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Dossier Ballottaggi, i possibili riflessi sull'agenda del governo

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    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

    Ballottaggi, i possibili riflessi sull'agenda del governo

    Comunque vada questa sera, non vi è dubbio che si tratta di un passaggio politico di prim'ordine per il governo Renzi. E dunque l'esito dei ballottaggi, soprattutto a Roma e Milano non potrà non avere riflessi sui prossimi passaggi dell'agenda di palazzo Chigi. Impegni che s'intrecciano con l'altro, e ben più rilevante responso elettorale, quello del prossimo 23 giugno quando la Gran Bretagna deciderà se restare o meno nell'Unione europea.

    “L’esito dei ballottaggi non potrà non avere riflessi sui prossimi passaggi dell’agenda di Palazzo Chigi”

     

    Con quali effetti immediati sull'agenda economica del Governo? Un indebolimento della leadership e della tenuta complessiva dell'esecutivo renderebbe più complessi i prossimi, delicati passaggi, a partire dalla predisposizione della manovra di bilancio, le cui grandi linee sono già ora in via di prima definizione. E complicherebbe anche la trattativa aperta con Bruxelles, in vista del nuovo giudizio sui conti pubblici italiani atteso per novembre.

    In ballo vi è prima di tutto la possibilità di inserire nella prossima legge di bilancio un nutrito pacchetto di sgravi fiscali, che al momento vedono in pole position sia un intervento strutturale sul fronte del lavoro (con la stabilizzazione della decontribuzione per i neo assunti a tempo indeterminato), sia l'eventuale anticipo al 2017 dell'intervento sulle aliquote intermedie Irpef.

    Tutte misure che andranno opportunamente finanziate, poiché difficilmente ci si potrà sottrarre dall'impegno (ribadito a più riprese dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan) a rispettare il target dell'1,8% nel rapporto deficit/pil. E qui entra in gioco nuovamente la variabile politica. Solo un Governo e una maggioranza parlamentare fortemente coesi potranno sostenere un piano di tagli strutturali e selettivi alla spesa in grado di finanziare gli sgravi fiscali. Nel carnet rientra anche il capitolo, anch'esso a fortissima valenza politico/elettorale, delle agevolazioni fiscali, per non parlare poi del fronte delle società partecipate. In realtà, com'è ormai chiaro, il vero banco di prova per il Governo non è costituito dalle elezioni amministrative, ma dal referendum costituzionale di ottobre.

    La particolare congiuntura politica vede quest'anno sostanzialmente coincidere sia il referendum confermativo della riforma costituzionale che la presentazione in Parlamento e a Bruxelles della prossima manovra di finanza pubblica. Ma già il responso di questa sera potrà essere considerato, quanto meno, come un primo test per il Governo.

    E' probabile che in caso di sconfitta sia a Roma che a Milano Matteo Renzi provi comunque ad accelerare, per quanto possibile, sul versante delle azioni di politica economica, a partire dall’atteso provvedimento denominato finanza per la crescita. Poi si tratterà di cominciare a definire cornice e contenuti della prossima legge di bilancio. Nella consapevolezza che, il possibile rallentamento dell'economia nel secondo semestre dell'anno (soprattutto quale effetto immediato per l'intera eurozona dell'eventuale Brexit) imporrebbe di rivedere le variabili di finanza pubblica.

    Per primo salterebbe l'impegno, peraltro già alquanto incerto ma ribadito a Bruxelles dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, a ridurre il debito dal 132,7% quanto meno nei dintorni del programmato 132,4 per cento. Previsione che la Commissione europea giudica scarsamente realizzabile, tanto da fissare il target 2016 allo stesso livello dello scorso anno.. A bocce ferme, occorrerà mettere in campo una correzione dei saldi pari allo 0,5-0,6% del Pil. Se si sommano tutte le opzioni allo studio, la manovra lorda lieviterebbe nei dintorni dei 20 miliardi, scontando peraltro la disattivazione delle clausole di salvaguardia (aumento di Iva e accise), programmate per il prossimo anno.

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