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Pmi al centro, riscossione in house: il fisco secondo il M5S

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Pmi al centro, riscossione in house: il fisco secondo il M5S

Abolizione di Equitalia e riscossione in house, da un lato. Riforme «a favore dei fattori produttivi», dall’altro, con un occhio particolare a professionisti e piccole e medie imprese. Sul capitolo fisco - al quale dedichiamo la prima tappa di un “viaggio” nel programma economico a Cinque Stelle - il M5S si è sempre mosso in queste due direzioni. È per questo che il candidato premier in pectore, Luigi Di Maio, ha reagito così al «bye bye Equitalia» annunciato ieri dal presidente del Consiglio Matteo Renzi: «Ci fa piacere che il M5S detti l’agenda politica del premier. Basta annunci. Renzi passi dalle parole ai fatti». Il Movimento non propone alcuno choc tributario, nessuna riforma eclatante. «La nostra visione - spiega la deputata della commissione Finanze, Carla Ruocco, componente del direttorio, un passato da funzionaria tributaria all’Agenzia delle Entrate - considera la leva fiscale strumentale a un obiettivo strategico di fondo: «Offrire opportunità a chi vuole non soltanto intraprendere ma anche mantenere vitale un’attività imprenditoriale».

Addio a Equitalia e riscossione in house. Era luglio 2014 quando l’aula di Montecitorio, approvando un emendamento del Pd interamente soppressivo del testo, bloccò una proposta di legge del M5S sull’abolizione di Equitalia (obiettivo: niente più Spa, niente profitti sulla riscossione) e il trasferimento delle competenze in capo all’Agenzia delle entrate. Due anni dopo, quando anche il governo promette l’addio, il Movimento insiste con due provvedimenti e rivendica le soluzioni adottate in dieci comuni amministrati dai Cinque Stelle (Assemini, Bagheria, Civitavecchia, Montelabbate, Venaria Reale, Parma, Livorno, Ragusa, Pietraperzia e Augusta) che i pentastellati intendono allargare anche agli altri appena conquistati alle amministrative. La via è l’internalizzazione dei servizi di riscossione, gli scopi sono evitare gli errori e le cartelle pazze, ma anche alleggerire interessi di mora e sanzioni (sulle rateizzazioni si propone il passaggio dal 5% attuale al tasso legale, ora allo 0,20%), tornare al limite dei 90 giorni per far valere i diritti in autotutela dei cittadini e vietare cartelle per piccoli importi. La proposta prevede inoltre la reinternalizzazione dei dipendenti Equitalia presso l’Agenzia delle entrate riservando loro una quota del 50% nei concorsi. Il M5S sostiene, in base all’esperienza degli 11 sportelli SosAntiEquitalia aperti da Bologna a Cosenza, che oltre un terzo delle cartelle esaminate contiene almeno una richiesta di pagamento per tributi non dovuti. «Vogliamo restituire ai cittadini certezza dei propri diritti - afferma Ruocco – ed evitare che lo Stato si approfitti delle debolezze e lucri sui bisogni».

Via l’Irap sulle microimprese.Anche sul tema delle imprese con meno di dieci addetti che fatturano meno di 2 milioni l’anno, il M5S ha presentato una proposta di legge (a prima firma Mattia Fantinati) che punta ad abolire del tutto l’imposta regionale sulle attività produttive. «Le microimprese rappresentano il 95% delle imprese attive – spiega Ruocco – e soffrono per le manovre scellerate di un governo che ha messo al primo posto le banche. L’esenzione dall’Irap rappresenta un volano per economia e occupazione». Le coperture? «Sono state individuate in almeno 3,5 miliardi l’anno con la riduzione dei trasferimenti pubblici a pioggia alle imprese, alcuni dei quali definiti improduttivi dalla stessa Confindustria, e dunque nella rivisitazione del piano Giavazzi: proponiamo di abrogare le disposizioni che determinano trasferimenti, di parte corrente o in conto capitale, non giustificati da una situazione di fallimento di mercato».

“Le microimprese rappresentano il 95% delle imprese attive. L’esenzione dall’Irap rappresenta un volano per l’economia”

Carla Ruocco, deputata della Commissione Finanze della Camera 

Start up, Pmi e professionisti. I Cinque Stelle rivendicano la paternità della norma che ha cancellato i 300 milioni dell’Irap sulle startup innovative, ma anche l’aumento di un anno (da tre a quattro) del regime di agevolazione e la deburocratizzazione sia della fase di costituzione che delle modifiche statutarie, per le quali ora basta l’autocertificazione. Chiedono inoltre l’eliminazione della contribuzione minima Inps di 8mila euro, perché «è assurdo – afferma Ruocco – che un’impresa che non produce ancora utili debba pagare». Quanto alle piccole partite Iva, i pentastellati invocano un aumento della soglia di fatturato (da 30mila a 40mila euro) per beneficiare di un’unica aliquota agevolata del 5% per i primi cinque anni di attività e del 15% dal sesto anno in avanti, semplificando al massimo il regime attuale. «Sarebbe un incentivo alla compliance fiscale», assicura la deputata. Proposta dell’ultim’ora è poi quella di semplificare gli adempimenti per imprese e professionisti che subiscono la ritenuta d’acconto sulle prestazioni con fattura rese a un committente che fa da sostituto d’imposta,

Grande impresa, sconti a chi innova.Sulla grande impresa il piano è collegato con quella che Ruocco chiama «visione di Paese». «Per noi – sottolinea – sono cruciali due strade: curare e defiscalizzare un ramo degli investimenti oggi trascurato, quello dell’economia 4.0, dalle stampanti 3D alla domotica, e investire in un programma di sviluppo che passi da un piano energetico nazionale che coinvolge imprese e indotti tecnologici. L’aumento della domanda interna si otterrebbe per induzione, modernizzando e promuovendo un sistema industriale più attento all’ambiente». I Cinque Stelle hanno poi chiesto e ottenuto disincentivi alla delocalizzazione: «Chi ha ricevuto negli ultimi tre anni di attività soldi dallo Stato e poi delocalizza la produzione dal sito incentivato con conseguente riduzione di almeno il 50% del personale deve restituire quanto ha avuto».

Compensazione cartelle con debiti Pa. Una vittoria che il M5S si intesta è la possibilità per ogni imprenditore che vanti crediti non riscossi verso le Pa di portarli a compensazione con eventuali debiti fiscali iscritti a ruolo. «Un contributo concreto nell’ottica di un più corretto rapporto tra Stato e contribuente», sostiene la deputata. «Ne chiediamo l’estensione a tutti i debiti fiscali». In Parlamento è depositata una proposta di legge costituzionale che punta infine a innestare nella Carta alcuni princìpi dello Statuto del contribuente (trasparenza e irretroattività delle norme). Basta, sostiene il Movimento, con la schizofrenia regolatoria che catapulta nell’incertezza gli operatori economici: «Per programmare attività e investimenti c’è bisogno di stabilità».

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