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L’Antonio Furioso va in scena al “Pierre Maoury” di Lille

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EUROPEI 2016

L’Antonio Furioso va in scena al “Pierre Maoury” di Lille

Sarà una posa, un atteggiamento, una postura, una strategia, una tattica. Ma ringhia, non parla, l'Antonio Furioso che va in scena al “Pierre Maoury”, lo stadio di Lille che fra poche ore sarà stracolmo di tricolori, di verde e d'azzurro. L'azzurro, appunto, quasi diventa per qualche istante il colore della discordia, perché l'ingenuo cronista chiede al ct se quella dell'Irlanda sarà partita vera, e quindi partita da “maglia azzurra”, secondo i nuovi dettami imposti dai desiderata del commissario tecnico uscente.

Domanda invero impertinente e non pertinente, ma la risposta arriva tagliente e rotonda al tempo stesso:” Non esistono partite da maglia azzurra e partite non da maglia azzurra. La maglia si indossa per un senso di appartenenza che esiste a prescindere da chi si affronta in campo. Quindi sono tutte partite da maglia azzurra, e se si vuole esprimere questa appartenenza, la si indossa. Se non lo si vuole fare, non è un mio problema”. Ragionamento che non fa una grinza, e che è solo uno dei tanti postulati del fondamentale assioma del “contismo”: mai mollare, mai staccare la spina, tensione sempre al massimo, cura maniacale del dettaglio, nervi sempre tirati a lucido. Un sentiero che accomuna l'ex tecnico della Juventus a quel Mourinho, di cui sarà a breve l'erede a Stamford Bridge in cassa Chelsea, e a quel Sacchi che da sempre è uno dei riferimenti massimi nel pantheon filosofico-calcistico contiano.

Affonda le radici in questo humus la sfida con l'Irlanda che il ct sovraccarica, forse, di significati espliciti e reconditi: da un lato chiede, in questa gara per noi ininfluente e in cui ricorrerà lui stesso a un turnover massiccio (“tra i 7 e i 9 cambi”; si sbilancia in conferenza stampa), la massima feroce concentrazione per agguantare altri 3 punti e chiudere il gruppo E non solo al primo posto, ma anche a punteggio pieno, perché “vincere aiuta a vincere”, aumenta consapevolezza e autostima, innerva di nuove certezze il vissuto di un gruppo che ha a lungo sofferto per la scarsa considerazione che critica e scetticismo popolare gli hanno riservato.

A ben vedere, però, con la sfida del “Maoury”, Conte lancia un messaggio non solo all'esterno, ma anche all'interno dello spogliatoio: non esistono due Italia, non esistono titolari e riserve, e se è questo l'unico ragionamento consentito, a nessuno dei 23 venga in mente di avvalorare il contrario, di smentirlo, di uscire dal sentiero tracciato. Che nessuno quindi, provi a sentirsi titolare o a immalinconirsi nei panni della riserva, o peggio ancora a esplicitare stati d'animo o atteggiamenti che minerebbero alla base le fondamenta di Azzurra. Insomma, nel quadro di riferimento emotivo, fisico, psicologico la sfida di Lille ha un valore chiaro e specifico, tanto da venir definita “gara spartiacque”, che potrebbe produrre solo “scocciature” in caso di risultato negativo. Proprio quel tipo di scocciature di cui il commissario tecnico non sente assolutamente il bisogno, in vista dell'ottavo di finale del 27 giugno, ore 18 a Parigi St.Denis contro la Spagna. Quello sì sarà il vero “spartiacque” del nostro Europeo.

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