincenzo sia sul Colle dell'Agnello sia A Sant'Anna di Vinadio .
Ma cosa farà adesso Vincenzo? Andrà via dall’Astana come era nei piani prima del Giro? È molto probabile. Ormai le strade si dividono. Nibali, dopo due Giri, un Tour e una Vuelta, vuole una squadra solo per sé. Non da condividere con il gioiellino nascente Fabio Aru. La destinazione è quella del Bahrain dove il principe regnante, amante anche dei cavalli, vuole offrigli una squadra all’altezza. Certo spiace che l’Italia non sia più in grado di offrire un futuro ai nostri campioni che devono trovar rifugio sotto le palme.

ESTEBAN CHAVES (8). Una vera sorpresa. Sempre col sorriso anche quando ha perso la maglia rosa. Il colibrì colombiano pedala nel futuro. Ha solo 26 anni e questo secondo posto lo proietta tra i grandi. Cresciuto in Italia sotto la guida di Claudio Corti, ha colpito anche per la sua straordinaria sportività. «Sono contento per Vincenzo, perché è stato più bravo di me. Questa è la vita, questo è il ciclismo, bisogna saperlo accettare». Tre anni fa, per un incidente al braccio, gli avevano detto di scordarsi la bicicletta.

ALEJANDRO VALVERDE (7,5). Complimenti anche al murciano. A 36 anni centra il terzo posto alla sua prima partecipazione al Giro. Vince anche la tappa di Andalo. Grande incassatore, mai domo. Granitico e talentuoso.

STEVEN KRUIJSWIJK (7). Forse meriterebbe di più per capacità di soffrire e coraggio. L'olandese volante, dal nome impronunciabile, ha commesso solo un errore imperdonabile nella discesa dell'Agnello. Un errore, provocato dall'attacco di Nibali, che gli è costato moltissimo. Però non si è mai lamentato attribuendosi ogni colpa. Ha pagato l'inesperienza a questi livelli e lo scarso aiuto della squadra. Da rivedere.

VELOCISTI TEDESCHI (7). Fanno paura. E non sbagliano mai. Tre vittorie per Greipel, due per Kittel, una per Kluge e l'ultima di Torino ad Ardnt. Panzer velocissimi ma anche virtuosi dello sprint.

GIOVANNI VISCONTI (7). È il primo italiano dopo Nibali. Tredicesimo. A più di mezz'ora. La dice lunga sulla situazione del nostro ciclismo. Comunque il suo è stato un ottimo Giro.

GIANLUCA BRAMBILLA (7). Due tappe in maglia rosa e una vittoria a Foligno. Grande faticatore, ma anche bravo a cogliere l'attimo. Sorprendente anche nella crono del Chianti, dove va più forte anche di Nibali.

DIEGO ULISSI (6,5) .Sempre al vento, vincitore ad Asolo. Speriamo continui così.

MORENO TRENTIN (6,5). Primo a Pinerolo, un buon Giro.

GIULIO CICCONE (6,5). Vince a Sestola, e si fa apprezzare per simpatia e sportività. Abruzzese dal cuore antico.

TOM DEMOULIN (6,5) . Sei giorni in maglia rosa e il prologo in Olanda. Una ottima partenza. Ma alle prime salite taglia la corda.

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