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Murray vince il suo secondo Wimbledon. Raonic nuova stella

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taccuino da wimbledon

Murray vince il suo secondo Wimbledon. Raonic nuova stella

Andy Murray ha vinto il suo secondo Wimbledon
Andy Murray ha vinto il suo secondo Wimbledon

WIMBLEDON – Andy Murray ha vinto Wimbledon per la seconda volta in quattro anni, mentre il tennis mondiale potrebbe aver trovato in Milos Raonic una nuova stella.

Il divario fra la scozzese e il ragazzo canadese, arrivato dal Montenegro con i genitori all'età di tre anni, appare ancora grande, a giudicare dalla conclusione della finale in tre set (6-4, 7-6, 7-6), e forse soprattutto in termini di maturità. Raonic è apparso piuttosto acerbo sul grande palcoscenico, magari un po' svuotato nervosamente dopo la vittoria a sorpresa in semifinale contro Roger Federer, ma Murray ha giocato una partita quasi perfetta. Ha ribattuto quasi tutto, con impressionante costanza, davanti a un avversario che spara servizi anche a più di 230 chilometri l'ora; lo ha passato quando l'altro, coraggiosamente, e a volte un po' avventatamente, si è buttato a rete, facendo rivedere quel serve-and-volley che persino sull'erba è un'arte ormai dimenticata.

Murray ha imparato dalle sue sconfitte, come ha detto lui stesso sul Centre Court, dopo essersi lasciato andare a un pianto incontrollabile dopo l'ultimo punto: ha giocato 11 finali di tornei del Grande Slam e fino a oggi ne aveva perse otto. Curiosamente, lo scozzese sembra vincere solo quando al suo angolo c'è Ivan Lendl, che a Wimbledon ha più successo come coach di quanto ne abbia avuto come giocatore, quando non ce l'ha mai fatta. Il suo primo Slam in carriera, lo US Open del 2012, Murray lo aveva vinto sempre con Lendl come allenatore.

Il beniamino di casa si era già tolto nel 2013 la scimmia dalla spalla di dover essere il primo britannico a vincere all'All England Club, dopo Fred Perry 77 anni prima. Stavolta ha giocato molto concentrato, molto consapevole dei suoi mezzi, ha servito bene, ha risposto bene, ha giocato nel modo giusto quasi tutti i punti. Anche se il margine nel punteggio è sempre stato minimo, ha lasciato la prima palla break a Raonic solo al quinto game del terzo set. Insomma, è sempre stato in controllo, anche dei propri nervi, che a volte sono il suo peggior nemico. Ha dominato fin dall'inizio i due tie-break del secondo e del terzo.

Alla fine, lo ha accolto un'ovazione, con la sola eccezione del momento in cui nel discorsetto di ringraziamento ha menzionato il primo ministro David Cameron, che inspiegabilmente aveva deciso di presenziare alla finale (e sedeva nella prima fila del Royal Box), nonostante i recenti disastri del referendum e delle sue stesse dimissioni.

Ma la vera novità è Raonic
La vera novità di un torneo pieno di sorprese (la più clamorosa delle quali è stata l'eliminazione al terzo turno del numero uno del mondo, e finora dominatore della stagione, Novak Djokovic) non è stata tanto il successo di Murray, che fin dall'inizio era il secondo favorito, ma l'arrivo sulla scena di Raonic. In fondo, Murray di finali di Slam ne ha già giocate undici, ma dall'altra parte della rete si è sempre trovato Djokovic o Federer. Quest'anno, era già stato in finale in Australia e a Parigi, perdendo in entrambi i casi da Djokovic, dopo di che si è rivolto di nuovo a Lendl. L'ultimo decennio è stato totalmente dominato dai Big 4 (oltre a Federer, Djoko e Murray, il quarto è Rafa Nadal, che a Wimbledon è mancato per infortunio). L'ultimo fuori da questo cerchio magico a vincere sull'erba del Centre Court è stato Lleyton Hewitt nel 2002, l'ultimo finalista al di fuori dei Big 4, prima di Raonic, l'eterno outsider Tomas Berdych nel 2010.
Raonic, 25 anni, ha molte caratteristiche che possono farne un nuovo grande: servizio, un bel rovescio tagliato quando non a due mani, gioco a rete nettamente migliorato, soprattutto tanta voglia di superarsi. Impiega ben tre coach, l'italiano Riccardo Piatti, lo spagnolo Carlos Moya, e, ultimo arrivato proprio prima di Wimbledon, in tempo per prendersi i complimenti, John McEnroe. Da quel che ha fatto vedere a Wimbledon, e subito prima al Queen's (dove pure aveva perso in finale contro Murray), dovremmo rivederlo a questi livelli.

Prossimo appuntamento, Rio de Janeiro, anche se per i tennisti le Olimpiadi non sono all'altezza di uno Slam: Murray difenderà la medaglia d'oro conquistata quattro anni fa proprio a Wimbledon.

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